lunedì 30 novembre 2015

Il Castello Rospigliosi. I luoghi di Volevo solo te. Tra fantasy e realtà

Pur non essendo menzionato all'interno del libro, il Castello Rospigliosi occupa un ruolo fondamentale nei cuori dei cittadini della costa laziale in cui si svolgono le vicende di Volevo solo te. Maccarese, infatti, è legata a doppio nodo con il castello medioevale che troneggia al di là del ponte e che sembra sorridere, gentile, agli avventori già dalle mura esterne. Eppure non tutti conoscono le origini, davvero suggestive, che hanno determinato non solo l'aspetto, ma anche il nome di questo maniero passato quasi in secondo piano ai più, ma denso di storia.

Leggende popolari narrano che, nel XII secolo circa, la zona di Maccarese fosse infestata da un terribile drago e che tutti i residenti del luogo, cacciatori e  pescatori, ne fossero profondamente terrorizzati tanto da disperdersi ed evitare di frequentare le zone più isolate del paese. Con il passare del tempo furono proprio i cittadini a richiedere l'intervento del papa con l'intento di risolvere l'impasse che rendeva impossibile una pacifica permanenza nella zona. Fu per questo motivo che la chiesa bandì un torneo, a cui presero parte numerosi cavalieri delle famiglie romane più importanti, per stanare e sconfiggere il famigerato drago. 
                                                                               

Si narrava che la terribile creatura vivesse in una grotta poco distante dalla città e che lì si nascondesse; forti di questa certezza, i cavalieri si presentarono compatti sulla soglia della grotta (da qui il nome di Malagrotta) senza però sventare il pericolo. Il drago, infatti, uscendo dal suo nascondiglio terrorizzò tutti a tal punto da far scappare anche il più temerario. Soltanto Giorgio dei conti Anguillara rimase, stoico, al suo posto combattendo alacremente e cacciando la creatura seguendola fin sulle sponde del fiume Arrone.
                                                                                   


Nel punto in cui il drago scomparve sorse il castello che prese il nome di San Giorgio, oggi però conosciuto ai più con il nome di Castello Rospigliosi per via della famiglia che lo governò in epoca moderna.
Tuttavia sembra che la leggenda derivi dallo spauracchio di alcuni briganti che, tra il X e l'XI secolo, imperversavano nelle zone adiacenti il paese e che erano soliti depredare gli avventori. Tutto ebbe fine con l'intervento degli Anguillara che ottennero, in cambio, le terre di Maccarese dal papa dando inizio alla civiltà che poi mutò sotto il periodo del fascio.

Maccarese fantasy non l'avrei mai pensata... e voi? 

