giovedì 10 dicembre 2015

Appuntamento scarica nervi... con Liam

«Dre, non puoi mancare, Cristo! Lo sai che i bambini ci tengono e io... Non puoi lasciarmi da sola proprio la sera di Natale, non dopo tutto quello che è successo...»
«Rachel, lo so, ma cerca di capire... Non è semplice neanche per me e venire a casa tua sarebbe come ammettere che effettivamente non c'è più rimedio, che...»
«Ma un rimedio non c'è, infatti! Mamma e papà non li farai certo tornare dal mondo dei morti soltanto perché rimarrai chiuso in casa come un eremita! Lo vuoi capire che oltre al lav...»
«Ma tu che cazzo ne sai di quello che faccio io? Che cazzo ne sai di come sto elaborando il lutto, eh? Pensi che non lo sappia che loro stanno marcendo sotto terra? Pensi che non sappia che non torneranno più da me? Non sono un bambino, non ho bisogno di una seconda madre, Rachel!»
«Vorresti dire che non hai bisogno di me?»
«Ma chi cazzo ha detto una cosa del genere? Oh, porca troia, ma è possibile che ogni volta che ci sentiamo finiamo per litigare? Non ci credo...» sospirò allargando le braccia e guardando al cielo. Un cielo fatto di bianco, faretti al neon e qualche ragnatela. Umidità schivata: menomale!
«Non fare il solito teatrale, Dre. Lo sai anche tu che hai un carattere di merda» lo apostrofò sua sorella col tono della serpe che era.
Inspirò profondamente, imponendosi la calma, quindi si leccò le labbra finendo per mordersi la lingua pur di non mandarla a fanculo. Lui, un carattere di merda? E lei, allora?
«Ascolta, al di là di cosa posso o non posso pensare, ho delle scadenze da rispettare al lavoro e tu non abiti proprio qua dietro, e...»
«Cazzate, Dre. Potresti partire il 24, al mattino, e tornare il 26 sera. Oltretutto sei un fottutissimo editor e lo sai tu come lo so io che questo è un lavoro che puoi fare tranquillamente da casa. Non capisco perché non vuoi stare in famiglia a Natale...»
«Rachel, mi fa male vederti» sbottò sbattendo la mano sul tavolo, al limite della sopportazione. Il silenzio che seguì le sue parole fu eloquente, quasi quanto il click finale col quale Rachel interrompeva la conversazione.
«Cristo santo» sospirò gettando il telefono sul sofà sotto lo sguardo annoiato di Billy. Sembrava fosse abituato ai loro scazzi e in effetti era così. Quante volte litigavano al mese? Almeno due su quattro... Una buona media, di tutto rispetto... Camminò stizzito in cucina, aprì il frigo e prese una lattina di birra, quindi si voltò e si appoggiò col culo al ripiano di marmo del lavabo, sorseggiando la bibita con gli occhi persi nel vuoto. Rivangare il passato non era proprio una scelta opinabile, così come farsi il sangue amaro per una discussione che prevedeva, tra le altre cose, la sua capitolazione nel termine di un paio di giorni.


