tag:blogger.com,1999:blog-12154434805782455412024-02-06T20:41:20.941-08:00D'Ascani Federica, semplice e lineareFederica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.comBlogger178125truetag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-64166258497020132982016-09-04T12:04:00.001-07:002016-09-04T12:04:13.760-07:00Sono solo un ricordo, un romanzo d'amore. Perché i sentimenti non conoscono genere o sesso<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<span style="text-align: start;">Dal blog di Babette legge per voi, C.K.Harp parla del suo romanzo d'esordio nella narrativa lgbt. Perché lo pseudonimo? Perché proprio ora? Cosa cambia, rispetto ai miei romanzi precedenti?</span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg9gi-Y_rxfq-6cxIJyPobGrx6LFkU0mygwWN8vCGGK-ZNhOx_DZxstcXqiICopTsz87CZB_Y27uN95AU6vj9TB2wv3YjrUS-A6phaXIUUYEnFaxlc4I2A9Ia77riXfYAc2-LyPCzOJmw/s1600/Sono+Solo+un+Ricordo%252C+cover+by+RCG.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg9gi-Y_rxfq-6cxIJyPobGrx6LFkU0mygwWN8vCGGK-ZNhOx_DZxstcXqiICopTsz87CZB_Y27uN95AU6vj9TB2wv3YjrUS-A6phaXIUUYEnFaxlc4I2A9Ia77riXfYAc2-LyPCzOJmw/s320/Sono+Solo+un+Ricordo%252C+cover+by+RCG.jpg" width="226" /></a></div>
<br /><br /><br /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Ci sono storie che nascono in fretta, in un lampo. C’è l’idea, ci si dorme una notte sopra e tac: al mattino successivo tutto è chiaro, in ordine, predisposto. I personaggi parlano e tu, che sei il loro tramite – si dice – scrivi, narri.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Ma non tutte le storie sono così, non tutti i personaggi sono semplici da decifrare e delineare. Ci sono romanzi che impiegano anni per sedimentarsi, per prendere forma e senso. Ci sono romanzi, addirittura, che richiedono un lavoro interiore, un cambio di rotta, una rivoluzione copernicana.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Questo è ciò che è accaduto a me, proprio questo. E sono diventata C. K. Harp pur di dar vita a questo romanzo e a tanti altri che cercavano una chiave diversa da quella che finora ho utilizzato.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">“Sono solo un ricordo” è nato quattro anni fa, nella sala della nuova casa da scapolo di mio nonno. Scapolo per forza, mia nonna era già andata via pochi anni prima, lasciandolo distrutto e desideroso di seguirla a breve. E in preda al Parkinson e alla demenza che galoppava neanche fosse un purosangue.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">La storia di Ty e Richard non esisteva, allora, così come non esisteva del tutto la mia passione per la letteratura LGBT, ma c’era l’idea. Perché odiavo il fatto di non riconoscere più quella persona che giocava a carte con me sul tavolo dopo pranzo. Odiavo non ritrovare il suo cipiglio burbero. Mi spiazzava il fatto che mi chiedesse di tenergli la mano prima di dormire, o che fossimo io e mia madre ad accudirlo. O mia zia, o il badante… Mi divertiva quando lo sentivo “sbroccare” all’improvviso, lo ammetto, perché era una cosa talmente surreale che guardavo mia madre e non potevo fare a meno di ridacchiare. Si ride, a volte, quando non si riesce a spiegare la realtà…</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Come quella volta in cui si girò e chiese a mia madre: “Te ricordi quanno annavamo a cercà l’oro a Villa Gordiani? C’avevo 5 anni e te me tenevi la mano”.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">In quel periodo mi chiedevo spesso quanto fosse presente in lui la malattia, quanto invece la lucidità di sapersi infermo. Pensava al suo grande amore? Ripensava ai giorni in cui aveva incontrato mia nonna alla fontanella e aveva sentito “quer friccico ner core”?</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">L’idea, ripeto, c’era, ma la capacità di svilupparla, farne qualcosa di diverso da un racconto, no. E intanto riflettevo, vivevo, vedevo le parole sfumare e lo sguardo di mio nonno farsi più vacuo. Era la vita, ma era la prima volta che mi soffermavo a chiedermi come operasse fino in fondo.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Poi di Spartaco e Rosa non è rimasto che il ricordo, la forza, l’amore. Soprattutto l’amore, l’uno per l’altra. Per me è sempre stato impossibile pensare a uno senza considerare l’altra. Così continua a essere ancora adesso.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Volevo testimoniare quel sentimento, quel legame che valicava tempo e spazio, ma ero frustrata perché non trovavo la giusta chiave di lettura per interpretare il bisogno che sentivo dentro.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Sono passati anni, il pensiero è rimasto, ma le necessità di scrittura sono mutate, si sono piegate, hanno seguito linee a volte diverse da quelle che volevo. Insomma, sono andata avanti col tarlo che mi rodeva il cervello.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Poi ho scoperto la letteratura LGBT, le grandi storie d’amore tra uomini e tra donne, e in un colpo solo mi si è aperto un mondo. E la trama.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Ma non ero pronta, non ancora. Avevo bisogno di maturare, non potevo improvvisare. In fondo venivo da realtà completamente diverse, dove l’amore era amore, certo, ma stracolmo di cliché che mi andavano stretti e limitavano. Così ho iniziato a scrivere altro, è nato C.K.Harp, ho dato sfogo alla vena thriller che mi aveva sempre pungolata, ho preso una pausa.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Ho preso una pausa: lunga. Sono giunta sulla soglia della grande distribuzione, c’è una R, ora, sul mio curriculum, che non rinnego e che mi ha aperto porte insospettabili, ma… Ma non è quello che voglio. Ovvero, non come lo voglio.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">E proprio da questa consapevolezza è nato “Sono solo un ricordo”, hanno preso forma Ty e Richard, si è sviluppata la loro storia, la loro unione.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Ho narrato l’amore, ma anche la vita, le sue complicanze, i suoi risvolti non sempre piacevoli, perché come cantava Mariella “Così è la vita, che ci sospende, con i suoi fili inconfondibili, il suo cuore palpitante, e il nostro sangue che si rapprende”.</span><br style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;" /><span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">La vita non è solo una fiaba rosa in cui immergersi, per quanto risulti bellissimo – anche per me – perdersi a volte in risvolti privi di drammi e pianti. Nella realtà c’è sempre un “ma”, e trovo che l’amore, quello vero, passi per sfide e colpi da sopportare e superare, e che non conosca colori o generi d’appartenenza, solo strade. Strade parallele che ogni tanto, per volere di qualcosa o qualcuno, si raccordano e uniscono.<br /></span><br />
<span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;">Vuoi leggere Sono solo un ricordo? Collegati <a href="https://www.amazon.it/Sono-solo-ricordo-C-K-Harp-ebook/dp/B01L9K4IV6/ref=pd_ecc_rvi_1">QUI</a> e acquista la versione in ebook. Tra pochi giorni sarà disponibile anche il formato cartaceo.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #777777; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 24.8px; text-align: justify;"><br /></span>Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-80727066548503647952016-07-03T23:50:00.000-07:002016-07-03T23:50:15.574-07:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDn6fj7AWKX8YW1kof-fhDdOs4vkJ8frteL1Ju_V4QVs0c8SFwu6WVfRIPudvNeEQ-Ebhd6JogtTp2tl6oFXgtU9CYBAdhzSPfpHtC2hgcpF3TUg-myJ4fCWAmy1zmiTXVsuzfOa66ccI/s1600/13407313_588285411350230_6421733525070102785_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDn6fj7AWKX8YW1kof-fhDdOs4vkJ8frteL1Ju_V4QVs0c8SFwu6WVfRIPudvNeEQ-Ebhd6JogtTp2tl6oFXgtU9CYBAdhzSPfpHtC2hgcpF3TUg-myJ4fCWAmy1zmiTXVsuzfOa66ccI/s320/13407313_588285411350230_6421733525070102785_n.jpg" width="218" /></a></div>
L'angelo giustiziere, disegni di Arces, è il settimo fumetto della D'Ascani ed esce su Lanciostory numero. 2149 del 13 giugno.<br /><br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-83396360803115558302016-05-12T05:57:00.002-07:002016-05-12T05:57:51.883-07:00Sette anni di FacebookOggi il caro Zuck mi ricorda che sono esattamente sette anni che abbiamo fatto la reciproca conoscenza, ringraziandomi del mio desiderio espresso nel momento in cui ho voluto far parte della sua comunità. Certo, se il gettone d'entrata fosse stato pari a un quarantesimo di quello che tira su lui ogni anno, grazie a noi, sarei stata più contenta, ma forse devo gioirne ugualmente.<br />
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Sette anni fa feci il tentativo di aprirmi al mondo, di fare capolino da una finestra che fino a quel momento era rimasta chiusa. Riuscendoci.<br />
Sette anni iniziai, molto lentamente, a rompere alcune delle catene che mi tenevano nascosta ai più, cominciando a scrivere per davvero, interagendo, ridendo con persone diverse da quelle che ero costretta a frequentare. Le limitazioni erano tante, dal punto di vista mentale, ma il coraggio insospettabile, lo stesso che poi mi ha permesso di attuare la mia rivoluzione, era lì e usciva fuori nel momento opportuno.<br />
Avevo un sorriso spento, di plastica, finto quanto poteva esserla la mia felicità, ma non l'ho mai cancellato del tutto. Volevo esserci, volevo vivere, nonostante tutto. Quando parlo così sembro una "survivor", ma credetemi se vi dico che a volte mi sento proprio così.<br />
Posso dire di essere rinata grazie a questo social? Non lo so, ma è fuor di dubbio il fatto che grazie al suo avvento io sia cambiata, sentendomi finalmente più libera, respirando aria nuova e fresca; essere su internet ha determinato l'inizio di un rapporto che sul serio ha stravolto la mia esistenza, portandomi a essere quella che sono ora.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4nzYOUIvQ_Y-2TXWnfmLf82sjneKjdmw2d5tgzzj4JQI3mpGd8oad4102HBf6l0fgFgn3GiUVuByalB8HhyphenhyphenX9PqLEN65XETkvznIkOLloo9DznuTm6V24UyTDQfMIncpmuBP1kSFYaYM/s1600/1937120_1115841947740_6263222_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4nzYOUIvQ_Y-2TXWnfmLf82sjneKjdmw2d5tgzzj4JQI3mpGd8oad4102HBf6l0fgFgn3GiUVuByalB8HhyphenhyphenX9PqLEN65XETkvznIkOLloo9DznuTm6V24UyTDQfMIncpmuBP1kSFYaYM/s320/1937120_1115841947740_6263222_n.jpg" width="320" /></a></div>
<br />La realtà è che sette anni fa c'era <i>lui</i>, sempre e solo <i>lui</i>, il mio incubo giornaliero, e destreggiarmi tra il desiderio di evasione e la sudditanza psicologica che piegava ogni mio tentativo, era sfiancante, avvilente. All'epoca, ricordo, c'erano i forum e io già tramite quello di Virgilio avevo dato vita alla Federica social, a quella che viveva una vita parallela e appagante, a quella che scriveva poesie cupe, ma che era pronta a riderci su. Perché quella Federica conosceva l'inferno, ma non lo ammetteva neanche a se stessa, donandosi all'horror perché era la scelta naturale di un animo in continuo tormento.<br />
Ho conosciuto tanta gente, sette anni fa -bon, facciamo anche otto- e alcuni ancora fanno parte della mia vita, con mia grande soddisfazione. Loro sanno, pur non sapendo. Conoscono ciò che ero, pur non rendendosene conto. C'era gente presente al mio delirio, che mi apprezzava per come ero, nonostante tutto.<br />
Se non avessi avuto facebook avrei faticato a riallacciare i rapporti con quello che poi è diventato mio marito, avrei fatto i salti mortali per giungere a una consapevolezza di me stessa come quella che attualmente ho, avrei solo sognato il piccolo Attila che gira per casa e rallegra ogni istante dei miei giorni.<br />
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Devo dire grazie a Zuck? Oggi credo proprio di sì.<br />
Internet sa essere una giungla, ma anche un mezzo per avvicinare le masse, per farle sentire a casa, per proteggerle dalle brutture della vita quotidiana. Forse non è "normale", ma di certo è realtà.<br />
Cristallo senza l'era social non sarebbe mai stato concepito; la mia scrittura, forse, sarebbe rimasta acerba e cristallizzata a quel periodo, così come la mia vita.<br />
Sette anni fa c'era lui e solo lui.<br />
Oggi ci sono io, la mia famiglia, i miei amici, il mio lavoro.<br />
Oggi respiro. Oggi sorrido.<br />
Oggi vivo.<br />
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PS. Se a Zuck je serve uno spot, io so perfetta!<br /><br /><a href="https://www.amazon.it/Cristallo-Federica-DAscani-ebook/dp/B00YBFUZ3M?ie=UTF8&qid=1463048281&ref_=sr_1_3&s=digital-text&sr=1-3">Cristallo è in vendita su Amazon e su tutti gli stores online</a><br />
<br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-50254430748094262842016-05-03T09:22:00.001-07:002016-05-03T09:22:39.079-07:00Cristallo: come tutto ha avuto inizioIl 1 maggio è uscita la seconda edizione di Cristallo, romanzo con il quale sono rientrata, tre anni fa, di nuovo in pista con la scrittura. Certo, lo avevo fatto in febbraio con l'Inferno di Rebecca, molto simile per tematiche, in realtà, ma era Cristallo il testo che davvero mi rendeva libera.<br />
Rimettersi in gioco dopo sei anni non era facile, soprattutto al pensiero di aver mollato quando avevo tutte le carte in regola per arrivare molto prima a un traguardo voluto. Ma sentivo di doverlo fare, di volerlo fare. Perché avevo mollato? Ne parlo spesso, ma non spiego mai.<br />Lasciai tutto, nel 2009, e fu per vivere il calvario descritto in Cristallo. Non tutto, certo, ma una buona parte. Tra il 2013 e il 2014 ho scritto la prima versione Cristallo, oggi esco con la seconda edizione. Più matura, più realistica, ben più forte. Prima non ero pronta, adesso sì.<br />
<br />Scrivere per me era davvero un sogno, come per tutte le ragazzine che coltivano il desiderio di raccontare storie, e il giorno in cui mio padre entrò in ufficio con la copia del mio primo libro, Dacon, facendomi una sorpresa inattesa, ricordo che mi illuminai. Per poco, sì, ma lo feci. Perché avevo visto l'amore e la fierezza negli occhi di chi davvero mi voleva bene. Capirlo era praticamente impossibile, ma percepirlo invece sì. La realtà era che il mio cuore, la mia testa, cercavano altro: altre conferme, altrui festeggiamenti. Una stima rincorsa nel tempo, un'accettazione di quella che ero per come ero. <br />Che non arrivarono.<br />
Mai.<br />
Chi scrive sa quanto sia importante il sostegno della propria famiglia. Se non altro, del partner, quando si ha (e quando non si ha, in alcuni casi, è molto meglio, credetemi). Se quello che si riceve, specialmente durante i primi passi nella scrittura, è disprezzo e invidia, per quanto la passione sia forte, si tenderà a mollare tutto, a tralasciare le proprie inclinazioni, a credere di non valere nulla, di non fare, in fondo, chissà cosa.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwwvLIbjyWlh-RRPp3DXTFgQiFQBoLRmVQB6RfOJb8yRijOpulXgm_Nlg0HqVjMpNOYIeDxZtqjz8n9IHAwQu76ciM_hHjSSLy8_w9xRWzxupv6CP4UyJ-3Gu3AZji0aIudxSASeEWWmw/s1600/donne-violenza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwwvLIbjyWlh-RRPp3DXTFgQiFQBoLRmVQB6RfOJb8yRijOpulXgm_Nlg0HqVjMpNOYIeDxZtqjz8n9IHAwQu76ciM_hHjSSLy8_w9xRWzxupv6CP4UyJ-3Gu3AZji0aIudxSASeEWWmw/s320/donne-violenza.jpg" width="320" /></a></div>