*fotoweb

giovedì 26 novembre 2015

Incontro alla fermata

Accadeva spesso, ultimamente... Che agosto di merda! Ancora doveva abituarsi alle stagioni alla rovescia di Melbourne. Cazzo, possibile che pioveva sistematicamente quando usciva da quel dannato ufficio? E pensare che lui, quel posto, lo adorava. Oddio, adorava... Diciamo che era stato il giusto compromesso dopo la morte dei suoi. Era letteralmente fuggito, con Rachel, e appena pochi giorni dopo quel pomeriggio...
Inspirò profondamente, serrando la mascella, e allargò le narici assottigliando gli occhi nel guardare le pozze d'acqua oltre la vetrata.
«Ok, dai... ti tocca» sussurrò indossando i guanti e preparandosi a uscire in strada. In verità non gli servivano a molto, quelle manopole, ma il desiderio di uniformarsi al clima e alla città era troppo forte. Buffo, considerando che di integrarsi seriamente non aveva proprio la più pallida volontà. Vuoi mettere un finocchio nero in pieno centro? Per carità, tutti bravi, tutti tolleranti, ma... La realtà era un'altra cosa, signore e signori.
Alzò un sopracciglio quindi sospirò, calandosi anche il cappello in testa, e uscì correndo, pronto ad arrivare alla fermata dell'autobus completamente fradicio.
Evviva, evviva!
Si fermò solo quando fu certo di trovarsi sotto la pensilina, quindi riprese fiato deglutendo a vuoto. Non aveva corso molto e a vederlo dall'esterno nessuno avrebbe mai pensato non fosse un tipo allenato. Sì, aveva un bel fisico, non poteva certo nasconderlo, ma era tutta eredità. Lui e le palestre viaggiavano su binari paralleli e ben distanziati, gente. E che cazzo, ma volete mettere dopo una giornata seduto, con le ossa rigide di parole e caffé, alzarsi e mettersi addirittura a correre? O tirar due pugni a quei cristo di palloncini marroni con un paio di guantoni? Ma neanche a pensarci.
Sofà, passeggiatina con Billy, un paio di birre e almeno una scopata a settimana.
Almeno.
Si rialzò, distendendo la schiena, e si asciugò una goccia di pioggia che gli imperlava la fronte. Per fortuna i capelli erano ancora asciutti sotto al cappello, ma il caldo stava rischiando di soffocarlo. Si strappò i guanti di dosso, poi passò al berretto e infine alla giacca che sbottonò di tre bottoni. Respirò, avvertendo un venticello piacevole accarezzargli la pelle accaldata dalla lana. Cazzo, doveva essere fuori di testa. La lana a Melbourne... la nostalgia di casa era troppo pressante. Ancora troppo, in effetti.
Agosto e non sentirlo.

«Caldo, eh? Uhm, non devi essere di queste parti...» si sentì apostrofare a un tratto da dietro le spalle. Si voltò, contraendo la mascella, e osservò il tipo seduto sulla panchina. Era perfettamente asciutto, ben vestito e con tutti i capelli in ordine. Soprattutto in giacca leggera e tenuta quasi primaverile. Snervante. Un cazzone snervante e pure rompicoglioni. Gli affari suoi no? "Non devi essere di queste parti..." e che cazzo ne sapeva, lui, di che parti era? Cosa, aveva per caso un aggeggio del futuro pronto a scandagliargli anche i peli del culo?
Carino, però.
Ecco, era più forte di lui. Al mondo ormai o erano carini o cazzoni. Vie di mezzo non esistevano, quindi doveva scegliere in fretta da che parte mettere quel dandy dal sorrisino enigmatico.
«Ci ho preso, no? E scommetto anche che stai pensando che io sia troppo carino per non provarci» continuò l'altro allargando le labbra, malizioso.
Cazzone. Sì, sì, indubbiamente cazzone. Biondino, occhi chiari, fisico asciutto e cazzone. E ti pareva?!
«Veramente mi chiedevo perché non ti facessi i cazzi tuoi, ma tu continua pure a pensare ciò che vuoi» lo gelò.
Come mai doveva essere sempre così stronzo? Era la pressione alta oppure una sorta di pulsante on/off sulla gestione degli aspetti sociali della sua vita? Era perennemente incazzato, c'era da dirlo. E... Be', sì, prima non era così. Prima dell'omicidio, prima della fuga, prima di tutto... Prima era stato solo un finocchio nero canadese con una vita tutto sommato soddisfacente e il sorriso sulle labbra. Non sempre, ma quasi.
«Ehi, amico, scusa... Non potevo immaginare ti girasse male» mormorò l'altro a disagio. Non seppe perché, ma provò un inusuale senso di soddisfazione nel sentirlo così... debole. Oddio, stava diventando una specie di bastardo malato di potere? Cazzo, cazzo, cazzo!
«No, scusa tu... è che la pioggia mi mette di cattivo umore» capitolò mettendosi seduto accanto a lui «e hai ragione. Non sono di qui. Devo ancora abituarmi alle stagioni diverse.Non dico che a quest'ora sarei stato in mutande, ma poco ci manca» disse tentando un sorriso di riconciliazione.
«Uhm... non male la prospettiva» stette al gioco l'altro. Era di facile ripresa... l'asta tra "cazzone" e "carino" riprese a oscillare. Così come il suo uccello, ma quella era un'altra storia.
«Senti, che ne dici di scambiarci i numeri?» riprese il dandy «Potrei aiutarti ad ambientarti in città... prima di quanto faresti tu, si intende. E magari potrei insegnarti ad amare la pioggia d'agosto. Ha qualcosa di poetico» concluse ammiccando.
Alt. Fermi tutti.
Dre ricordò improvvisamente che c'era un terzo livello da considerare nella valutazione dell'ignoto, oltre "cazzone" e "carino", anche se non gli capitava mai di tirarlo fuori al primo incontro. Quel tipo, comunque si chiamasse, lo aveva raggiunto con due frasi in croce e la cosa non andava affatto bene.
Quel tipo era un dannatissimo cacciatore d'affetto. Lo guardò allargando le narici, provando una bruttissima sensazione di freddo addosso. La mente prese a urlare "allarme rosso, allarme rosso" e non poté fare a meno di seguirne le scie luminose. Si alzò di scatto e, sorridendo, si morse un labbro.
«Sai, io...»
«Ok, ho capito, non sei il tipo. Be', io ci ho provato. In ogni caso tieni, questo è il mio biglietto da visita» gli disse sporgendosi e porgendogli il cartoncino «dovessi sentirti solo o nostalgico... adesso sai come rintracciarmi. Bene» continuò alzandosi a sua volta «il mio autobus sta arrivando. Ci si vede, bel moro» concluse ammiccando e dandogli un pizzicotto sul culo.
Cazzo, ma... davvero? Dre strabuzzò gli occhi prima di vederlo sparire oltre le porte aperte del bus. Si leccò le labbra, quindi osservò l'uomo cercare posto e l'autobus ripartire di gran carriera. Solo dopo qualche secondo si avvide del biglietto nella mano destra.
Gregory Smith.
Alla larga. Cazzo: alla larga!