«Che coglioni, mi toccherà andarci, alla fine!» esclamò dandosi una spinta di reni e sollevandosi per tornare in salone. Si mordicchiò il labbro, ingollando altra birra, quindi abbandonò la lattina su una mensola e riprese il telefono dal sofà. Scorse i numeri sulla rubrica, con una mano sul fianco, e intercettò il nome che avrebbe potuto fare al caso suo. Cosa c'era di meglio di una sana trombata per scrollarsi di dosso tutto il nervosismo accumulato? Lui era tornato in città, d'altronde, glielo aveva detto una settimana prima e lui lo aveva liquidato con un messaggio lapidario.
«Bene, vediamo se ha tutta questa voglia di cioccolata fondente» mormorò portandosi il ricevitore all'orecchio, in attesa. L'uomo non si fece attendere, quasi stesse attendendo proprio la sua telefonata da ore. Quando si diceva il fascino del bel tenebroso...
«Liam? Sì, ciao. Senti, ma... non è che ti andrebbe di... Perfetto! Ci vediamo... ah, ok, allora tra mezz'ora qui. Il tempo di farmi la doccia e... Cazzone!» rise «Ok, ti aspetto» gli disse terminando la comunicazione. Quando si voltò aveva ancora il sorriso tra le labbra.
 Lanciò un'occhiata fugace a Billy, ancora acciambellato nella sua cesta e troppo stanco per badare a lui, quindi volò verso il bagno, togliendosi la t-shirt e i pantaloncini durante il tragitto. Fece una doccia veloce, poi indossò un paio di boxer corti e aderenti e si sedette sul sofà, i piedi sul tavolino basso in cristallo, ricordo dei suoi. Di suo padre, precisamente. Accese la tv, si sporse a prendere la lattina di birra, ormai calda, e ne bevve un sorso storcendo la bocca. Natale e non sentirlo...
«Cazzo, a casa, di questi tempi, se uscivi senza paraorecchie ti ritrovavi con i lobi blu dal freddo» borbottò alzandosi « e invece qui ti si sciolgono pure le palle, se non le tieni a bada. Dicembre e fa un caldo soffocante!» finì aprendo il frigo e prendendo una nuova lattina. In quel momento il campanello di casa suonò, così ne prese una seconda e si diresse verso la porta. Era praticamente nudo, il suo cane dormiva della grossa e fuori il sole ancora era alto nel cielo. Un pompino, sorseggiando una birra ghiacciata, sarebbe stato il toccasana per i suoi nervi. Appena aprì la porta, le lattine entrambe incastrate nella destra, Liam lo divorò con lo sguardo. Se non avesse avuto i pantaloni addosso, Dre avrebbe potuto vedergli il cazzo svettare oltre l'ombelico, ne era certo.
«Uhm... è così che mi accogli, Dre?»
«Vuoi sul serio chiacchierare, tesoro?» gli rispose facendosi da parte e lasciandolo entrare. Chiuse la porta, lanciando un'occhiata alla strada deserta prima di voltarsi verso l'ospite, ma non ebbe neanche il tempo di aprire di nuovo bocca. Liam lo sbatté contro il muro e fu solo per puro caso che le birre non scivolarono dalla sua mano, andando allegramente a imbrattare il parquet. L'impatto col freddo dell'intonaco quasi lo rinvigorì, mentre le mani dello scrittore già vagavano oltre i boxer alla ricerca del suo uccello.
«Irruente...» lo apostrofò afferrandogli la testa mentre quello scendeva leccandogli il petto.
«Non sai da quanto desideravo rivederti» mormorò in risposta Liam, inginocchiandosi davanti alla sua erezione scura e pronta. Dre cercò di ignorare il campanello d'allarme che quelle parole avrebbero dovuto segnalargli, chiudendo invece gli occhi e abbandonando la testa all'indietro al primo guizzo di lingua sulla cappella.
«Uhm...» mugolò quando Liam glielo prese in bocca d'un colpo, leccando forsennato tutta la sua lunghezza come se fosse l'unica cosa in grado di dissetarlo. Non pensava, in quel momento, e non esisteva altro che la lingua umida e morbida sulle sue palle. Strinse la mano sui capelli dell'uomo, un po' più lunghi dell'ultima volta, e ansimò quando con entrambe le mani quello iniziò a massaggiargli lo scroto. Un pompino così era quello che ci voleva per dimenticare quella stronza intransigente.
«Vieni, andiamo sul divano» gli disse d'un tratto lo scrittore staccandosi dal suo uccello e rialzandosi «voglio fotterti fino a sentirti urlare» continuò prendendogli una mano e conducendolo davanti al camino spento. Il cazzo in tiro, e ancora fuori dai boxer, Dre si lasciò guidare, quindi appoggiò le lattine, di nuovo calde, su una mensola e rimase in attesa. «Io non urlo, tesoro, dovresti saperlo» lo canzonò alzando un sopracciglio. Vide Liam spogliarsi degli abiti seriosi che lo avvolgevano, poi avvicinarsi afferrandolo per il mento e infilargli la lingua in bocca. «Oggi lo farai» gli disse prima di baciarlo di nuovo. Dre giocò con quella punta guizzante, dolce dei suoi umori, per il tempo necessario a trovare con le dita il cazzo che pungolava il suo. Entrambi nudi, si strinsero in un abbraccio passionale, fatto di forza e desiderio, e l'eccitazione ben presto giunse al parossismo, tanto che Liam lo voltò bruscamente facendolo calare con le braccia sulla testiera del divano. Dre chiuse gli occhi, sentendo il dito bagnato di saliva frugarlo, allargandolo, e aprì la bocca nel momento in cui fu qualcosa di ben più possente a penetrarlo rudemente. Non ricordava Liam così animalesco, ma la cosa gli piacque oltremodo. Fece per portarsi una mano sull'uccello, ma lo scrittore lo bloccò per il polso, piegandosi poi sulla sua schiena per poter essere lui l'artefice del suo orgasmo. Il silenzio nella stanza, ora, era rotto solo dallo schioccare delle sue chiappe contro le cosce possenti di Liam, a ogni affondo, e dai loro respiri affannosi, sempre più corti. Il ringhio di Liam giunse dopo pochi secondi, basso e carico di un orgasmo che giudicò potente quanto quello che si approssimava a provare lui. E l'urlo ci fu, in effetti, proprio come lo scrittore gli aveva annunciato. Non un grido virile, quanto un sospiro stridulo che gli mozzò il fiato in gola, mentre la testa girava e i fiotti del suo piacere si riversavano nel palmo chiuso del compagno.
«Direi che come inizio non c'è male» sussurrò lasciandosi andare a un sorriso che, stranamente, interessò anche i suoi occhi.
Una birra. Ci voleva una birra.

4 commenti:

  1. Liam mi sembra un buon modo per scaricarsi i nervi... È disponibile anche a domicilio? �� Ora sono curiosa di sapere se Dre e Rachel riusciranno a non scannarsi il giorno di Natale.

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    1. Liam si sta dimostrando davvero un tipino interessante. Non credo che Ck Harp abbia una buonissima considerazione di Rachel, però... :D

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    1. A chi lo dici... Guarda, la conosce Luce Loi e solo lei fa il tifo per quella scass... ehm, dolce sorellina :D

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