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<br />
Ora so, a distanza di anni, che la ritrosia di chi mi era accanto, che sperimentai sulla mia pelle, fu soltanto la proiezione di un'invidia cocente, della sensazione di inferiorità che ha portato poi a tutto ciò che ho vissuto... Inferiorità non mia, ma di chi mi faceva sentire tale. Allora, però, non lo sapevo, non lo capivo, non volevo accettarlo. Nella prima versione di Cristallo si parla di "una nota stonata in fondo a quella melodia che sembrava amore" ed è proprio così che andavano le cose. Sapevo, ma non volevo vedere, ascoltare, sentire, accettare.<br />
Quando uscii con Astri di paura la situazione era già peggiorata ed erano trascorsi solo pochi mesi dalla pubblicazione di Dacon. Avevo perso ogni slancio, ogni desiderio, e seppur riscontrassi i miglioramenti, le critiche positive, una popolarità insperata, la vita mi portava altrove.<br />
Lui mi portava altrove. E Cristallo cominciava a scrivere le proprie pagine, in maniera autonoma, come uno spettro che segue ogni tuo passo, in silenzio, delineando per te una strada impervia.<br />
<br />
I sei anni che seguirono furono l'incubo, il baratro, l'inferno. Non me ne vergogno più, ora, ma non lo avrei mai ammesso prima. Non me ne vergogno perché non voglio vergognarmene, non perché ci sia l'istinto reale, in me, di rivalsa o accettazione. Ci faccio i conti ogni giorno, ormai il cristallo infranto dei miei 20 anni è parte di me, si ricompone pezzo pezzo andando avanti.<br />Ma c'è un pensiero che mi pungola e che non mi lascia in pace, ed è lo stesso che mi ha spinta a scrivere il romanzo che racconta una storia uguale a tante altre, inascoltata perché inutile per molti.<br />
Vedere i miei genitori arrabattarsi per trovare una soluzione ai miei cambiamenti, all'epoca, mi logorava, mi deprimeva, mi faceva infuriare. Non è facile per chi vive l'inferno, non è facile per chi ne è spettatore inerme.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBuUqKjBTl_53cwHBoIEBzylza-jxWmCQQ8IHEJBcG4b-UDao2IgEcFfFp1UDDEfBO79PCc4AEUoORNCbuIU1qQaF8fBk43z1gvYKyrYHUaW96JM-xhtGOtYrqq-3cSZxT9Y_gmkKOW_Q/s1600/cover+fede+logo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBuUqKjBTl_53cwHBoIEBzylza-jxWmCQQ8IHEJBcG4b-UDao2IgEcFfFp1UDDEfBO79PCc4AEUoORNCbuIU1qQaF8fBk43z1gvYKyrYHUaW96JM-xhtGOtYrqq-3cSZxT9Y_gmkKOW_Q/s320/cover+fede+logo.jpg" width="228" /></a></div>
<br />Questo pensiero non mi abbandona, nonostante siano trascorsi anni, perché vedo che la storia si ripete di continuo, in case estranee, in famiglie lontane chilometri, in quella del vicino...<br />Eppure io ho vissuto tutto questo: ho una responsabilità, no? <br />Come posso far capire, io, cosa significhi annullarsi e aspettarsi, nel contempo, il salvataggio? Come posso spiegare cosa sia l'essere in balia di una persona e desiderare ancor più violenza, amore, disprezzo, tregua... pace?<br />L'unico mezzo che ho trovato per fare tutto questo è stato scrivere parte della mia storia,mescolarla ad altre, mantenendo il file rouge dei miei pensieri, delle mie sensazioni. Perché ora non sono più una ragazzina, adesso sono una donna, sposata, con un bambino. Sono madre. Ho un bagaglio di esperienze, sulle spalle, tale da consentirmi un coming out responsabile.<br />Eppure sono sempre Federica, la ragazzina di 20 anni che, nel suo monolocale, davanti al computer, cercava una maniera per tirare fuori i propri mostri senza riuscirci. Perché i mostri erano quelli della sua anima, non quelli fittizi di una pagina di fumetto.<br />
<br />E ci sarebbe tanto altro da dire... Ma Cristallo è lì che vi aspetta ed è un buon punto di inizio per cominciare un serio dialogo, se volete. Se vorrete.<br /><br /><a href="http://www.amazon.it/Cristallo-Federica-DAscani-ebook/dp/B00YBFUZ3M/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr=">Clicca qui per acquistare Cristallo</a><br /><a href="http://babettebrown.it/federica-dascani-presenta-cristallo/">Clicca qui per leggere la presentazione del romanzo tra le pagine di Babette</a><br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-33712130125552069312016-04-26T08:05:00.000-07:002016-04-26T08:05:27.713-07:00La strega VampiroEsce con Skorpio n. 2041 del 14 Aprile 2016 La Strega Vampiro.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2n7YwySklz0Yi7ejBAMH_u9EXbXH_4MvFaEdQXJtaDhxXNpAIHogYJkFdR3bUv5zu2X1mB8dnyIW7cqrwsW9dN3-H7qPXczlIa3cHOYOv5AB0jttqNp9PIeoaF98JXB9kDYIw8a1ZaDU/s1600/Diapositiva1-22.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2n7YwySklz0Yi7ejBAMH_u9EXbXH_4MvFaEdQXJtaDhxXNpAIHogYJkFdR3bUv5zu2X1mB8dnyIW7cqrwsW9dN3-H7qPXczlIa3cHOYOv5AB0jttqNp9PIeoaF98JXB9kDYIw8a1ZaDU/s1600/Diapositiva1-22.jpg" /></a></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiRiydGu20JoDPekBDhao8tOnmGxWAn8TGLKy6Np7bJGWPcX-aoTnBQHp5QQ5cGcwjgx_K7KsCIViFbL0vjZFWL3sIlqt3pOEds4_rcC5ffBGnegurm5E618mmE3YANsKKpOeCiJp4OE0/s1600/Diapositiva1-23.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiRiydGu20JoDPekBDhao8tOnmGxWAn8TGLKy6Np7bJGWPcX-aoTnBQHp5QQ5cGcwjgx_K7KsCIViFbL0vjZFWL3sIlqt3pOEds4_rcC5ffBGnegurm5E618mmE3YANsKKpOeCiJp4OE0/s1600/Diapositiva1-23.jpg" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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Testi D'Ascani - Disegni Arces</div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-59268647459853640042016-04-26T08:02:00.000-07:002016-04-26T08:05:55.523-07:00Chicago Zombie Army.- PT 2Esce con Lanciostory numero 2140 la seconda parte di Chicago Zombie Army.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX5HwNbCyeEUeKniUoX0FZKiCIPNRmbH53O_0VQXQbnOgUymKWfAoPZX8zXDFOOKCw_2yRTMBVtV0MlKq97LHH-9gFacp1WqmH4z-hwJPv8ngXr3ChBm2kG7jRiccglG5nGOp9W4Hd9JE/s1600/Diapositiva1-12.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX5HwNbCyeEUeKniUoX0FZKiCIPNRmbH53O_0VQXQbnOgUymKWfAoPZX8zXDFOOKCw_2yRTMBVtV0MlKq97LHH-9gFacp1WqmH4z-hwJPv8ngXr3ChBm2kG7jRiccglG5nGOp9W4Hd9JE/s320/Diapositiva1-12.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijfUYOFdvhtG9Dy269z14Ipg6pYBCTgERAPn3sY6g0Fe6O-THVWLnP-biXQI-Q9sGPDpiNFzZrRFE6FfExevIiXLn1bsYNcPnZSFFZ6zcvZsRiI3Wv2ZjH40OfgTryi82Cskt2QyOya4I/s1600/Diapositiva1-13.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijfUYOFdvhtG9Dy269z14Ipg6pYBCTgERAPn3sY6g0Fe6O-THVWLnP-biXQI-Q9sGPDpiNFzZrRFE6FfExevIiXLn1bsYNcPnZSFFZ6zcvZsRiI3Wv2ZjH40OfgTryi82Cskt2QyOya4I/s1600/Diapositiva1-13.jpg" /></a></div>
Testi D'Ascani- Disegni ArcesFederica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-32565911290693745702016-04-08T10:30:00.004-07:002016-04-08T10:30:53.470-07:00Volevo essere Sailor Moon!Dite che la D'Ascani si è impazzita? Delirio da troppi fumetti? Forse...<br />
Il fatto è che sono pronta per presentarvi il mio piccolo ultimo nato di casa Rizzoli.<br />
Per la collana only digital You Feel esce il 14 Aprile (ma è già in pre order su amazon)<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh8C0AhTrvuoNilwbREYOec0xLVbrJ23S89U3Qweq8oFQl6sgq97z2rb8o1J-4PAunlFoS1oR3cG-vf1aIMgf85a5ldNQQrZOCUafJM8E1Ue7DhnC7rGqtiuecNUbZqky3O_nZbjuN4_8/s1600/IMG-20160407-WA0010.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh8C0AhTrvuoNilwbREYOec0xLVbrJ23S89U3Qweq8oFQl6sgq97z2rb8o1J-4PAunlFoS1oR3cG-vf1aIMgf85a5ldNQQrZOCUafJM8E1Ue7DhnC7rGqtiuecNUbZqky3O_nZbjuN4_8/s320/IMG-20160407-WA0010.jpg" title="Volevo essere Sailor Moon" width="239" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">You Feel - Mood ironico</td></tr>
</tbody></table>
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</div>
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</div>
<b><span style="color: purple; font-size: large;">Volevo essere Sailor Moon</span></b>, romanzo d'amore <b><span style="color: magenta;">mood ironico</span></b>. Non poteva essere altrimenti, d'altronde...<br />Dunque, di seguito vi lascio la sinossi e la copertina megagalattica! Sarà che io me ne sono innamorata subito... Aspetto le vostre prime impressioni e... anche i commenti post lettura, obviously!<br /><br /><br /><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #333333;">Perché a volte per trovare il principe azzurro servono i poteri magici!</span><br style="background-color: white; color: #333333;" /><br style="background-color: white; color: #333333;" /><span style="background-color: white; color: #333333;">Bea sarebbe una ragazza solare. Ma lavora per i quattro malvagi delle tenebre, è fidanzata da anni con Emiliano, ha una vita grigia e piatta quanto può esserlo un pollo ai ferri, e la sua amica Daniela non perde occasione di rimarcarlo. Però a Bea basta parlare al telefono con Simone, il nuovo collega della sede di Rimini, perché il suo cuore batta impazzito. Il Tuxedo Mask romagnolo, con la voce roca e il temperamento esplosivo, sembra uscito direttamente da un sogno, e quando finalmente Bea lo incontra dal vivo è magia. Non importa che gli occhi di Simone non siano azzurri come quelli del bel Cavaliere della Luna… Bea ne subisce il fascino come fosse Sailor Moon: tredicenne, imbranata, innamorata. Ma la vita reale è lì che incalza, con le figuracce sul lavoro, il fidanzato sbiadito, la canasta a Natale, e un’amica che nasconde qualcosa di grosso… eppure forse è proprio in un momento così che bisogna trovare il coraggio di fidarsi di un cavaliere misterioso. E liberare la guerriera impacciata ma grintosa che si nasconde dietro alla maschera dell’impiegata seria e posata.</span><br style="background-color: white; color: #333333;" /><span style="background-color: white;"><span style="color: #333333;">Dall'autrice di “L’istinto di una donna” e “Splendido come il sole di Tulum”, una commedia brillante e audace, magica e appassionata, e sorprendentemente divertente. Com’è l’amore quando è quello vero.</span><br /><br /><br /> </span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijQZY6-gb2csDvn14aVLziyf_xF2Dj1_RmvBmMHjgbrvT3jjh7a-7wZc37xXJC5trU2Tqpe1GPPwj98dqvC9vypWVXmldeOhq384Ktv1ANtB9XEzZBLc0XjTreaxFtr68Qp8URumUxXU4/s1600/UsagiMamoruColor.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijQZY6-gb2csDvn14aVLziyf_xF2Dj1_RmvBmMHjgbrvT3jjh7a-7wZc37xXJC5trU2Tqpe1GPPwj98dqvC9vypWVXmldeOhq384Ktv1ANtB9XEzZBLc0XjTreaxFtr68Qp8URumUxXU4/s320/UsagiMamoruColor.jpg" width="235" /></a></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /><span style="color: #c27ba0; font-size: large;">"</span></span><span style="font-family: Calibri, sans-serif; text-align: justify;"><span style="color: #c27ba0; font-size: large;">D’un tratto sentì una
macchina inchiodare e fare retromarcia in maniera folle. Si voltò e per poco
quella non la investì. Saltò quasi oltre il guardrail e strabuzzò gli occhi. Se
nella macchina c’era qualcuno intenzionato ad aiutarla, non stava facendo un
ottimo lavoro. Deglutì, improvvisamente spaventata. E se si fosse trattato di
un serial killer? Si portò una mano alla bocca, il cuore a tremila.</span></span><br />
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="color: #c27ba0; font-size: large;"> «Ma sei normale? Dov’è che vai in
mezzo alla strada? Hai deciso che vuoi morire proprio oggi?» la apostrofò una
voce fin troppo familiare. Il cuore le fece una capriola in petto, ma ignorò
quel salto da acrobata e si inviperì.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="color: #c27ba0; font-size: large;"> «E tu hai deciso di finire il lavoro
che non ho portato ancora a termine? Cos’è, volevi mettermi sotto, per caso?»
gli urlò contro, rossa in volto.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="color: #c27ba0; font-size: large;"> «Mi è scappato il volante» tentennò
Simone. «Ti ho vista all’ultimo momento e ho inchiodato. In ogni caso, che stai
facendo?» tornò a chiederle riacquistando il suo cipiglio battagliero. Bea
dovette ammettere che non lo ricordava così bello. Lo vide accostare, scendere
dall’auto e fare il giro per andarle incontro. Era vestito tutto di scuro,
fatta eccezione per una sciarpa, che sembrava meravigliosamente calda e
morbida, grigio chiaro. Un modello, se non fosse stato per l’altezza non
proprio statuaria."<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="color: #c27ba0; font-size: large;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #333333;"><br /></span></span>Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-63499701172774076502016-04-04T03:58:00.000-07:002016-04-04T03:58:34.247-07:00Chicago Zombie Army<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmGA6DdKRuyGc55Wgui53-khzEjhHG2AYcmQ2RIYuMoz1DAFHxGbKqtkhlXz2_p-YRmtp4G4OILoOtEYPWsJcKhnovYWPENivl6J2SgNBZn_GPMItILn8iEKjgK64ZXKQyRRUQcNpvKJE/s1600/12961233_10207743588219182_2661620038769745296_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmGA6DdKRuyGc55Wgui53-khzEjhHG2AYcmQ2RIYuMoz1DAFHxGbKqtkhlXz2_p-YRmtp4G4OILoOtEYPWsJcKhnovYWPENivl6J2SgNBZn_GPMItILn8iEKjgK64ZXKQyRRUQcNpvKJE/s320/12961233_10207743588219182_2661620038769745296_o.jpg" width="320" /></a></div>
Ed è con il numero 2139 di Lanciostory che vede la luce il primo episodio di Chicago Zombie Army, fumetto a due puntate. Disegni di Vincenzo Arces - Testi della D'Ascani<br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-66245037302362896582016-04-04T03:51:00.001-07:002016-04-04T03:51:34.370-07:00Il contratto di Belial<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimojlaHy8YOTD8wqN9Y3ri1DyCBb3MDVQQzIyd9PKb9AUantXDSJl0n8-1ZA7O__9PCjElAn4zmg6pxC0VJzYvCjaJ1lhlokk1mE1y8aXBF6x6p2x8r1IL7IIHovlFJ0ZoP0yq2gSVnVM/s1600/12513751_10207682012199820_7396065906029680636_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimojlaHy8YOTD8wqN9Y3ri1DyCBb3MDVQQzIyd9PKb9AUantXDSJl0n8-1ZA7O__9PCjElAn4zmg6pxC0VJzYvCjaJ1lhlokk1mE1y8aXBF6x6p2x8r1IL7IIHovlFJ0ZoP0yq2gSVnVM/s320/12513751_10207682012199820_7396065906029680636_o.jpg" width="320" /></a></div>
Uscito con Skorpio 2038 Il contratto di Belial - Disegni di Andrea Modugno - Testi della D'Ascani ;)<br /><br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-50521643533068681982016-02-05T00:49:00.001-08:002016-02-07T00:37:27.832-08:00Sexy Bomb all'Oberjack<div class="MsoNormal">
Al buio dell’abitacolo, le luci dei fari che intervallavano
l’oscurità, si portò una nocca alle labbra, osservando la strada sdrucciolevole
fuori dal finestrino. Il tassista era stato clemente, scegliendo di non
sostenere alcuna conversazione priva di senso. Non era un gran chiacchierone,
almeno finché non entrava in pista. Ma lì erano solo i corpi a doversi
esprimere, non certo le menti. Che di brillanti non sempre se ne trovavano,
oltretutto. </div>
<div class="MsoNormal">
La pioggia cadeva fitta, quella sera, ma a lui non importava sul
serio, non quanto aveva dato a intendere a Jack prima di uscire. Billy, che
adorava il vicino, non aveva fatto altro che guaire guardandolo passeggiare
oltre la siepe e l’attenzione del vecchio non era stata così difficile da
catturare. Quell’ammasso di pulci adorava lo strambo soldato claudicante che abitava poco distante da loro e
Dre proprio non capiva come mai e quando, soprattutto, fosse nato l’amore
viscerale che li legava. Si mordicchiò la pelle morbida del dito, ascoltando
distrattamente una canzone jazz in filodiffusione tramite le casse posteriori.