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mercoledì 25 novembre 2015

domenica 22 novembre 2015

Contro la violenza, tutti uniti il 25 Novembre... Solo?

Da un mese a questa parte sento parlare del 25 Novembre. Fino a un paio di anni fa quel giorno per me ha sempre voluto dire solo una cosa: regali, torta, me (sì, è il mo compleanno e scusate se è poco). Poi qualcuno ha deciso che il 25 Novembre sarebbe diventato il giorno internazionale della lotta alla violenza contro le donne. E mi sta benissimo, oltretutto per me è quasi un segno. Ho sempre combattuto contro questa piaga sociale che mi ha vista anche vittima, oltre che combattente, quindi mai coincidenza fu più gradita. Però... Però ce ne sono parecchi, di però.
Sono anni che sento persone esasperate dal giorno della festa della donna, ascoltando anche cose obbrobriose come "Aboliamo la festa!" "Non serve a nulla, è solo una cosa commerciale" e varie amenità simili.
Ho visto magliette, striscioni e compagnia cantando, in questo periodo, concorsi a tema e tanto altro, riguardante la giornata contro la violenza blablabla... Non è che tra un altro paio d'anni inizieranno, i soliti rompicoglioni (e perdonatemi, è così, sti guastafeste moralisti che stano sempre a puntare il dito e che mi chiedo se trombino mai, a volte) a gridare "La violenza non si combatte così, è una trovata commerciale e blablabla"? Non mi stupirebbe, ragazzi, tanto più che già sento la gente dire che il femminicidio è una pura invenzione dei media.
Dunque, dunque, facciamo chiarezza.
La violenza esiste, il femminicidio esiste (e non è che scompare se c'è o no una parola adatta al caso) come è una realtà il maschilismo ancora tristemente presente nella società occidentale (tanto perché noi siamo quelli con la cultura) ma c'è tanto altro, dietro, di cui non si parla mai. Forse è giunto il momento di sollevare la coperta dei luoghi comuni, e di ciò che ad alcuni fa comodo far passare, e andare in fondo alla questione. Perché non si parla mai delle mamme ancora costrette a licenziarsi (nonostante a tanti piaccia dire che no, noi l'abbiamo estirpata st'usanza, non succede più) o delle eterne stagiste che guardano gli altri far carriera. E vogliamo parlare della notizia tornata in auge qualche settimana fa degli stipendi che fanno ridere a parità di livello tra donne e uomini? Oppure, ancora, della violenza psicologica che le stesse donne perpetrano nei confronti delle altre se, poco poco, si permettono di andare in giro in mini il giorno della donna, magari per recarsi poi in un locale o in un ristorante? Voi non avete idea di che capitolo dovrei aprire in quel caso e ve lo risparmio semplicemente perché c'è una cosa che mi preme ancora di più dire.
Quante di voi, nella loro vita, hanno provato l'ebbrezza delle avances sul posto di lavoro? Quelle pressanti, quelle talmente scomode da essere difficili pure da declinare. Quelle in grado di far sentire sporche pur non avendo mai fatto nulla di male. Quelle che ti si attaccano dentro, come lo sguardo lubrico e viscido di chi non ha nulla da perdere se non un'altra pedina facilmente sostituibile.
Di questo non se ne parla mai, ma permettetemi: anche questa è violenza. E delle peggiori. Non solo perché rientra nella sfera della violenza psicologica, ma anche perché mina il diritto al lavoro, alla normalità, alla parità. 
E allora la D'Ascani ha deciso di mettersi in mezzo alla questione, come sempre nel suo piccolo, perché crede sia giusto offrire una panoramica di ciò che questa grandiosa società ci regala. Che società, no? In grado di seppellirti con una risata, quasi...
Vi offro uno spunto di riflessione, un momento dedicato alla crescita di un pensiero.
Vi offro Storia di una precaria comune, un breve racconto che spero, però, riesca a trasmettere cosa significa essere oggetto di attenzioni per nulla volute.
Credetemi, sono tante, troppe, quelle ancora trattate come Eva la peccatrice.
Ma Eva siete anche voi, sono anche io.
Eva era donna: ricordatevelo e fatelo per voi stesse, se non per le altre.