Cristo, odiava il jazz! A dire il vero odiava anche i taxi, ma non aveva potuto
fare a meno di chiamarne uno, quando aveva appurato che l’acquazzone non
sarebbe cessato a breve. Vestito di nero, dai pantaloni <i>regular fit </i>alla maglia
in cotone <i>stretch,</i> aveva tagliato i capelli ancora più corti di come li portava
di solito, complice il caldo asfissiante che aveva iniziato ad alitargli sul
collo con troppa energia; rovinare la sua mise per un po’ d’acqua gli avrebbe
mandato il sangue al cervello, invece del punto in cui ne aveva bisogno per
divertirsi. Era sabato sera e non poteva permettersi di perdere un fine
settimana per via della pioggia. Seppure quel clima gli stesse comodo come un
paio di pantofole in pieno inverno. Eppure non era sempre stato così, c’era stato un
tempo in cui aveva adorato la neve, odiando l'acqua dal cielo, ma ormai…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
«Arrivati a destinazione. Sono trenta dollari» proruppe
l’autista distraendolo. Cristo, trenta bigliettoni per quindici minuti in
macchina era un furto! Con il treno avrebbe speso meno della metà…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
«Tenga» e scordati il fottuto resto, col cazzo che te lo
lascio. Quello sarebbe stato il sottotitolo, se la voce di sua madre non fosse
intervenuta prontamente a mettere un freno a quella testa calda che si
ritrovava sulle spalle<i>.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal">
<i> «Calma, Dre, non fare il solito cazzone
intransigente e burbero…»</i> <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Trenta dollari… Da non crederci! Dre scese dall’auto
scuotendo la testa, contento soltanto di sbattere la portiera in faccia a
quella musica di merda che ancora gli fischiava nelle orecchie. Si leccò i
denti, alzando lo sguardo, mentre la pioggia riprendeva a chiamarlo, sollecita,
ricordandogli il perché di quei fottutissimi dollari ormai al semaforo assieme
al loro nuovo proprietario.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
«Cazzo» sbraitò correndo verso l’entrata dell’Oberjack.
Appena giunto sulla soglia, lanciò un’occhiata a Phil che lo lasciò passare
senza neanche prestargli attenzione, troppo preso a limitare la folla accalcata
contro il suo stomaco prominente. Erano finiti i tempi in cui era stato
costretto alla stessa trafila, durata in ogni caso meno di quanto avrebbe
scandito i sabato sera dei nuovi frocetti in trasferta dal Quince. Le vacanze
al caldo col culo ancora gelido dell’inverno americano… Sorrise, suo malgrado,
ripensando al freddo nelle vene che si era portato in valigia quando con Rachel
era emigrato a Melbourne, poi si guardò intorno ben deciso a non incupirsi. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilLg4_HHECzoZMgJPSUWy7ZtBN3DGRGqzyf6u8tRWUxBdgWpGy9avpzGvmfXOg8me2cqlNQjRV20amFAl_sE3VOtW46U6Z8fhkQ4lBiY36qbdlMHwYZJdWXZwt_9-dkGwL6DdPCzoB7m4/s1600/Bocca+uomo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilLg4_HHECzoZMgJPSUWy7ZtBN3DGRGqzyf6u8tRWUxBdgWpGy9avpzGvmfXOg8me2cqlNQjRV20amFAl_sE3VOtW46U6Z8fhkQ4lBiY36qbdlMHwYZJdWXZwt_9-dkGwL6DdPCzoB7m4/s320/Bocca+uomo.jpg" width="213" /></a></div>
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<br /></div>
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Le
luci psichedeliche avevano già iniziato a roteare sul soffitto, mentre la
musica prendeva il sopravvento addirittura sui pensieri. Meglio, non avrebbe
dovuto riflettere. Era tardi, sicuramente, e il traffico che avevano incontrato
sulla strada non aveva giovato a rendere il viaggio più veloce. Trenta dollari…
Inspirò l’aria satura di testosterone e allargò i polmoni mentre con la lingua
si leccava le labbra per nulla secche, ma pronte. Pronte e frementi. Il sabato
sera era per lui una liberazione: il completo stordimento dopo una settimana di
finzione. Si inoltrò nella pista, insinuandosi tra i corpi in movimento,
dondolando sulle gambe, a tempo con i bassi, strizzando le chiappe di questo o
quello. Prese lentamente confidenza con le onde sonore, facendosi aderire
addosso la voce del vocalist, gli odori acri, il divertimento e la promiscuità
che era parte di lui. Lui era quel dannato posto e quel dannato posto era il
suo specchio. </div>
<div class="MsoNormal">
Sam Sparro prese a martellare nelle case, strisciando sotto pelle
con quel tono maschio capace di indurirgli le palle e confondergli i pensieri. E
chiuse gli occhi, alzando le braccia e trascinandosi in una danza fatta di
corpi e dita. D’un tratto avvertì una lingua tra le labbra e, senza vedere
neanche di chi fosse, tirò fuori la sua in un gioco di crescente eccitazione. Poi
una mano, calda, vigorosa, gli strinse l’uccello con così tanta forza che
aprire gli occhi fu istintivo e automatico. La lingua ancora intenta a stoccare
promesse di sesso, osservò gli occhi aperti di quell’energumeno in camicia
bianca, e l’uccello gli si fece ancora più duro, marmo nei pantaloni ormai
troppo stretti. Capelli corti e neri, occhi chiari, di colore indefinito, collo taurino e fisico possente... Fattibile. </div>
<div class="MsoNormal">
Il crescendo della musica assecondò quella che in breve divenne
una sega al di sopra della stoffa, finché Dre, incontenibile, ringhiò mordendo
le labbra dello sconosciuto, afferrandogli il culo con una mano e spingendosi
quello che sperava essere un cazzo enorme contro il bacino. Prese a ondeggiare,
strofinandosi contro la coscia dello sconosciuto che non faceva altro che
infilargli la lingua nel timpano, scendendo sul collo, succhiandogli avido il
pomo d’adamo e risalendo lungo il mento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
«Te lo succhio» gli disse a un tratto nell’orecchio, la
canzone alle ultime battute su un cazzo ormai gonfio. Senza dire una parola,
Dre lo prese per mano e, sgomitando per aprirsi un varco in quell’intrico di
corpi e lingue, si incamminò verso i bagni. Non ebbe neanche il tempo di
rendersi conto di esservi entrato perché, l’uccello già fuori dalle mutande, la
lingua dell’uomo gli si avviluppò intorno alla cappella restituendogli una
scarica di adrenalina che si irradiò per tutto il corpo, persino nelle dita.
Prendere per i capelli quel tipo facendolo affondare tra i suoi peli, spingendogli
in gola la sua erezione fino a sentirlo mugolare d’approvazione, fu il minimo
che riuscì a fare prima di venirgli in bocca con un rantolo sommesso.
Ansimante, la musica della pista talmente potente da battere contro la porta
chiusa, Dre guardò il soffitto, sorridendo. Era solo l’inizio ed era cominciato
col botto. </div>
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<o:p></o:p></div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-76150129240555775582016-01-29T01:02:00.001-08:002016-01-29T01:08:28.959-08:00Parlando con BrendanQuando era approdato a Melbourne, di certo non si sarebbe mai aspettato di essere accolto dalla comunità come invece era accaduto. E in così poco tempo, per giunta. C'era da dire che godeva di un ottimo rapporto con il vicinato; più o meno, tutti sapevano delle sue inclinazioni sessuali e nessuno ne faceva o ne aveva mai sollevato un problema. D'altronde, come diceva Jack, quelli erano beneamati cazzi suoi.<br />
Era a questo che pensava, quella mattina, recandosi al lavoro. Scese dal bus alla fermata poco distante dalla Neverland Press e decise di fare una passeggiata prima di salire in ufficio. Era presto, come sempre, ma quel giorno non aveva proprio voglia di lavorare più del dovuto. Stava tornando la bella stagione e il verso di un cacatua gli ricordò quanto, in fondo, adorasse il dolce tepore del sole più vicino, la brezza leggera riscaldata dal clima temperato e l'odore del mare poco distante. Scosse la testa, leccandosi le labbra, mentre un sorriso gli incurvava quella bocca a cui fin troppi uomini si sarebbero aggrappati per un momento di puro godimento. E non era ego smisurato, il suo, ma semplice constatazione. I suoi genitori si erano impegnati abbastanza per renderlo assurdamente apprezzabile. Non bello, ma affascinante. La bella di casa rimaneva Rachel, anche se era una stronza colossale.<br />
Si voltò verso il baracchino di ciambelle e ne acquistò una, poi riprese a camminare verso i giardini limitrofi e si sedette su una panchina, le guance gonfie di pasta zuccherosa.<br />
«Sembra buono» lo apostrofò una voce e solo il tono con cui gli aveva parlato il proprietario bastò a fargli andare quasi di traverso il boccone. Perché sapeva di chi si trattava e conosceva abbastanza bene le reazioni del suo corpo per capire che, nonostante facesse finta di nulla, non gli era per nulla indifferente. Enfatizzando la tosse, in modo tale da lasciare il dubbio tra lo spavento e l'emozione, si voltò con la fronte aggrottata verso Brendan e lo guardò in cagnesco.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMLGIFQ3nj16EXqJA4LKzixF_htTJEOhTqfH6hmjnDmTNdtNKhuxNhy2IhSluR5S8dixkYfH9ln5FXvU54NOw9Fb580FiLaCNwn3kAB-y4aF_5rBMWS_o4B2jkqWOooe3IGsuNfSQQWrk/s1600/04-isaiah-washington-smoking-cigar.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMLGIFQ3nj16EXqJA4LKzixF_htTJEOhTqfH6hmjnDmTNdtNKhuxNhy2IhSluR5S8dixkYfH9ln5FXvU54NOw9Fb580FiLaCNwn3kAB-y4aF_5rBMWS_o4B2jkqWOooe3IGsuNfSQQWrk/s320/04-isaiah-washington-smoking-cigar.jpg" width="247" /></a></div>
<br />
<br />
«Di', ma sei impazzito? C'è mancato poco che soffocassi» replicò osservando il collega sedersi di fianco a lui, a pochi centimetri dal suo culo. Troppo pochi, Cristo!<br />
«In effetti ti ho visto un po' troppo tronfio con quella ciambella in mano... Sembrava ti stessi leccando una figa!» rise divertito l'altro allacciando le mani dietro la nuca e inclinandosi all'indietro sulla panchina.<br />
«Galante e signore, come sempre» commentò Dre che non poté fare a meno di delineare con lo sguardo la curva perfetta dell'addome scolpito e le cosce fasciate dai pantaloni di taglio sartoriale. Be', sì, Brendan non se la passava male, come lui del resto... Nel momento in cui gli occhi carezzarono fuggevoli l'incavo del pube, l'uccello gli si drizzò peggio delle Torri di Rialto. Porca troia, quell'uomo lo attraeva in maniera assurda, mai successa una cosa simile con altri. Distolse l'attenzione in maniera subitanea, prima che l'altro si rendesse conto della bava alla bocca per il suo cazzo, quindi si leccò i denti e riprese a guardare con finta ammirazione la natura circostante.<br />
«Ti ho visto scendere dall'autobus e ti ho seguito» riprese Brendan sempre col sorriso sulla bocca. Una bocca che Dre si era chiesto mille volte come si sarebbe adagiata tra le sue palle, lappandone la consistenza prima di risalire lungo l'asta... Cazzo, se non l'avesse smessa subito di fantasticare su di lui sarebbe impazzito. Ed era così ogni santo giorno! Forse il suo smodato interesse verso il collega altro non era che un riflesso incondizionato verso chi si è certo non si potrà mai possedere. Non solo Brendan era al cento per cento etero, ma non sapeva proprio un fottuto niente del fatto che lui invece fosse un tiraculo. E che tiraculo, gente. La migliore zoccola dell'Oberjack!<br />
«Be', potevi chiamarmi» lo riprese lui strofinandosi le mani per eliminare gli ultimi residui di zucchero dai palmi. Sul nero, quei granelli di cristallo rilucevano come la pelle dei dannati vampiri di Twilight.<br />
«Ho preferito farti prendere un colpo» replicò l'altro tornando a ridere «e poi oggi è una gran bella giornata. Mi verrebbe di andare al mare, invece di rinchiudermi in quell'ufficio...»<br />
«Io potrei... In effetti potrei davvero» sottolineò annuendo con il capo. Sapeva di far incazzare Brendan, in quella maniera, ed era il giusto compenso allo stillicidio a cui lo costringeva da quando lo aveva visto la prima volta.<br />
«Lo so che tu puoi. In fondo non devi fare altro che leggere... Merda di un uomo che me lo ricordi ogni giorno. Che vuoi farci? La cultura che io non ho mi costringe a...»<br />
«Tu sei costretto a stare al chiodo!» lo interruppe esplodendo in una risata sincera «Comunque tranquillo» continuò con una pacca sulla spalla - e Dio solo sa se avrebbe volentieri fatto scivolare le dita sotto la camicia bianca, accarezzando i peli del torace, tuffandosi tra quelli più folti tra le cosce, accompagnando magari la lingua a tutto il resto «verrò anche io in ufficio. Oggi viene Liam e dobbiamo definire le ultime correzioni al romanzo, quindi...»<br />
«Quel frocio credo ti abbia messo gli occhi addosso, sai?»<br />
«Geloso?» lo redarguì avvertendo il familiare crampo allo stomaco. Sempre più debole, man mano che passava il tempo, in effetti. Forse si stava abituando a quelle stronzate. Però era sempre più soddisfatto di non aver rivelato a nessuno il suo modo di vivere. Non al lavoro, almeno. Solo il capo sapeva e tanto bastava. Ma O'Brien era un vecchio amico di famiglia, non faceva testo...<br />
«Oh be', per il tuo culo potrei anche cambiare sponda...» scherzò Brendan ammiccando in maniera seducente. E se solo fosse stato vero...<br />
«Andiamo, coglione, che si sta facendo tardi...» lo invitò assottigliando lo sguardo nell'osservare l'orizzonte. Un orizzonte fatto di verde, pali della luce e panchine. Be', non si poteva avere tutto dalla vita e in fondo nulla avrebbe mai equiparato il panorama di casa sua, ad Alberta...<br />
«Sì, andiamo latin lover. Ah!, se quello ti mette le mani addosso dillo che lo sbattiamo fuori. Certo, sempre che non ti piaccia...» continuò il collega seguendolo sul selciato.<br />
«Dovesse piacermi ti inviterò per un triangolo, maschione» replicò lui sorridendo. <br />
Brendan era bello, arrapante, ma... idiota come una gallina. Già, non tutte le ciambelle riuscivano col buco... Non un buco adatto a lui, comunque.Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-9563975002001586792016-01-10T06:15:00.000-08:002016-01-10T06:15:44.955-08:00Zombie Nightmare 2.0Con il numero 2127 - 11 Gennaio 2016 Editoriale Aurea da alle stampe la storia di Ester e Logan in Zombie Nightmare 2.0.<br />
Testo: D'Ascani<br />
Disegno: Arces<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJhAej0NsYF3BEb2TQYvR_IXnQBVTvqFSnAvu_PE1knOf1leH0t3GsPNgDmzIKyFVSOMhXRSDG4f0ucz_UmXM4u8kB9u0pzCeL-pgJSeD0izltsNR5rY1wBz1wKIF7gEFufyZucDQg61g/s1600/11216609_10207084609185118_4071439226084032042_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJhAej0NsYF3BEb2TQYvR_IXnQBVTvqFSnAvu_PE1knOf1leH0t3GsPNgDmzIKyFVSOMhXRSDG4f0ucz_UmXM4u8kB9u0pzCeL-pgJSeD0izltsNR5rY1wBz1wKIF7gEFufyZucDQg61g/s320/11216609_10207084609185118_4071439226084032042_o.jpg" width="320" /></a></div>
Una strana moria di persone caratterizza Austin ed Ester si trova a scappare per la vita. Al suo fianco, inaspettatamente, un gringo tutto seduzione e baldanza: Logan. Riusciranno i nostri eroi a uscire dall'incubo?<br /><br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-36871245900644793562016-01-08T01:06:00.000-08:002016-01-08T01:06:54.854-08:00Avventura dopo il NataleSi preparò per uscire di casa con estrema cura, quella sera. Era tornato da casa di Rachel spossato e per nulla contento di ciò che era stato il suo Natale. Non perché non fosse stato tutto sommato bene, quanto perché il dolore della perdita si faceva più intenso se in compagnia di lei, capace di ricordargli entrambi i genitori con un solo battito di ciglia. Era stato straziante rivederla dopo quasi un anno ed era stato altrettanto penoso andare via, dire arrivederci ai bambini e a suo cognato, stringere in un abbraccio la gracile figura di lei ancorata a terra solo con la forza di un affetto fraterno difficile da estirpare. Nonostante la stronzaggine che Dre impiegasse in ogni dialogo affinché mollasse la presa, affinché lo lasciasse respirare senza il fantasma di una famiglia perduta.<br />