venerdì 13 novembre 2015

Volevo solo te: la vera protagonista

Siamo giunti a due giorni dall'uscita della versione cartacea di Volevo solo te. La copisteria sta lavorando alacremente e in questo momento un bel po' di copie in bianco e nero con banda rossa stanno sfilando sui nastri una dopo l'altra, allineandosi composte in attesa di trovare il proprio posto nel mondo.
Nelle vostre case? Probabile. In libreria? Forse...


Ma c'è una cosa ancora più importante, che si muove sotto quel bacio intenso che è la fotografia di un amore ancora da scoprire...
Flora, che ancora sogna, ancora corre nell'erba, ancora arrossisce per uno sguardo intenso rubato nei campi.
Flora che non sa e non vuole sapere cosa significa crescere. O forse sì: forse desidera così tanto conoscere la vita che ne fugge per la paura che l'emozioni la sovrasti.
Flora, una ragazza d'altri tempi con l'innocenza propria delle adolescenti tumultuose.
Ed ecco che oggi parleremo della mia splendida protagonista, una ragazza bellissima, dal corpo in evoluzione, con un amore sconfinato nel petto e un mondo da scoprire negli occhi.
Perché Flora è dentro di voi, dentro di me. Flora è il nostro fanciullo interiore.
Amatela come io ho amato lei.

FLORA
La mattinata trascorse nel timore e nella speranza di rivedere quel ragazzo senza nome, mentre le gambe solerti pedalavano e macinavano chilometri con la stessa lena con la quale le donne raccoglievano il grano in luglio e stipavano il fieno nei silos. Molti pensavano erroneamente che la sua mansione fosse più leggera di tante altre, ma correre come faceva lei tutto il giorno, piegata nello sforzo di filare via carica di acqua, era tutto fuorché semplice. Lo sapeva bene il suo fisico, adattato allo sforzo fisico e modellato di conseguenza. Il seno abbondante , sul ventre piatto e il vitino da vespa di cui tanto andava fiera, era l'unico ingombro di cui avrebbe fatto a meno durante le cavalcate forsennate in sella al suo inseparabile mezzo a due ruote, questo almeno fino al momento in cui non le capitava di specchiarsi nei vetri degli spacci aziendali. In quei frangenti poteva ammirare estasiata la sua figura, provando un guizzo di orgoglio e un brivido di eccitazione nell'osservare ogni sua curva voluttuosa che sembrava gridare desiderio a ogni fremito. Quando giunse nei pressi del campo dove lavorava quel ragazzo dagli occhi penetranti, quindi, non ci pensò due volte a togliersi il fazzoletto dalla testa e scuotere i suoi lunghi capelli ramati, selvaggi nella massa fulva che era fiera di ostentare alla luce del sole.