Ma quella sera non era adatta a rivangare il passato o la tristezza del presente.<br />
Quella sera era semplicemente sua e di chi avrebbe voluto condividere la sua stessa sete di libertà con lui. Aprì l'armadio, scelse un paio di pantaloni dal taglio informale e una maglia a maniche corte capace di fasciare il suo fisico risaltandone i punti migliori, quindi umettò i capelli con degli schizzi d'acqua e sorrise al suo riflesso della toilette. Cazzo, quanto era figo! D'altronde la fortuna di trascorrere gennaio a Melobourne era senza eguali: vestiti leggeri e lieve brezza sul volto. L'estate australiana era l'inverno del resto del mondo... sublime!<br />
«Surreale anche, eh, Billy?» commentò i suoi pensieri voltandosi verso il suo pastore sonnacchioso. Quell'ammasso di peli non faceva che dormire! Schioccò le labbra, mandandolo idealmente al diavolo, e uscì dalla porta sul retro salutando Jack che proprio in quel momento usciva per la sua passeggiatina serale. Claudicante come sempre e con quella tuba alla Zio Sam che lo faceva sempre sorridere.<br />
«Ehi, Jack, come butta?» lo apostrofò incamminandosi oltre il giardino con le chiavi che facevano la spola tra una mano e l'altra.<br />
«Ehi, ragazzo! Tutto bene, tutto bene. Tranne quella filippina del cazzo che tenta di avvelenarmi ogni giorno con la sua cucina di merda, tutto bene» rispose il vecchio, proseguendo sul marciapiede, traballante sul suo bastone. Reduce di guerra, quello strambo esserino gracile e dinoccolato era una sagoma, ma povera la colf che gli capitava sotto mano! Ne cambiava almeno una ogni due mesi e Dre non ricordava più il record dell'ultima.<br />
«Non ci credo che è così cattiva» commentò con un sorriso sulle labbra mentre scuoteva la testa, divertito. Dopo pochi altri convenevoli, salutò il vecchio soldato e si fermò alla fermata dell'autobus. Non aveva la macchina e a ben guardare non era una gran perdita. Meno stress, meno soldi da sperperare e tutta la gente del mondo da conoscere. Alzò un sopracciglio, sorridendo dei suoi pensieri, narciso, poi protese la mano per fermare il mezzo.<br />
Prese posto a tre file dalla fine, guardandosi attorno. Notò subito il moretto seduto a pochi passi dall'autista, lo sguardo perso nel vuoto del buio esterno, vestito in maniera casual, ma ordinata, e lunghi capelli spioventi davanti agli occhi dall'aria vagamente ribelle. Dre non era tipo di eccitarsi al solo guardare un bel ragazzo, ma dovette ammettere che c'era qualcosa in quel tizio che lo intrigava. Ci pensò su un momento, si grattò distrattamente il labbro superiore, si guardò di nuovo attorno senza realmente osservare nessuno, poi si alzò e si incamminò ondeggiando verso la meta.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi80iFFUpC6gFyx8JRt8QHYTpeltyOuF4yYlLQ57juAKXyRKqBdmVqfhWRKwYkiRdbbbvTFKjZgCk8z1IgQwtQLvTrjQTz5mNTwfo-8hV5iF7bdUl_s8vaeSOUYdf69eLIwgOSBm3fONow/s1600/uolvvolfsdbg7eok8795.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi80iFFUpC6gFyx8JRt8QHYTpeltyOuF4yYlLQ57juAKXyRKqBdmVqfhWRKwYkiRdbbbvTFKjZgCk8z1IgQwtQLvTrjQTz5mNTwfo-8hV5iF7bdUl_s8vaeSOUYdf69eLIwgOSBm3fONow/s320/uolvvolfsdbg7eok8795.png" width="320" /></a></div>
<br />
«Scusa... Io... credo di conoscerti» iniziò catturando l'attenzione del moretto che a quelle parole sollevò sorpreso lo sguardo.<br />
«Scusa? Dici a me?» chiese come se si fosse appena svegliato, il tono di voce tanto roco da insinuarsi sotto la pelle e arrivare dritto dritto al suo uccello. Cazzo, che tipo!<br />
«Sì... Malcolm, giusto?» tentò sfoderando il suo sorriso migliore, quello con cui sapeva di far breccia, lo stesso che gli aveva procurato appuntamenti davvero niente male. Lo tirava fuori dal repertorio solo quando la situazione lo richiedeva. E quella meritava più di tante altre, davvero.<br />
«No» rispose secco l'altro continuando a osservarlo, i capelli davanti a delle iridi assolutamente mozzafiato. Cobalto... Cazzo, aveva detto di no!<br />
«No che non ti chiami Malcolm o no che non ci conosciamo?» insistette. E sarebbe stata la sua ultima chance, dopodiché sarebbe tornato sui suoi passi, lo avrebbe mandato a cagare e magari si sarebbe fatto una sega ripensando a quegli occhi. Forse il giorno seguente. Non aveva tutto quel tempo da perdere. Sì, ogni conquista andava coccolata, ma c'erano da considerare tanti altri fattori e il rifiuto non era un particolare irrilevante.<br />
«Non mi chiamo Malcom... Anche se credo di averti già visto da qualche parte» commentò senza togliergli gli occhi di dosso l'altro. In effetti quel tipo cominciava a incuriosirlo non poco. Strano. Differente. Terribilmente eccitante.<br />
«E dove?» indagò rimanendo in piedi mentre l'autobus lo sballottava un po' di qua e un po' di là. Dre si tenne con una mano all'asta di ferro sulla sua testa, sicuro di mettere in mostra i bicipiti torniti di cui andava fiero. Come tutto il resto. E che cazzo: era figo, non poteva certo far finta che non fosse così!<br />
«In giro» rispose laconico l'altro. Ok, figo, ma... cazzo, su!<br />
«E... quindi hai detto che ti chiami?»<br />
«Non l'ho detto» continuò con lo stesso tono l'altro. O porca troia, quant'era difficile! Un pompino, santiddio, un pompino chiedeva, certo non la mano e il regno!<br />
«Ok, amico, non c'è problema. Ci si vede» tagliò corto infastidito. Fece per voltarsi, ma il moretto lo afferrò per la mano, bloccandolo e inducendolo a voltarsi.<br />
«Mi chiamo Fred e hai resistito molto più di altri. Di solito la gente se ne va al mio primo no» lo derise allargando le labbra su due file di denti perfetti. E fu un attimo. Dre avvertì il bollore della sua eccitazione salire al livello, correre oltre e gorgogliare spumeggiante nei pantaloni stretti. Si morse il labbro, davanti a quegli occhi, e la smorfia sbarazzina che gli lanciò l'altro gli tolse ogni dubbio.<br />
«Forse andiamo dalla stessa parte...» riprese Fred accarezzandogli il polso con le dita calde. Dre osservò quel gesto, poi tornò con l'attenzione sul volto pulito del moretto ed estrasse la lingua per riprendere a mordersi le labbra.<br />
«Forse sì.»<br />
«Phillis Cafè?»<br />
«Andata.»<br />
Quando Fred si alzò, sovrastandolo di qualche centimetro, l'autobus fece una brusca frenata gettandoli uno tra le braccia dell'altro. E fu allora che che entrarono in collisione e che Dre avvertì un cazzo davvero duro contro il bacino.<br />
«Ti scopo fino a farti urlare» si sentì alitare nell'orecchio prima che la lingua prendesse il posto delle parole e gli lambisse il lobo.<br />
Dre si impose di respirare per non succhiarglielo lì davanti a tutti, quindi si allontanò di un passo, lo osservò e sorrise.<br />
«Non aspettavo altro» commentò soddisfatto.<br />
<br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-28181360689753369012015-12-17T15:29:00.001-08:002015-12-17T15:29:15.452-08:00Prepara la valigia, Billy, si parte!Preparare quelle valige era uno stillicidio continuo, simile alle gocce cinesi che ti logorano nel profondo partendo dalla superficie. Una mutanda: un'imprecazione. Un paio di jeans: una maledizione.<br />
Odiava dover andare a stare da Rachel, c'era poco da fare, e il fatto che O'Brien gli avesse concesso i giorni di ferie senza neanche pensarci non faceva che renderlo ancora più frustrato. Zero scuse per scampare a una settimana - già, perché alla fine era diventata una settimana - priva di scopate, ma colma di giramenti di palle.<br />
Rachel e la sua voglia di essere tutti felici.<br />
Rachel, e la sua mania di controllo.<br />
Rachel e quella sua voglia latente di farlo diventare un etero senziente.<br />
«Che palle!» esclamò gettando un ultimo paio di mutande nella valigia e voltandosi con le mani tra i capelli. Gli occhi gli caddero sul suo riflesso e lì rimasero, con le dita incrociate sulla testa, le gambe un po' divaricate e il torace scolpito dalla natura. Doveva ammetterlo: di partire non aveva proprio voglia. Aveva già parlato con Jack, il vicino, che gli avrebbe tenuto Billy per quella settimana e curato le piante del giardino a cui teneva forse più del suo aspetto fisico. D'altronde quel suo piccolo polmone personale lo rendeva una persona migliore, almeno concorreva a tacitare la sua parte menefreghista, ma ansiosa di essere quanto meno umana. Sapeva di avere un carattere di merda, anche se con Rachel non lo avrebbe mai ammesso, e sapeva anche di non meritare le attenzioni che invece molti gli dimostravano. Come Liam. L'ultima volta che si erano sentiti, lo scrittore gli aveva fatto capire le sue intenzioni, proponendogli anche una vigilia in compagnia. Ovviamente aveva declinato l'invito, ben felice in quel momento di portare avanti il nome di Rachel come scusa.<br />
Ma che problema aveva, lui, con i rapporti? Perché aveva così paura di impegnarsi con qualcuno? Liam non era affatto male, anzi... Bello, era bello; dolce anche, per non parlare di come se la cavava a letto. C'era qualcosa che gli sfuggiva, ma non sapeva realmente cosa...<br />
«Che sei un asociale del cazzo, Dre Walker!» accusò il suo riflesso puntandogli un dito contro «e non hai scusanti. Tua sorella ha ragione» continuò avvicinandosi «non vuoi legami, non vuoi stare vicino a nessuno e non c'entra un fottuto niente il fatto che i tuoi siano morti all'improvviso. Tu eri così già da prima, caro il mio Dre» disse fermandosi un momento a osservare i suoi occhi neri scrutare il proprio doppio pensieroso. «Tu hai sempre odiato essere quello che sei. Tu, se avessi potuto scegliere tra essere una checca del cazzo ed essere etero, non ci avresti poi pensato tanto, ti pare? Tu non sei uno di quelli che se ne vanno in giro per strada a dire quanto è totalizzante essere omosessuali. Nossignore. Ma, ehi, non fraintendiamoci» allargò le braccia come Al Pacino «non è che rinneghi il tuo modo di essere: a te piace scopare uomini e il gusto che provi a farti sbattere non ha paragoni, ma... andiamo, sarebbe stata molto più facile la vita per te, se fossi stato dell'altra sponda, quella giusta... e tu lo sai» concluse a pochi centimetri dal suo volto con la tranquillità che lo aveva sempre contraddistinto durante i colloqui lavorativi e le interrogazioni a scuola. Ogni volta sembrava recitasse una parte e in fondo la sua vita non era proprio quello? Un copione di un film strappalacrime dal climax evidente... perfetto per i botteghini.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg647Da9wENrhQ6HB7nR7pwDCHZJytvDkX7RIt7_tICQfuQHJQu91WsKyIjEC56rKPLJzkVN1ZBjGE0CTW_E1UFvjdxNY85Rd3q84-_TQdkgWn6-xzdWcVsj6kSdl_kthfJ-6BzH7GVvg/s1600/tumblr_nsig1d6taV1tuy8zto4_1280.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgg647Da9wENrhQ6HB7nR7pwDCHZJytvDkX7RIt7_tICQfuQHJQu91WsKyIjEC56rKPLJzkVN1ZBjGE0CTW_E1UFvjdxNY85Rd3q84-_TQdkgWn6-xzdWcVsj6kSdl_kthfJ-6BzH7GVvg/s320/tumblr_nsig1d6taV1tuy8zto4_1280.jpg" width="320" /></a></div>
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Nato gay in una città in cui se ne vedevano pochi come lui, e nero, che era un'aggravante, nonostante si trovassero al nord, aveva frequentato scuole normali, vero, ma con lo spauracchio sempre in agguato di non rivelare troppo della propria sessualità, che non si poteva mai dire - e questo rispecchiava la storia tipo di qualsiasi adolescente medio omosessuale del paese. Aveva frequentato il college, aveva avuto brevi storielle, mai degne di nota, e a un tratto la sua vita era stata stravolta dalla morte dei suoi in un supermarket come ce n'erano tanti in giro. Quindi la fuga verso un paese diverso e privo di ricordi troppo pesanti, nonostante quella casa fosse appartenuta ai suoi genitori, l'allontanamento da Rachel, la difficoltà a intraprendere storie serie, la fermezza nel voler continuare alla stessa maniera fino a ritrovarsi solo, rincoglionito e sempre incazzato con la donna delle pulizie come il suo vicino... Un film da Oscar, tranne che per la fine ingloriosa. Ci sarebbe voluto un bel colpo di scena... già, ma quale?<br />«Quanto sei coglione, amico mio» sospirò voltandosi verso la valigia «tutti gli anni gli stessi identici discorsi e durante gli stessi identici giorni... Sei anche scontato, oltre che triste... Ma come hai fatto a diventare così?» si chiese retorico chiudendo la zip della borsa e uscendo sul ballatoio. Lanciò un'occhiata al piano inferiore, dalle scale, e osservò Billy mangiare i suoi croccantini scodinzolando soddisfatto. Ecco, quel cane era la sua unica vera gioia e abbandonarlo sotto le feste...<br />
«Billy, ma... che ne dici se chiamo la compagnia e chiedo di portarti con me? Mi costerà un occhio della testa, ma per un membro della famiglia mi pare il minimo... La mia famiglia sei tu, d'altronde» sorrise indulgente in una delle sue rare performance nei panni del Dre Walker dolce e affabile. Scese tenendosi al corrimano senza mai distogliere gli occhi dal manto bianco del suo amico, quindi arrivò accanto a lui e si accucciò per accarezzarlo bonariamente. «E poi sai i piccoli come saranno contenti? Sì, be', tu un po' meno... Ti daranno il tormento e tu stai diventando asociale come me, temo...» gli sussurrò guardandolo mentre quello si voltava per lanciargli un'occhiata di sufficienza e alitargli in viso una zaffata di carne marcia. Dre si alzò di scatto, tossicchiando e sventolando la mano davanti alle labbra, atteggiando la bocca in una smorfia di puro disgusto. «Dio,Billy, che cazzo c'è dentro a quegli affari? Carogne? Mi toccherà chiamare il veterinario e segnarti qualche disgorgante... Cristo, non ti si può star vicino» borbottò ciabattando in cucina «e poi dicono che non sono dolce... ma cazzo, puzzi come una fogna...» continuò prendendo il cordless e tornando in salotto.<br />
«Tu starai a dieta, da oggi» promise al pastore puntandogli un dito contro mentre con l'altra mano avviava la chiamata «e non ti sognare di rubacchiare da Rachel o dai bambini, perché tanto ti scopr... Sì? Olympia Airlines? Buongiorno... Josh, sì... Oh, ma che bella voce, Josh...» sorrise, alzando gli occhi al soffitto e mordendosi il labbro con un sorrisino malizioso che ne incurvava la piega dolce.Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-12652453092178117882015-12-10T15:31:00.001-08:002015-12-11T23:42:10.822-08:00Appuntamento scarica nervi... con Liam«Dre, non puoi mancare, Cristo! Lo sai che i bambini ci tengono e io... Non puoi lasciarmi da sola proprio la sera di Natale, non dopo tutto quello che è successo...»<br />
«Rachel, lo so, ma cerca di capire... Non è semplice neanche per me e venire a casa tua sarebbe come ammettere che effettivamente non c'è più rimedio, che...»<br />
«Ma un rimedio non c'è, infatti! Mamma e papà non li farai certo tornare dal mondo dei morti soltanto perché rimarrai chiuso in casa come un eremita! Lo vuoi capire che oltre al lav...»<br />
«Ma tu che cazzo ne sai di quello che faccio io? Che cazzo ne sai di come sto elaborando il lutto, eh? Pensi che non lo sappia che loro stanno marcendo sotto terra? Pensi che non sappia che non torneranno più da me? Non sono un bambino, non ho bisogno di una seconda madre, Rachel!»<br />
«Vorresti dire che non hai bisogno di me?»<br />
«Ma chi cazzo ha detto una cosa del genere? Oh, porca troia, ma è possibile che ogni volta che ci sentiamo finiamo per litigare? Non ci credo...» sospirò allargando le braccia e guardando al cielo. Un cielo fatto di bianco, faretti al neon e qualche ragnatela. Umidità schivata: menomale!<br />
«Non fare il solito teatrale, Dre. Lo sai anche tu che hai un carattere di merda» lo apostrofò sua sorella col tono della serpe che era.<br />
Inspirò profondamente, imponendosi la calma, quindi si leccò le labbra finendo per mordersi la lingua pur di non mandarla a fanculo. Lui, un carattere di merda? E lei, allora?<br />
«Ascolta, al di là di cosa posso o non posso pensare, ho delle scadenze da rispettare al lavoro e tu non abiti proprio qua dietro, e...»<br />
«Cazzate, Dre. Potresti partire il 24, al mattino, e tornare il 26 sera. Oltretutto sei un fottutissimo editor e lo sai tu come lo so io che questo è un lavoro che puoi fare tranquillamente da casa. Non capisco perché non vuoi stare in famiglia a Natale...»<br />
«Rachel, mi fa male vederti» sbottò sbattendo la mano sul tavolo, al limite della sopportazione. Il silenzio che seguì le sue parole fu eloquente, quasi quanto il click finale col quale Rachel interrompeva la conversazione.<br />
«Cristo santo» sospirò gettando il telefono sul sofà sotto lo sguardo annoiato di Billy. Sembrava fosse abituato ai loro scazzi e in effetti era così. Quante volte litigavano al mese? Almeno due su quattro... Una buona media, di tutto rispetto... Camminò stizzito in cucina, aprì il frigo e prese una lattina di birra, quindi si voltò e si appoggiò col culo al ripiano di marmo del lavabo, sorseggiando la bibita con gli occhi persi nel vuoto. Rivangare il passato non era proprio una scelta opinabile, così come farsi il sangue amaro per una discussione che prevedeva, tra le altre cose, la sua capitolazione nel termine di un paio di giorni.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYc-0X3OU_Z78UubUsyIS95xXfMMZpZAxdP7B7AJcBGCUeitpjst-n_Er_RI8wrfIUZ30v_E-te5t90mQxBksxyiAm6QMtRGriNnQ7_gJMSl3AbJHHDZqSgOOc_cYPpD80C5wg14nA5rc/s1600/winter_Christmas_HS169_94.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYc-0X3OU_Z78UubUsyIS95xXfMMZpZAxdP7B7AJcBGCUeitpjst-n_Er_RI8wrfIUZ30v_E-te5t90mQxBksxyiAm6QMtRGriNnQ7_gJMSl3AbJHHDZqSgOOc_cYPpD80C5wg14nA5rc/s320/winter_Christmas_HS169_94.jpg" width="320" /></a></div>
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«Che coglioni, mi toccherà andarci, alla fine!» esclamò dandosi una spinta di reni e sollevandosi per tornare in salone. Si mordicchiò il labbro, ingollando altra birra, quindi abbandonò la lattina su una mensola e riprese il telefono dal sofà. Scorse i numeri sulla rubrica, con una mano sul fianco, e intercettò il nome che avrebbe potuto fare al caso suo. Cosa c'era di meglio di una sana trombata per scrollarsi di dosso tutto il nervosismo accumulato?<i> Lui </i>era tornato in città, d'altronde, glielo aveva detto una settimana prima e lui lo aveva liquidato con un messaggio lapidario.<br />
«Bene, vediamo se ha tutta questa voglia di cioccolata fondente» mormorò portandosi il ricevitore all'orecchio, in attesa. L'uomo non si fece attendere, quasi stesse attendendo proprio la sua telefonata da ore. Quando si diceva il fascino del bel tenebroso...<br />
«Liam? Sì, ciao. Senti, ma... non è che ti andrebbe di... Perfetto! Ci vediamo... ah, ok, allora tra mezz'ora qui. Il tempo di farmi la doccia e... Cazzone!» rise «Ok, ti aspetto» gli disse terminando la comunicazione. Quando si voltò aveva ancora il sorriso tra le labbra.<br />
Lanciò un'occhiata fugace a Billy, ancora acciambellato nella sua cesta e troppo stanco per badare a lui, quindi volò verso il bagno, togliendosi la t-shirt e i pantaloncini durante il tragitto. Fece una doccia veloce, poi indossò un paio di boxer corti e aderenti e si sedette sul sofà, i piedi sul tavolino basso in cristallo, ricordo dei suoi. Di suo padre, precisamente. Accese la tv, si sporse a prendere la lattina di birra, ormai calda, e ne bevve un sorso storcendo la bocca. Natale e non sentirlo...<br />
«Cazzo, a casa, di questi tempi, se uscivi senza paraorecchie ti ritrovavi con i lobi blu dal freddo» borbottò alzandosi « e invece qui ti si sciolgono pure le palle, se non le tieni a bada. Dicembre e fa un caldo soffocante!» finì aprendo il frigo e prendendo una nuova lattina. In quel momento il campanello di casa suonò, così ne prese una seconda e si diresse verso la porta. Era praticamente nudo, il suo cane dormiva della grossa e fuori il sole ancora era alto nel cielo. Un pompino, sorseggiando una birra ghiacciata, sarebbe stato il toccasana per i suoi nervi. Appena aprì la porta, le lattine entrambe incastrate nella destra, Liam lo divorò con lo sguardo. Se non avesse avuto i pantaloni addosso, Dre avrebbe potuto vedergli il cazzo svettare oltre l'ombelico, ne era certo.<br />
«Uhm... è così che mi accogli, Dre?»<br />
«Vuoi sul serio chiacchierare, tesoro?» gli rispose facendosi da parte e lasciandolo entrare. Chiuse la porta, lanciando un'occhiata alla strada deserta prima di voltarsi verso l'ospite, ma non ebbe neanche il tempo di aprire di nuovo bocca. Liam lo sbatté contro il muro e fu solo per puro caso che le birre non scivolarono dalla sua mano, andando allegramente a imbrattare il parquet. L'impatto col freddo dell'intonaco quasi lo rinvigorì, mentre le mani dello scrittore già vagavano oltre i boxer alla ricerca del suo uccello.<br />
«Irruente...» lo apostrofò afferrandogli la testa mentre quello scendeva leccandogli il petto.<br />
«Non sai da quanto desideravo rivederti» mormorò in risposta Liam, inginocchiandosi davanti alla sua erezione scura e pronta. Dre cercò di ignorare il campanello d'allarme che quelle parole avrebbero dovuto segnalargli, chiudendo invece gli occhi e abbandonando la testa all'indietro al primo guizzo di lingua sulla cappella.<br />
«Uhm...» mugolò quando Liam glielo prese in bocca d'un colpo, leccando forsennato tutta la sua lunghezza come se fosse l'unica cosa in grado di dissetarlo. Non pensava, in quel momento, e non esisteva altro che la lingua umida e morbida sulle sue palle. Strinse la mano sui capelli dell'uomo, un po' più lunghi dell'ultima volta, e ansimò quando con entrambe le mani quello iniziò a massaggiargli lo scroto. Un pompino così era quello che ci voleva per dimenticare quella stronza intransigente.<br />
«Vieni, andiamo sul divano» gli disse d'un tratto lo scrittore staccandosi dal suo uccello e rialzandosi «voglio fotterti fino a sentirti urlare» continuò prendendogli una mano e conducendolo davanti al camino spento. Il cazzo in tiro, e ancora fuori dai boxer, Dre si lasciò guidare, quindi appoggiò le lattine, di nuovo calde, su una mensola e rimase in attesa. «Io non urlo, tesoro, dovresti saperlo» lo canzonò alzando un sopracciglio. Vide Liam spogliarsi degli abiti seriosi che lo avvolgevano, poi avvicinarsi afferrandolo per il mento e infilargli la lingua in bocca. «Oggi lo farai» gli disse prima di baciarlo di nuovo. Dre giocò con quella punta guizzante, dolce dei suoi umori, per il tempo necessario a trovare con le dita il cazzo che pungolava il suo. Entrambi nudi, si strinsero in un abbraccio passionale, fatto di forza e desiderio, e l'eccitazione ben presto giunse al parossismo, tanto che Liam lo voltò bruscamente facendolo calare con le braccia sulla testiera del divano. Dre chiuse gli occhi, sentendo il dito bagnato di saliva frugarlo, allargandolo, e aprì la bocca nel momento in cui fu qualcosa di ben più possente a penetrarlo rudemente. Non ricordava Liam così animalesco, ma la cosa gli piacque oltremodo. Fece per portarsi una mano sull'uccello, ma lo scrittore lo bloccò per il polso, piegandosi poi sulla sua schiena per poter essere lui l'artefice del suo orgasmo. Il silenzio nella stanza, ora, era rotto solo dallo schioccare delle sue chiappe contro le cosce possenti di Liam, a ogni affondo, e dai loro respiri affannosi, sempre più corti. Il ringhio di Liam giunse dopo pochi secondi, basso e carico di un orgasmo che giudicò potente quanto quello che si approssimava a provare lui. E l'urlo ci fu, in effetti, proprio come lo scrittore gli aveva annunciato. Non un grido virile, quanto un sospiro stridulo che gli mozzò il fiato in gola, mentre la testa girava e i fiotti del suo piacere si riversavano nel palmo chiuso del compagno.<br />
«Direi che come inizio non c'è male» sussurrò lasciandosi andare a un sorriso che, stranamente, interessò anche i suoi occhi.<br />
Una birra. Ci voleva una birra. Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-49568229132160525252015-12-03T05:59:00.000-08:002015-12-03T05:59:10.716-08:00La docciaGirò la chiave nella toppa ed entrò fischiando sonoramente.<br />
«Billy?! Hai finito di ronfare come un orso?» gridò allegramente chiudendosi la porta alle spalle. L'odore penetrante del nuovo profumatore alla vaniglia lo investì subito, nauseandolo. Chi cazzo glielo aveva fatto fare di comprare quell'affare disgustoso? Non avrebbe dovuto "profumare l'ambiente in maniera delicata e davvero gradevole, signore, vedrà... mi ringrazierà!"?<br />
«Un cazzo» borbottò sfilandosi la giacca «fa uno schifo immondo. Vaniglia... Che cazzo mi è saltato in mente? L'ho sempre odiata, io...»<br />
Si voltò e appese il soprabito alla gruccia in ferro battuto appesa al muro, quindi si tolse le scarpe mantenendo l'equilibro con una mano saldamente ancorata alla credenza dell'ingresso.<br />
«Palla di pelo? Dove sei, scroccone?» chiamò di nuovo voltandosi verso la sala. «Solo io ho un cane che non gliene fotte un cazzo del padrone. "Carino, mi fa sempre le feste quando torno"» parafrasò in falsetto camminando verso la cucina «e io invece ho un sacco di pulci sociopatico. Ehi» disse fermandosi davanti alla cesta enorme quanto il suo cane, sotto le scale «ce l'ho con te. Almeno potresti degnarti di alzare la testa» continuò piegandosi sulle ginocchia. Billy aprì un occhio, mugolando appena, quindi si alzò sulle zampe, si scrollò energicamente in un trionfo di peli bianchi, poi sbadigliò pigramente.<br />
«Ecco, sì, mi raccomando: manda quei cazzo di peli ovunque» lo apostrofò protraendo una mano per accarezzarlo «che poi c'è la serva, qui, che pulisce tutto... Cristo, che palle» aggiunse dandosi del coglione. Sua madre gli aveva fatto una testa così, quando era piccolo, sui commenti sessisti, ma a lui non entrava proprio in testa quell'argomento. Non lo faceva per cattiveria, era istintivo.<br />
«Ma guarda tu se devo farmi tutte queste seghe mentali per una stronzata del genere» mormorò continuando ad accarezzare bonariamente il suo compagno con un sorriso mesto sulle labbra. Era stato un vero dramma trasportare Billy da Alberta a Melbourne, ma neanche i suoi occhioni tristi avevano potuto niente sulla decisione di andarsene via da quella casa. Tutto, lì, urlava dolore.<br />
Si leccò le labbra, allargando le narici, e inspirò a pieni polmoni con lo sguardo perso nel vuoto. Avrebbe dovuto chiamare Rachel, ma il solo pensiero gli provocava un'ulcera perforante che desiderava evitare con tutte le sue forze. Sua sorella era tanto cara, ma una stronza...<br />«Avanti» si riscosse dando un'ultima pacca sul groppone di Billy «accendo il camino, mi faccio una doccia e poi mangiamo» concluse alzandosi e portando le mani ai fianchi. «Che dici, stasera bistecca per me e solita scatoletta per te? O vuoi quel pappone schifoso che puzza a tre chilometri di distanza?» chiese al cane osservandolo. Era talmente abituato a trattarlo come un suo pari che non si poneva il problema di sembrare uno stupido. E comunque non era stupido: quel pastore, ormai, era la sua famiglia.<br />
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«Ed ecco una nuova puntata dei dialoghi interiori di Dre Walker, signore e signori» proclamò cominciando ad armeggiare con la legna «ma questa volta dovete pagare il biglietto. Oh sì» continuò soffiando sulla scintilla appena avviata «perché mi sono rotto il cazzo di farvi da giullare, o sadico pubblico.» Osservò per un momento il fuoco crepitare nella nicchia di pietra, quindi si slacciò i primi bottoni della camicia e si incamminò verso il bagno. Fece scrosciare l'acqua, saggiandone il calore, via via più intenso, con una mano, quindi si spogliò e osservò il suo profilo davanti allo specchio. Come sempre una gioia per gli occhi.<br />
«Quando ci vuole, ci vuole: sono un figo e me lo dico da solo... Ti credo che gli uomini fanno a gara per scoparmi» disse al proprio riflesso guardandosi su entrambi i lati. Schioccò le labbra e sorrise al suo doppio prima di entrare nella cabina doccia. Chiuse gli occhi appena il lento fluire dell'acqua lo avvolse, quindi inclinò il capo all'indietro e lasciò lo stress scivolare lungo il canale di scolo. Senza neanche averne percezione, portò una mano sul petto, accarezzando piano la pelle tesa, poi scese lungo l'addome fino ad arrivare al membro floscio. Non ci aveva pensato neanche per un attimo, prima di entrare lì dentro, ma ormai c'era... perché non approfittarne? Cominciò a massaggiarsi l'uccello, scegliendo con cura la situazione favorevole tra le innumerevoli fantasie a disposizione. Aveva trombato con così tanti uomini da avere l'imbarazzo della scelta. Mentre il sangue iniziava a fluire nelle vene in tensione, si leccò le labbra lasciandosi andare a un paio di occhi verdi che lo avevano catturato qualche mese prima. E con il cui proprietario aveva scopato alla grande per due ore. Era alto, fisico asciutto, occhi contornati da ciglia nere e folte, tanto che sembrava avesse messo il kajal - e forse era anche così, conoscendo alcuni tipi - capello riccio e moro, conturbante, e labbra da succhiacazzi conclamato. L'uccello iniziò a indurirsi, nella sua mano destra, mentre l'altra giaceva abbandonata lungo i fianchi. Quelle cazzate sul tenere occupato tutto ciò che si aveva a disposizione lo indispettivano. Per una sega erano sufficienti le dita di una mano sola, tutt'al più il palmo, ma l'altra? Cazzo, se stava ferma non succedeva proprio niente. Dischiuse la bocca, lasciando che l'acqua vi scivolasse dentro, accarezzando la lingua e lambendo i denti, mentre l'uomo dagli occhi verdi prendeva posto davanti al suo bacino in attesa che lo riempisse. E lo fece, giocando di polso in maniera un po' più accentuata, penetrandogli quelle labbra carnose e magnifiche e osservandolo succhiare a occhi chiusi tutta la sua lunghezza. Non si era mai potuto lamentare delle sue dimensioni, anche se non erano da record... ma in fondo a che serviva? A niente, appunto.<br />
Gemette, aumentando la velocità e raggiungendo una dimensione parallela di piacere paradisiaco.<br />
«Uhm» mormorò mentre lo sconosciuto leccava la cappella guizzando la lingua da una parte all'altra. Lo stava gustando come piaceva a lui, come avrebbe sempre voluto avvenisse, come...<br />
Venne portandosi un pugno alla bocca, soffocando un rantolo spontaneo, quindi aprì gli occhi sorretto dall'ondata di adrenalina che lo aveva appena investito. Puntini neri e bianchi galleggiavano a mezz'aria ovunque volgesse lo sguardo, e si impose di respirare regolarmente, riportando anche i battiti cardiaci a più miti consigli. Niente di meglio di un cazzo di orgasmo in solitaria... A volte era meglio quello che una scopata in coppia. Si pulì sotto il getto d'acqua, insaponandosi con cura e risciacquando il corpo come un perfetto maggiordomo alle prese con un pavimento incrostato, quindi chiuse il rubinetto e uscì dalla cabina giusto in tempo per sentire Billy grattare alla porta in cerca di cibo.<br />
«Che coglioni...» sospirò «Arrivo, mangiaufo a tradimento!» urlò al silenzio del bagno, quindi si tuffò nell'accappatoio, si immerse nella colonia e si vestì, pronto per una serata pigra e serena.Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-82583992219612203912015-11-30T10:02:00.000-08:002015-11-30T10:02:22.918-08:00Il Castello Rospigliosi. I luoghi di Volevo solo te. Tra fantasy e realtàPur non essendo menzionato all'interno del libro, il Castello Rospigliosi occupa un ruolo fondamentale nei cuori dei cittadini della costa laziale in cui si svolgono le vicende di Volevo solo te. Maccarese, infatti, è legata a doppio nodo con il castello medioevale che troneggia al di là del ponte e che sembra sorridere, gentile, agli avventori già dalle mura esterne. Eppure non tutti conoscono le origini, davvero suggestive, che hanno determinato non solo l'aspetto, ma anche il nome di questo maniero passato quasi in secondo piano ai più, ma denso di storia.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Leggende popolari narrano che, nel XII secolo circa, la zona di Maccarese fosse infestata da un terribile drago e che tutti i residenti del luogo, cacciatori e pescatori, ne fossero profondamente terrorizzati tanto da disperdersi ed evitare di frequentare le zone più isolate del paese. Con il passare del tempo furono proprio i cittadini a richiedere l'intervento del papa con l'intento di risolvere l'impasse che rendeva impossibile una pacifica permanenza nella zona. Fu per questo motivo che la chiesa bandì un torneo, a cui presero parte numerosi cavalieri delle famiglie romane più importanti, per stanare e sconfiggere il famigerato drago. </div>
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<br />Si narrava che la terribile creatura vivesse in una grotta poco distante dalla città e che lì si nascondesse; forti di questa certezza, i cavalieri si presentarono compatti sulla soglia della grotta (da qui il nome di Malagrotta) senza però sventare il pericolo. Il drago, infatti, uscendo dal suo nascondiglio terrorizzò tutti a tal punto da far scappare anche il più temerario. Soltanto Giorgio dei conti Anguillara rimase, stoico, al suo posto combattendo alacremente e cacciando la creatura seguendola fin sulle sponde del fiume Arrone.<br /> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br /><br />Nel punto in cui il drago scomparve sorse il castello che prese il nome di San Giorgio, oggi però conosciuto ai più con il nome di Castello Rospigliosi per via della famiglia che lo governò in epoca moderna.<br />Tuttavia sembra che la leggenda derivi dallo spauracchio di alcuni briganti che, tra il X e l'XI secolo, imperversavano nelle zone adiacenti il paese e che erano soliti depredare gli avventori. Tutto ebbe fine con l'intervento degli Anguillara che ottennero, in cambio, le terre di Maccarese dal papa dando inizio alla civiltà che poi mutò sotto il periodo del fascio.<br /><br />Maccarese fantasy non l'avrei mai pensata... e voi? </div>
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<complete id="goog_957911224">*fotoweb</complete></div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-36139631397427516692015-11-26T09:14:00.002-08:002015-11-27T03:59:36.429-08:00Incontro alla fermataAccadeva spesso, ultimamente... Che agosto di merda! Ancora doveva abituarsi alle stagioni alla rovescia di Melbourne. Cazzo, possibile che pioveva sistematicamente quando usciva da quel dannato ufficio? E pensare che lui, quel posto, lo adorava. Oddio, adorava... Diciamo che era stato il giusto compromesso dopo la morte dei suoi. Era letteralmente fuggito, con Rachel, e appena pochi giorni dopo quel pomeriggio...<br />
Inspirò profondamente, serrando la mascella, e allargò le narici assottigliando gli occhi nel guardare le pozze d'acqua oltre la vetrata.<br />
«Ok, dai... ti tocca» sussurrò indossando i guanti e preparandosi a uscire in strada. In verità non gli servivano a molto, quelle manopole, ma il desiderio di uniformarsi al clima e alla città era troppo forte. Buffo, considerando che di integrarsi seriamente non aveva proprio la più pallida volontà. Vuoi mettere un finocchio nero in pieno centro? Per carità, tutti bravi, tutti tolleranti, ma... La realtà era un'altra cosa, signore e signori.<br />
Alzò un sopracciglio quindi sospirò, calandosi anche il cappello in testa, e uscì correndo, pronto ad arrivare alla fermata dell'autobus completamente fradicio.<br />
Evviva, evviva!<br />
Si fermò solo quando fu certo di trovarsi sotto la pensilina, quindi riprese fiato deglutendo a vuoto. Non aveva corso molto e a vederlo dall'esterno nessuno avrebbe mai pensato non fosse un tipo allenato. Sì, aveva un bel fisico, non poteva certo nasconderlo, ma era tutta eredità. Lui e le palestre viaggiavano su binari paralleli e ben distanziati, gente. E che cazzo, ma volete mettere dopo una giornata seduto, con le ossa rigide di parole e caffé, alzarsi e mettersi addirittura a correre? O tirar due pugni a quei cristo di palloncini marroni con un paio di guantoni? Ma neanche a pensarci.<br />
Sofà, passeggiatina con Billy, un paio di birre e almeno una scopata a settimana.<br />
Almeno.<br />
Si rialzò, distendendo la schiena, e si asciugò una goccia di pioggia che gli imperlava la fronte. Per fortuna i capelli erano ancora asciutti sotto al cappello, ma il caldo stava rischiando di soffocarlo. Si strappò i guanti di dosso, poi passò al berretto e infine alla giacca che sbottonò di tre bottoni. Respirò, avvertendo un venticello piacevole accarezzargli la pelle accaldata dalla lana. Cazzo, doveva essere fuori di testa. La lana a Melbourne... la nostalgia di casa era troppo pressante. Ancora troppo, in effetti.<br />
Agosto e non sentirlo.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_ydTbCcxiphiTAayJO8dDssxeCZxY4D_T5NCErUGffnPFoWvw65lcmVC2L-n76e5Mt8XTQULsGdpQiLd9SF2upnSZB8CpN-M7UaCQ_p3ZURijK30qP1bsrvSsL1Pi2Op4BDYpFCdri28/s1600/Greys-Anatomy-101.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="163" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_ydTbCcxiphiTAayJO8dDssxeCZxY4D_T5NCErUGffnPFoWvw65lcmVC2L-n76e5Mt8XTQULsGdpQiLd9SF2upnSZB8CpN-M7UaCQ_p3ZURijK30qP1bsrvSsL1Pi2Op4BDYpFCdri28/s320/Greys-Anatomy-101.jpg" width="320" /></a></div>
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«Caldo, eh? Uhm, non devi essere di queste parti...» si sentì apostrofare a un tratto da dietro le spalle. Si voltò, contraendo la mascella, e osservò il tipo seduto sulla panchina. Era perfettamente asciutto, ben vestito e con tutti i capelli in ordine. Soprattutto in giacca leggera e tenuta quasi primaverile. Snervante. Un cazzone snervante e pure rompicoglioni. Gli affari suoi no? "Non devi essere di queste parti..." e che cazzo ne sapeva, lui, di che parti era? Cosa, aveva per caso un aggeggio del futuro pronto a scandagliargli anche i peli del culo?<br />
Carino, però.<br />
Ecco, era più forte di lui. Al mondo ormai o erano carini o cazzoni. Vie di mezzo non esistevano, quindi doveva scegliere in fretta da che parte mettere quel dandy dal sorrisino enigmatico.<br />
«Ci ho preso, no? E scommetto anche che stai pensando che io sia troppo carino per non provarci» continuò l'altro allargando le labbra, malizioso.<br />
Cazzone. Sì, sì, indubbiamente cazzone. Biondino, occhi chiari, fisico asciutto e cazzone. E ti pareva?!<br />
«Veramente mi chiedevo perché non ti facessi i cazzi tuoi, ma tu continua pure a pensare ciò che vuoi» lo gelò.<br />
Come mai doveva essere sempre così stronzo? Era la pressione alta oppure una sorta di pulsante on/off sulla gestione degli aspetti sociali della sua vita? Era perennemente incazzato, c'era da dirlo. E... Be', sì, prima non era così. Prima dell'omicidio, prima della fuga, prima di tutto... Prima era stato solo un finocchio nero canadese con una vita tutto sommato soddisfacente e il sorriso sulle labbra. Non sempre, ma quasi.<br />
«Ehi, amico, scusa... Non potevo immaginare ti girasse male» mormorò l'altro a disagio. Non seppe perché, ma provò un inusuale senso di soddisfazione nel sentirlo così... debole. Oddio, stava diventando una specie di bastardo malato di potere? Cazzo, cazzo, cazzo!<br />
«No, scusa tu... è che la pioggia mi mette di cattivo umore» capitolò mettendosi seduto accanto a lui «e hai ragione. Non sono di qui. Devo ancora abituarmi alle stagioni diverse.Non dico che a quest'ora sarei stato in mutande, ma poco ci manca» disse tentando un sorriso di riconciliazione.<br />
«Uhm... non male la prospettiva» stette al gioco l'altro. Era di facile ripresa... l'asta tra "cazzone" e "carino" riprese a oscillare. Così come il suo uccello, ma quella era un'altra storia.<br />
«Senti, che ne dici di scambiarci i numeri?» riprese il dandy «Potrei aiutarti ad ambientarti in città... prima di quanto faresti tu, si intende. E magari potrei insegnarti ad amare la pioggia d'agosto. Ha qualcosa di poetico» concluse ammiccando.<br />
Alt. Fermi tutti.<br />
Dre ricordò improvvisamente che c'era un terzo livello da considerare nella valutazione dell'ignoto, oltre "cazzone" e "carino", anche se non gli capitava mai di tirarlo fuori al primo incontro. Quel tipo, comunque si chiamasse, lo aveva raggiunto con due frasi in croce e la cosa non andava affatto bene.<br />
Quel tipo era un dannatissimo cacciatore d'affetto. Lo guardò allargando le narici, provando una bruttissima sensazione di freddo addosso. La mente prese a urlare "allarme rosso, allarme rosso" e non poté fare a meno di seguirne le scie luminose. Si alzò di scatto e, sorridendo, si morse un labbro.<br />
«Sai, io...»<br />
«Ok, ho capito, non sei il tipo. Be', io ci ho provato. In ogni caso tieni, questo è il mio biglietto da visita» gli disse sporgendosi e porgendogli il cartoncino «dovessi sentirti solo o nostalgico... adesso sai come rintracciarmi. Bene» continuò alzandosi a sua volta «il mio autobus sta arrivando. Ci si vede, bel moro» concluse ammiccando e dandogli un pizzicotto sul culo.<br />
Cazzo, ma... davvero? Dre strabuzzò gli occhi prima di vederlo sparire oltre le porte aperte del bus. Si leccò le labbra, quindi osservò l'uomo cercare posto e l'autobus ripartire di gran carriera. Solo dopo qualche secondo si avvide del biglietto nella mano destra.<br />
Gregory Smith.<br />
Alla larga. Cazzo: alla larga!<br />
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<span style="font-size: x-small;">*foto web</span></div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-9404749051675603262015-11-25T00:53:00.002-08:002015-11-25T00:53:58.182-08:00Sulla violenza... Dal sito di Babette BrownUn mio articolo, dal sito di Babette Brown, sulla violenza contro le donne. Perché il 25 Novembre non sia un giorno come un altro!<br /><span style="font-size: x-large;"><a href="http://babettebrown.it/sulla-violenza-di-federica-dascani/#comment-3423">LEGGI QUI</a></span><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRnZmLdIAX_IddRstE8DaLj5pHEWw2a7baqT1cjbY1sR6ya3RCSxkeV1I_pFdmyObZ9xaF8KODmWjtNs5mX_sdLBXR1BfM5QHwmeUZTQYOy2WAza6i_JY2hZ-_ZWPTs8GHLPuvd4I6BbI/s1600/11182163_10205445483648004_5477457898865110780_n+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRnZmLdIAX_IddRstE8DaLj5pHEWw2a7baqT1cjbY1sR6ya3RCSxkeV1I_pFdmyObZ9xaF8KODmWjtNs5mX_sdLBXR1BfM5QHwmeUZTQYOy2WAza6i_JY2hZ-_ZWPTs8GHLPuvd4I6BbI/s1600/11182163_10205445483648004_5477457898865110780_n+%25281%2529.jpg" /></a></div>
<br />Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-21962601380434635542015-11-22T11:24:00.002-08:002015-11-24T00:00:06.482-08:00Contro la violenza, tutti uniti il 25 Novembre... Solo?Da un mese a questa parte sento parlare del 25 Novembre. Fino a un paio di anni fa quel giorno per me ha sempre voluto dire solo una cosa: regali, torta, me (sì, è il mo compleanno e scusate se è poco). Poi qualcuno ha deciso che il 25 Novembre sarebbe diventato il giorno internazionale della lotta alla violenza contro le donne. E mi sta benissimo, oltretutto per me è quasi un segno. Ho sempre combattuto contro questa piaga sociale che mi ha vista anche vittima, oltre che combattente, quindi mai coincidenza fu più gradita. Però... Però ce ne sono parecchi, di però.<br />
Sono anni che sento persone esasperate dal giorno della festa della donna, ascoltando anche cose obbrobriose come "Aboliamo la festa!" "Non serve a nulla, è solo una cosa commerciale" e varie amenità simili.<br />
Ho visto magliette, striscioni e compagnia cantando, in questo periodo, concorsi a tema e tanto altro, riguardante la giornata contro la violenza blablabla... Non è che tra un altro paio d'anni inizieranno, i soliti rompicoglioni (e perdonatemi, è così, sti guastafeste moralisti che stano sempre a puntare il dito e che mi chiedo se trombino mai, a volte) a gridare "La violenza non si combatte così, è una trovata commerciale e blablabla"? Non mi stupirebbe, ragazzi, tanto più che già sento la gente dire che il femminicidio è una pura invenzione dei media.<br />
Dunque, dunque, facciamo chiarezza.<br />
La violenza esiste, il femminicidio esiste (e non è che scompare se c'è o no una parola adatta al caso) come è una realtà il maschilismo ancora tristemente presente nella società occidentale (tanto perché noi siamo quelli con la cultura) ma c'è tanto altro, dietro, di cui non si parla mai. Forse è giunto il momento di sollevare la coperta dei luoghi comuni, e di ciò che ad alcuni fa comodo far passare, e andare in fondo alla questione. Perché non si parla mai delle mamme ancora costrette a licenziarsi (nonostante a tanti piaccia dire che no, noi l'abbiamo estirpata st'usanza, non succede più) o delle eterne stagiste che guardano gli altri far carriera. E vogliamo parlare della notizia tornata in auge qualche settimana fa degli stipendi che fanno ridere a parità di livello tra donne e uomini? Oppure, ancora, della violenza psicologica che le stesse donne perpetrano nei confronti delle altre se, poco poco, si permettono di andare in giro in mini il giorno della donna, magari per recarsi poi in un locale o in un ristorante? Voi non avete idea di che capitolo dovrei aprire in quel caso e ve lo risparmio semplicemente perché c'è una cosa che mi preme ancora di più dire.<br />
Quante di voi, nella loro vita, hanno provato l'ebbrezza delle avances sul posto di lavoro? Quelle pressanti, quelle talmente scomode da essere difficili pure da declinare. Quelle in grado di far sentire sporche pur non avendo mai fatto nulla di male. Quelle che ti si attaccano dentro, come lo sguardo lubrico e viscido di chi non ha nulla da perdere se non un'altra pedina facilmente sostituibile.<br />
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Di questo non se ne parla mai, ma permettetemi: anche questa è violenza. E delle peggiori. Non solo perché rientra nella sfera della violenza psicologica, ma anche perché mina il diritto al lavoro, alla normalità, alla parità. </div>
<div>
E allora la D'Ascani ha deciso di mettersi in mezzo alla questione, come sempre nel suo piccolo, perché crede sia giusto offrire una panoramica di ciò che questa grandiosa società ci regala. Che società, no? In grado di seppellirti con una risata, quasi...</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDF3WTW0NMJlz_hvIoivkTgRQCxwTN5vMqH51pNydhF5lwWtWeOGZwNTrTL6r49WXWT5Ji2ATjASCTvtQhsYCxekrRLCK7SqtjsROqVW3QawgefcojVn6gPNCfIt1tXFpOVIqAj-688gw/s1600/51G2K25ZduL._BO2%252C204%252C203%252C200_PIsitb-sticker-v3-big%252CTopRight%252C0%252C-55_SX324_SY324_PIkin4%252CBottomRight%252C1%252C22_AA346_SH20_OU29_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDF3WTW0NMJlz_hvIoivkTgRQCxwTN5vMqH51pNydhF5lwWtWeOGZwNTrTL6r49WXWT5Ji2ATjASCTvtQhsYCxekrRLCK7SqtjsROqVW3QawgefcojVn6gPNCfIt1tXFpOVIqAj-688gw/s1600/51G2K25ZduL._BO2%252C204%252C203%252C200_PIsitb-sticker-v3-big%252CTopRight%252C0%252C-55_SX324_SY324_PIkin4%252CBottomRight%252C1%252C22_AA346_SH20_OU29_.jpg" /></a></div>
Vi offro uno spunto di riflessione, un momento dedicato alla crescita di un pensiero.<br />
Vi offro<a href="http://www.amazon.it/Storia-precaria-comune-Federica-DAscani-ebook/dp/B018CNNWXS/ref=pd_ecc_rvi_1"> Storia di una precaria comune</a>, un breve racconto che spero, però, riesca a trasmettere cosa significa essere oggetto di attenzioni per nulla volute.<br />
Credetemi, sono tante, troppe, quelle ancora trattate come Eva la peccatrice.</div>
<div>
Ma Eva siete anche voi, sono anche io.<br />
Eva era donna: ricordatevelo e fatelo per voi stesse, se non per le altre. <br />
<br /></div>
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<br /></div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-64060481445656108412015-11-13T14:07:00.000-08:002015-11-13T14:07:00.370-08:00Volevo solo te: la vera protagonistaSiamo giunti a due giorni dall'uscita della versione cartacea di Volevo solo te. La copisteria sta lavorando alacremente e in questo momento un bel po' di copie in bianco e nero con banda rossa stanno sfilando sui nastri una dopo l'altra, allineandosi composte in attesa di trovare il proprio posto nel mondo.<br />
Nelle vostre case? Probabile. In libreria? Forse...<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWMql2Dt-haKGxJG18DKkbNDMSv8ES_nFLBui3UNUwVqgnZgksdB_NQzusKwFQEajKDDoqaToBsJ8HqUrCwfFPNHnqjSxhsV_yglRi9BGoj5KUR4REHOMw2c0ROTjj3EXl_97a9du31GI/s1600/12185533_820108744776051_1484875285385584710_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWMql2Dt-haKGxJG18DKkbNDMSv8ES_nFLBui3UNUwVqgnZgksdB_NQzusKwFQEajKDDoqaToBsJ8HqUrCwfFPNHnqjSxhsV_yglRi9BGoj5KUR4REHOMw2c0ROTjj3EXl_97a9du31GI/s320/12185533_820108744776051_1484875285385584710_o.jpg" width="222" /></a></div>
<br />
<br />
Ma c'è una cosa ancora più importante, che si muove sotto quel bacio intenso che è la fotografia di un amore ancora da scoprire...<br />
Flora, che ancora sogna, ancora corre nell'erba, ancora arrossisce per uno sguardo intenso rubato nei campi.<br />
Flora che non sa e non vuole sapere cosa significa crescere. O forse sì: forse desidera così tanto conoscere la vita che ne fugge per la paura che l'emozioni la sovrasti.<br />
Flora, una ragazza d'altri tempi con l'innocenza propria delle adolescenti tumultuose.<br />
Ed ecco che oggi parleremo della mia splendida protagonista, una ragazza bellissima, dal corpo in evoluzione, con un amore sconfinato nel petto e un mondo da scoprire negli occhi.<br />
Perché Flora è dentro di voi, dentro di me. Flora è il nostro fanciullo interiore.<br />
Amatela come io ho amato lei.<br />
<br />
<b><span style="font-size: x-large;">FLORA</span></b><br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
La mattinata
trascorse nel timore e nella speranza di rivedere quel ragazzo senza
nome, mentre le gambe solerti pedalavano e macinavano chilometri con
la stessa lena con la quale le donne raccoglievano il grano in luglio
e stipavano il fieno nei silos. Molti pensavano erroneamente che la
sua mansione fosse più leggera di tante altre, ma correre come
faceva lei tutto il giorno, piegata nello sforzo di filare via carica
di acqua, era tutto fuorché semplice. Lo sapeva bene il suo fisico,
adattato allo sforzo fisico e modellato di conseguenza. Il seno
abbondante , sul ventre piatto e il vitino da vespa di cui tanto
andava fiera, era l'unico ingombro di cui avrebbe fatto a meno
durante le cavalcate forsennate in sella al suo inseparabile mezzo a
due ruote, questo almeno fino al momento in cui non le capitava di
specchiarsi nei vetri degli spacci aziendali. In quei frangenti
poteva ammirare estasiata la sua figura, provando un guizzo di
orgoglio e un brivido di eccitazione nell'osservare ogni sua curva
voluttuosa che sembrava gridare desiderio a ogni fremito. Quando
giunse nei pressi del campo dove lavorava quel ragazzo dagli occhi
penetranti, quindi, non ci pensò due volte a togliersi il fazzoletto
dalla testa e scuotere i suoi lunghi capelli ramati, selvaggi nella
massa fulva che era fiera di ostentare alla luce del sole.</div>
<b><span style="font-size: x-large;"><br /></span></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzFwcx-xQcNJqK_e0Ag39jcVzmtQo1eOMtDsIx1OykjY9hPuO4O42qL8lSakAxEZoJOA8o3zUZCqSJK1wr274SIM7P3Fx2HP1kZijmddObm46vQ9DU_J7_A7N4KH4uFPnYVWPqKQofwCA/s1600/autumn-885855_1920.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzFwcx-xQcNJqK_e0Ag39jcVzmtQo1eOMtDsIx1OykjY9hPuO4O42qL8lSakAxEZoJOA8o3zUZCqSJK1wr274SIM7P3Fx2HP1kZijmddObm46vQ9DU_J7_A7N4KH4uFPnYVWPqKQofwCA/s320/autumn-885855_1920.jpg" width="228" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
Uscì dall'acqua e
notò come gli ultimi raggi di sole che filtravano tra gli alberi le
cadessero addosso giocando col pulviscolo fine che le vorticava
attorno. La sua pelle riluceva nel riflesso dorato del tramonto
facendola sentire sensuale, bella come mai si era sentita. Il
pensiero del suo appuntamento notturno le accelerò i battiti del
cuore e le illanguidì le membra, inducendola a sorridere di
nascosto per il suo dolce segreto. Sentendosi osservata alzò lo
sguardo giusto in tempo per notare un paio di occhi chiari sparire
oltre le fronde degli alberi dirimpetto al canale e le guance
tornarono a imporporarsi. Le sue labbra dipinsero una “o” sul
volto stupito e lo sconcerto iniziale cedette subito il passo
all'emozione e alla meraviglia. Era lui? Davvero l'aveva vista nuda?
E cosa aveva pensato? Le era piaciuta? Gli occhi lucidi di
incredulità, afferrò l'asciugamano e iniziò a tergersi l'acqua di
dosso. Ascoltò distrattamente Nilde blaterare qualcosa senza
realmente dare peso alle sue parole. Quegli occhi le erano entrati
dentro, cantandole una melodia impossibile da ignorare.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<br /></div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-57977526673527929982015-11-10T13:22:00.000-08:002015-11-10T13:22:56.542-08:00Volevo solo te, i personaggi #3In ogni romanzo che si rispetti, non può mancare il cattivo. Per lo meno non nei romanzi che presuppongono un grande amore. In fondo senza ostacoli non ci sarebbe il pathos necessario a voler davvero essere l'uno nelle braccia dell'altro no?<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic-PAm9LlKvqXMtNY0noQX-2BLBKlOWIXRUugTw_MBB9ODftLApRjEqCkqstUuITVyJ-neu4TQhzc3OZTgElXgcjxSSOKF6BoTF143kicShN5KgtUQfxdzjNpISOsg7CQgL2t7FcODaTg/s1600/coppie-letteratura.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEic-PAm9LlKvqXMtNY0noQX-2BLBKlOWIXRUugTw_MBB9ODftLApRjEqCkqstUuITVyJ-neu4TQhzc3OZTgElXgcjxSSOKF6BoTF143kicShN5KgtUQfxdzjNpISOsg7CQgL2t7FcODaTg/s320/coppie-letteratura.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Ma chi è davvero il cattivo di Volevo solo te?<br />
Renzo Lorenzin è davvero così meschino come vorrei dipingerlo? E chi era, nella realtà?<br />
Come per Miss Gioconda, personaggio strettamente collegato al nuovo fattore dell'azienda, lascerò che siano le parole del Lorenzin a raccontarvi del suo carattere e del suo modo di muoversi tra le persone.<br />
E ricordate che Renzo non è solo scaltro e subdolo, ma anche dannatamente bello.<br />
Come ogni cattivo conturbante che si rispetti!<br />
<br />
<span style="font-size: x-large;"><b>Renzo</b></span><br />
<span style="font-size: x-large;"><b><br /></b></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghVmS61oX3Qhxb2avlwZz5tC4p3w_KU_CX5RIMvecxzc3QljVd3YQDu0IzVEGuiu0DIvM8_x0qTyhRXZ016cK9aS9u6sPIHPfWrUGN4W624TWkjs7umdaB_tP-RjfuonCec1yPjMO2Tsw/s1600/ss4uy_zps0d725f25.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="134" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghVmS61oX3Qhxb2avlwZz5tC4p3w_KU_CX5RIMvecxzc3QljVd3YQDu0IzVEGuiu0DIvM8_x0qTyhRXZ016cK9aS9u6sPIHPfWrUGN4W624TWkjs7umdaB_tP-RjfuonCec1yPjMO2Tsw/s320/ss4uy_zps0d725f25.png" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: x-large;"><b><br /></b></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
Schioccò le
labbra, dondolando sui talloni, mentre le dita scivolavano lungo gli
straccali e si andavano a incuneare tra i pantaloni e la camicia
intrisa di sudore. Si sarebbe rassettato prima di uscire a
festeggiare. La prima notte in quel luogo non poteva trascorrere
senza una puntata nei bordelli di Roma di cui gli era stato parlato
assai bene dagli amici emigrati prima di lui. Catturò con lo sguardo
l'immagine di Lucia intenta già a disfare le valige e decise di
sfogare i propri bollori in quello stesso momento, per evitare
inutili perdite di tempo più tardi. In fondo se doveva pagare
qualche puttana, era bene farlo a ragion veduta e non per una
sveltina regalata per la troppa fretta di infilarlo nel buco adatto.
Rimase in silenzio, osservando le forme generose di sua moglie.
Inadatta al concepimento di prole, era soddisfacente almeno tra le
lenzuola, non fosse altro che almeno era docile e remissiva quanto
bastava per esaudire ogni sua turbolenta fantasia. Attese, come un
ragno sulla tela, finché la donna non gli passò di fianco per
andare a prendere la sua valigia ancora a terra di fianco alla porta.
Con uno scatto fulmineo del braccio la accalappiò cingendole la vita
e togliendole il fiato. Incredula, per nulla preparata a
quell'assedio, la donna annaspò nel vuoto, atterrando poi con i
palmi aperti sul legno duro e fibroso della tavola su cui avrebbero
desinato da quel giorno in avanti. La sentì sospirare, irrequieta,
quindi rassegnarsi docile ai suoi voleri.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
«Brava,
mogliettina, sai cosa voglio» le sussurrò, avvicinandole la bocca
all'orecchio. Le sciolse la severa crocchia con cui aveva
ordinatamente acconciato i capelli alla nuca, quindi le scompose la
massa nera di riccioli che cadde sulle schiena e sul tavolo scuro.
</div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
«Abbassati e
allarga le gambe» le ordinò, mentre con una mano armeggiava con la
patta dei suoi pantaloni per tirare fuori il suo membro, svettante e
pronto. Lo eccitava il potere che il suo ruolo gli conferiva. Non
solo di fattore, ma anche di marito.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTvgRpBMZe04FkOFkIz8bRfW1_kzXlPq2uLsX7u-9cZLFF0sCYUR50WC8-WVXStM5ZgYi26_1i4WeIkU2ZnC1Wk36IeU6u_oE8TGndF-J0DeYE85k19IHXfzJRg8mbLcVkJ-5jpWBgyYA/s1600/uid_13c5ddd6342.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTvgRpBMZe04FkOFkIz8bRfW1_kzXlPq2uLsX7u-9cZLFF0sCYUR50WC8-WVXStM5ZgYi26_1i4WeIkU2ZnC1Wk36IeU6u_oE8TGndF-J0DeYE85k19IHXfzJRg8mbLcVkJ-5jpWBgyYA/s320/uid_13c5ddd6342.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
«Be', comunque non
c'è molto da spiegare, mia cara Flora» continuò poi,
avvicinandosi. In poche falcate le fu di fronte. Il bacino
all'altezza del suo volto. Pensò di alzare lo sguardo, ma si rese
conto di essere in una posizione equivoca e davvero sgradevole. Se lo
avesse guardato, la prospettiva dal quale l'avrebbe fatto sarebbe
stato dalla cintola in su e, per quanto il suo corpo ne fosse
tentato, si ritrasse impercettibilmente sul pavimento guardando un
punto imprecisato a terra. Rimasero in silenzio per parecchi secondi,
come se il fattore volesse mettere alla prova la sua curiosità,
quindi lo sentì piegarsi sulle gambe e portare il volto all'altezza
del suo. Le sollevò il mento, costringendola a guardarlo. Flora
sentì lo stomaco contrarsi in un miscuglio tra desiderio, adrenalina
e fastidio. Non riusciva a decifrare i suoi sentimenti, ma seppe
chiaramente che non erano gli stessi che provava con Fausto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
Dal 15 Novembre <a href="http://www.amazon.it/Volevo-solo-Damster-Erox%C3%A8-parola-ebook/dp/B01790JDYW/ref=pd_ecc_rvi_1">Volevo solo te</a> (clicca sul nome per scaricarlo in ebook) sarà disponibile anche in cartaceo!</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<span style="font-size: xx-small;">*foto Web </span> </div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-30000029982482330282015-11-08T04:19:00.000-08:002015-11-08T04:19:19.514-08:00I personaggi di Volevo solo te: post #2In occasione dell'<b>uscita in digitale del mio nuovo romanzo</b>, non posso esimervi dal farvi conoscere il personaggio più delicato, particolare e così colmo di sfaccettature da meritare, forse uno spin off (già in mente, lo ammetto) in un prossimo futuro. Non potrei farne a meno, la sua vita è troppo importante per non essere divulgata.<br />Di chi sto parlando? <br />Bene, la prendo alla larga. <br />Tempo fa vi ho parlato dei<b> lupanari</b>, i vecchi bordelli della capitale in cui il sesso a pagamento altro non era che la normalità. In questi luoghi non era difficile incontrare personalità di spicco o poveracci, ma una costante rimaneva, come una luce intensa e mai prossima alla morte: tutte le donne impiegate a dar piacere a chi si avventurava nelle loro stanze.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh95LNpFKfz0wB5xan0UDActHIXNAmboYxbc7cK7Ne49nA2LrLKVH5ZJrj_FaD7U5fxpPqZNlOhbioVc1CQXj28qqr8tdjz6qiIx7Tv5ScNA7r-FunPvoVwKnDCzgS9tsQSX-yrURT1h94/s1600/2013-02-bordello.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh95LNpFKfz0wB5xan0UDActHIXNAmboYxbc7cK7Ne49nA2LrLKVH5ZJrj_FaD7U5fxpPqZNlOhbioVc1CQXj28qqr8tdjz6qiIx7Tv5ScNA7r-FunPvoVwKnDCzgS9tsQSX-yrURT1h94/s320/2013-02-bordello.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Miss Gioconda, quell'attrice non protagonista che, a mio modesto parere, merita un premio dalla critica, si colloca in un contesto simile, avulso dalle dinamiche della storia tra Flora e Fausto, eppure strettamente collegata a essi non sapendone assolutamente nulla. Credo sia uno dei personaggi più riusciti di tutta l'opera e per tanti motivi che spero possiate cogliere voi stessi dalla lettura.<br />Ma non vi svelerò la personalità di questa grande donna con parole inventate al momento: sarà direttamente la sua voce a parlarvi. Perché <b>Miss Gioconda non deve nulla a nessuno</b> se non a se stessa!<br /><br /><span style="font-size: x-large;">Miss Gioconda</span><br /><br /><br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
«Ti aspettavo,
maschio, Puntuale come sempre.»
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
Gioconda era lì,
seduta su una sedia, davanti alla grande madia, con una gamba
accavallata sull'altra e una mano tra i capelli. Una camicia di seta
si apriva sbottonata sul seno, rivelando i capezzoli rosei che
svettavano turgidi, lisci e brillanti nel trucco che era solita
cospargervi sopra. Una collana di perle scendeva nell'incavo tra le
due piccole colline, seducenti senza essere prorompenti Non che Renzo
non adorasse sprofondare in un seno florido, ma<b> riconosceva il potere
della seduzione </b>quando lo vedeva... Una gonna cortissima celava a
malapena i riccioli del pube lasciati nudi dalle mutandine che
giacevano tra le unghie laccate di rosso e che la donna sventolava
nella mano libera. Le gambe erano fasciate da calze velate nere
trattenute da reggicalze la cui corsa finiva sotto il gonnellino.
Gioconda si leccò le labbra lasciate naturali e ammiccò, seducente.</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXIQbzfhPxvvssylkT891HQXcRldE9KscK9hP1c8aiD8epLPHddl9W1bnH2DXXL3uPUfHawhun3r9Xwde-s4SGXvyG9S2KzFve8ODL3jZ1kJLsZoDiW2hk6Ub1s1WGnTn5IdIBtkhozZg/s1600/case-chiuse-napoli-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXIQbzfhPxvvssylkT891HQXcRldE9KscK9hP1c8aiD8epLPHddl9W1bnH2DXXL3uPUfHawhun3r9Xwde-s4SGXvyG9S2KzFve8ODL3jZ1kJLsZoDiW2hk6Ub1s1WGnTn5IdIBtkhozZg/s320/case-chiuse-napoli-2.jpg" width="198" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
<br /><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
«Non fare la
stupida, ora» sibilò al suo riflesso, impedendo alle lacrime di
rompere gli argini. Portò la sigaretta alle labbra, guardandosi, e
aspirò una lunga boccata di fumo. Chiuse gli occhi poi buttò fuori
la voluta azzurrognola che si perse tra i raggi del sole filtranti
dalle imposte chiuse. Lì era sempre tutto chiuso, ma non le sue
cosce. No, quelle dovevano rimanere aperte per tutti. Si leccò un
labbro, sollevando un sopracciglio e sbatté le palpebre in
un'espressione conturbante. Era abituata a fingere, lo avrebbe fatto
fino alla morte. A breve Lucille avrebbe iniziato a chiederle
spiegazioni circa le sue lunghe assenze e allora avrebbe dovuto
inventare qualcosa. Qualsiasi cosa, pur di non ammettere la “vita”.
Non si vergognava del suo lavoro, ma non voleva assolutamente che sua
figlia ne seguisse le orme. Somigliava così tanto a suo padre... Si
alzò, furente con se stessa, quindi spense la sigaretta nel
posacenere e si spogliò. Quando rimase completamente nuda arrischiò
uno sguardo verso lo specchio, ammirandosi.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjW4Zp9ChcsBLfQNiCPgBP72CPIR1flTU8NQuHn5MfVhi_lzJQlaO9hOMw6bF8awcTWlJEIv53Zw_l0opbNZOaOgJNpt8X3E9dqmqpLb0Rd6QLJGaz-jL4cBzeiHcuWVOWKXznhlvpq0hY/s1600/393323_6239187_CASE_DI_TO_18576468_medium.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjW4Zp9ChcsBLfQNiCPgBP72CPIR1flTU8NQuHn5MfVhi_lzJQlaO9hOMw6bF8awcTWlJEIv53Zw_l0opbNZOaOgJNpt8X3E9dqmqpLb0Rd6QLJGaz-jL4cBzeiHcuWVOWKXznhlvpq0hY/s320/393323_6239187_CASE_DI_TO_18576468_medium.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.5cm;">
«Come mi vesto,
oggi?» cinguettò al suo riflesso, l'ombra della donna inquieta che
era stata fino a pochi istanti prima nella luce del suo sguardo.<br /><br /><br /><span style="font-size: large;">Oggi esce <a href="http://www.amazon.it/Volevo-solo-Damster-Erox%C3%A8-parola-ebook/dp/B01790JDYW/ref=pd_ecc_rvi_1">Volevo solo te</a> (clicca sul titolo per scaricarlo direttamente da Amazon) in formato digitale. In attesa della su versione cartacea, potete iniziare la lettura, immergendovi nella magia!</span><br /><br /><span style="font-size: xx-small;">*Foto Web</span></div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-56983633302108665012015-11-06T14:09:00.004-08:002015-11-07T00:36:01.351-08:00Volevo solo te: i personaggi #1Manca poco, ragazzi, una manciata di giorni.<br />
<div>
A cosa?<br />
Al cartaceo, al digitale... <a href="http://www.amazon.it/Volevo-solo-Damster-Erox%C3%A8-parola-ebook/dp/B01790JDYW/ref=sr_1_11?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1446831426&sr=1-11">Volevo solo te</a> è ormai una realtà e lo sarà per chiunque vorrà leggere una storia d'amore possibile in un periodo dimenticato da molti. Ma non da tutti, chiaro.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
In ogni caso bando alle ciance, di storia ne abbiamo parlato fin troppo negli ultimi periodi (non credete... tornerò!) quindi direi di passare a presentare i personaggi principali che vi terranno compagnia nelle prossime settimane.<br />
Parlare di tutti, oggi, sarebbe impensabile. Tanto il romanzo è breve quanto la psicologia di ogni singola persona ritratta tra le pagine è immensa. </div>
<div>
Inizieremo con calma e, oserei dire, dal più bello di tutti. L'ho creato io, so di che parlo. </div>
<div>
Partire "col botto"? E perché no? In fondo di un libro si può prendere ciò che si vuole e girarlo a proprio piacimento con la forza dell'immaginazione. La bellezza che risiede nella lettura coinvolge anche e soprattutto questo aspetto.</div>
<div>
Be', che dire... Buon viaggio ;)</div>
<div>
<b><br /></b>
<b><span style="font-size: x-large;">Fausto</span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div>
<b><br /></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1oEheu-nRlSRijzelXB8XGOvYGFj3vzS7DA7YVPZWvMNzv4PlcTBEOcnoROXtPdKFATktjDWPf5GH2lM5e6viww8xIRi1rVuAXj_5tEcI1zcPH1UtAfir1DHQR0d3t2HdtOKEJ49D0rw/s1600/luca-argentero-attore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1oEheu-nRlSRijzelXB8XGOvYGFj3vzS7DA7YVPZWvMNzv4PlcTBEOcnoROXtPdKFATktjDWPf5GH2lM5e6viww8xIRi1rVuAXj_5tEcI1zcPH1UtAfir1DHQR0d3t2HdtOKEJ49D0rw/s320/luca-argentero-attore.jpg" width="168" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div>
<b><br /></b></div>
<div>
<br /></div>
<div>
Era lui ed era più bello di come lo avesse ricordato per tutta la notte. Il torso nudo riluceva sotto i raggi torridi del sole quasi allo zenit e i pantaloni gli cadevano larghi oltre le ginocchia, ma non sulle cosce, tornite, possenti e chiaramente intuibili sotto la stoffa leggera e aderente. Aveva un torace scolpito, tale da fare invidia alle statue che solo una volta Flora aveva visto in Piazza Venezia, e le braccia richiamavano<b> pensieri oltremodo peccaminosi</b> e dediti alla lussuria più sfrenata, di cui lei non conosceva nulla, ma che immaginava con la forza del desiderio appena natole in petto. Temette di morire di crepacuore, tanto quello correva forsennato fino alle tempie. Notò un sorriso buono, largo e sensuale dipingersi sul volto bronzeo del ragazzo e udì un coro di angeli, che nella realtà altro non era che il chiacchiericcio divertito delle donne di fianco a loro</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu1Hyh6pYW-m3_lZAdzdYL9C9ieB5jcq5LmKFcBMVRxppy20lbHcMKs97MtI9aM5NZ6V15WrKWfKQpVsAZDL6te6HW4vDUTzkxrAjMkbQNqw13hCNb8gjEf0Vy15xoT-bSdpQ-hviyjys/s1600/Luca+Argentero+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu1Hyh6pYW-m3_lZAdzdYL9C9ieB5jcq5LmKFcBMVRxppy20lbHcMKs97MtI9aM5NZ6V15WrKWfKQpVsAZDL6te6HW4vDUTzkxrAjMkbQNqw13hCNb8gjEf0Vy15xoT-bSdpQ-hviyjys/s320/Luca+Argentero+2.jpg" width="237" /></a></div>
<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div>
<br /></div>
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<div>
«Sei venuta, allora» si sentì apostrofare da dietro le spalle, a bassa voce; una mano le sfiorò il braccio delicatamente. Il cuore le balzò in gola battendo all'impazzata, ma non osò muoversi. Lasciò che Fausto le si avvicinasse ancora di più, aderendo il corpo al suo.</div>
<div>
Chiuse gli occhi, tentando di respirare per non svenire dalla gioia. Poteva sentire il respiro calmo del ragazzo lambirle l'orecchio destro, le sue braccia forti cingerle la vita, il cuore di lui suonare all'unisono col suo in una danza arcana e misteriosamente veloce.</div>
<div>
«Non sai che regalo sia per me vederti qui. <b>Non riesco a non pensarti</b> dal primo giorno in cui ti ho vista» le sussurrò, scostandole i capelli dal collo e posandovi le labbra. Flora trattenne il fiato, mentre un liquido caldo le inumidiva le cosce nude. L'unico ostacolo tra il suo corpo e il buio della notte era la leggerissima camicia con la quale era solita dormire. Avvertì l'erezione del ragazzo spingerle contro le natiche e il suo cuore accelerò ancora, come se fosse in grado di farlo senza ucciderla. Avvertì le labbra morbide di Fausto baciarle timidamente la base del collo, facendola rabbrividire al punto che si sentì tanto sfrontata da offrirgli maggior spazio inclinando la testa di lato. Senza volerlo gemette e questo risultò un chiaro invito a proseguire. Le braccia del suo moro la cinsero ancora più stretta, <b>mentre i baci si facevano più audaci</b>, risalendo lungo la curva dolce che portava dritta alle sue labbra dischiuse. Flora temette di accasciarsi al suolo, perché le sue gambe divennero tanto molli da non reggere il suo peso senza tremare.</div>
<div>
<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijxGpHnEtwWn5m07AxQd4djwV3FTsNT_B2kc5O9ldhsTy0MLbNdar_k69b-NuVCcwpuDS3cgYec03UvsVAv7HashidlO39nsOhImLx03cvM7xVwQJeG-Sv7e2bBcF696FdcWx1l2HyQ1A/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijxGpHnEtwWn5m07AxQd4djwV3FTsNT_B2kc5O9ldhsTy0MLbNdar_k69b-NuVCcwpuDS3cgYec03UvsVAv7HashidlO39nsOhImLx03cvM7xVwQJeG-Sv7e2bBcF696FdcWx1l2HyQ1A/s1600/images.jpg" /></a></div>
<div>
<br /></div>
<div>
«Stai tremando» le baciò addosso Fausto, e lei fu in grado solo di annuire lentamente portando le mani sopra quelle di lui, ferme ancora sul ventre. Erano calde, forti, grandi quel tanto che sarebbe servito ad amarla come aveva sognato durante le settimane passate. Si morse il labbro, desiderando fare la stessa cosa con la bocca di lui, tanto che si fece audace e mosse il volto verso la sua direzione. E lo trovò, pronto, conturbante, lo sguardo brillante nella luce della luna piena. Si fissarono e Flora seppe che non c'erano discorsi da fare, parole da cercare, frasi a effetto da cantare. Le loro labbra si cercarono nello stesso momento e si trovarono, di conseguenza, iniziando a rincorrersi in un gioco sconosciuto a entrambi, ma naturale come lo era bere. Flora fu la prima a dischiudere le sue, anelando qualcosa di più. Fausto rispose prontamente, leccandole via il sapore del timore, della vergogna, del piacere di saperlo vicino. E d'un tratto<b> i loro corpi immobili presero vita</b>, desiderando di comune accordo una vicinanza diversa</div>
</div>
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<br /></div>
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<span style="font-size: xx-small;">* Foto Web</span></div>
Federica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1215443480578245541.post-35597665715796658042015-10-31T04:31:00.000-07:002015-10-31T04:31:16.031-07:00Oggi si festeggia Halloween, ma... a Roma la notte delle streghe era un'altra!La notte delle streghe è arrivata... Ma ne siamo proprio sicuri?<br />
Dolcetto o scherzetto... O lumache?<br />
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</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtxDSkVZsFQcGmqbGSKhuSTAQqEIu6dfAh1KO901fakdV2DwoVZpaddCvyLPCj4NU4nFXmra-mrBicCVyjFGiSwMESuYtIdY41WubV-5-wfImfaUxu-9M0aqGGQzXlA27uUu66310vUsg/s1600/Halloween1-744x445.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="191" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtxDSkVZsFQcGmqbGSKhuSTAQqEIu6dfAh1KO901fakdV2DwoVZpaddCvyLPCj4NU4nFXmra-mrBicCVyjFGiSwMESuYtIdY41WubV-5-wfImfaUxu-9M0aqGGQzXlA27uUu66310vUsg/s320/Halloween1-744x445.jpg" width="320" /></a></div>
Ciò che negli ultimi anni, ma direi anche nell'ultimo secolo, si è perduto è il sapere, la conoscenza delle tradizioni nostrane. Lo spirito pagano che accompagna la notte della vigilia della festa di Ognissanti, ormai in tutto il mondo, è così simile a una festa romana perduta che il paragone è automatico, per chi sa. Non dimentichiamo, inoltre, che la festa di Halloween è una festa importata, americana (anche se dire anglosassone sarebbe più corretto) che fa eco a uno dei sabbah più importanti e che rimanda, quindi, a quell'epoca in cui i contadini festeggiavano la natura e non i santi.<br />Ma questa è una questione lunga che richiede altre pagine. Oggi voglio parlarvi di altro.<br />
<br />
Voglio parlarvi della vera notte delle streghe. Quella che a Roma viene identificata, o veniva, con il<br />
24 giugno, San Giovanni.<br />
La notte in cui le vecchie nasute andavano in giro per la città a catturare anime. I cittadini si riversavano da ogni rione, già dalla sera della vigilia, nelle strade a far baccano con trombe e altri strumenti pur di scacciare le creature del diavolo e salvare se stessi e i propri cari. Ma non solo, è questa è la genialità di un tempo. Il frastuono provocato dai romani serviva per impaurire le streghe affinché non avessero modo di raccogliere le erbe necessarie ai loro incantesimi.<br />
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Il pellegrinaggio terminava in San Giovanni in Luterano per pregare e mangiare lumache nelle varie osterie. Sì, lumache. Perché forse oggi non molti lo sanno, ma era uno dei piatti forti della cucina romana. Quella vera. Quella dei nonni, ormai quasi perduta del tutto.<br />
La festa poi proseguiva fino al giorno dopo e terminava nel momento in cui il papa si recava a San Giovanni per celebrare la messa e gettare monete d'oro e d'argento per la gioia della folla accorsa.<br />
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E il 31 Ottobre, direte voi? Cosa si faceva nella vigilia della festa di Ognissanti?<br />
Semplicemente si commemoravano i morti, mangiando accanto alla tomba di un parente caro o andando, muniti di torce, sulle rive del Tevere a perpetuare il rito per tutte le anime perdute tra le acque del fiume.<br />
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Quante cose abbiamo perduto della tradizione?<br />Credo troppe...<br />
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Fonti e foto: Roma Sparita, Intrage.it, Turismoroma.itFederica D'Ascanihttp://www.blogger.com/profile/16863924850280950456noreply@blogger.com0