 Uscì dall'acqua e notò come gli ultimi raggi di sole che filtravano tra gli alberi le cadessero addosso giocando col pulviscolo fine che le vorticava attorno. La sua pelle riluceva nel riflesso dorato del tramonto facendola sentire sensuale, bella come mai si era sentita. Il pensiero del suo appuntamento notturno le accelerò i battiti del cuore e le illanguidì le membra, inducendola a sorridere di nascosto per il suo dolce segreto. Sentendosi osservata alzò lo sguardo giusto in tempo per notare un paio di occhi chiari sparire oltre le fronde degli alberi dirimpetto al canale e le guance tornarono a imporporarsi. Le sue labbra dipinsero una “o” sul volto stupito e lo sconcerto iniziale cedette subito il passo all'emozione e alla meraviglia. Era lui? Davvero l'aveva vista nuda? E cosa aveva pensato? Le era piaciuta? Gli occhi lucidi di incredulità, afferrò l'asciugamano e iniziò a tergersi l'acqua di dosso. Ascoltò distrattamente Nilde blaterare qualcosa senza realmente dare peso alle sue parole. Quegli occhi le erano entrati dentro, cantandole una melodia impossibile da ignorare.


martedì 10 novembre 2015

Volevo solo te, i personaggi #3

In ogni romanzo che si rispetti, non può mancare il cattivo. Per lo meno non nei romanzi che presuppongono un grande amore. In fondo senza ostacoli non ci sarebbe il pathos necessario a voler davvero essere l'uno nelle braccia dell'altro no?

Ma chi è davvero il cattivo di Volevo solo te?
Renzo Lorenzin è davvero così meschino come vorrei dipingerlo? E chi era, nella realtà?
Come per Miss Gioconda, personaggio strettamente collegato al nuovo fattore dell'azienda, lascerò che siano le parole del Lorenzin a raccontarvi del suo carattere e del suo modo di muoversi tra le persone.
E ricordate che Renzo non è solo scaltro e subdolo, ma anche dannatamente bello.
Come ogni cattivo conturbante che si rispetti!

Renzo


Schioccò le labbra, dondolando sui talloni, mentre le dita scivolavano lungo gli straccali e si andavano a incuneare tra i pantaloni e la camicia intrisa di sudore. Si sarebbe rassettato prima di uscire a festeggiare. La prima notte in quel luogo non poteva trascorrere senza una puntata nei bordelli di Roma di cui gli era stato parlato assai bene dagli amici emigrati prima di lui. Catturò con lo sguardo l'immagine di Lucia intenta già a disfare le valige e decise di sfogare i propri bollori in quello stesso momento, per evitare inutili perdite di tempo più tardi. In fondo se doveva pagare qualche puttana, era bene farlo a ragion veduta e non per una sveltina regalata per la troppa fretta di infilarlo nel buco adatto. Rimase in silenzio, osservando le forme generose di sua moglie. Inadatta al concepimento di prole, era soddisfacente almeno tra le lenzuola, non fosse altro che almeno era docile e remissiva quanto bastava per esaudire ogni sua turbolenta fantasia. Attese, come un ragno sulla tela, finché la donna non gli passò di fianco per andare a prendere la sua valigia ancora a terra di fianco alla porta. Con uno scatto fulmineo del braccio la accalappiò cingendole la vita e togliendole il fiato. Incredula, per nulla preparata a quell'assedio, la donna annaspò nel vuoto, atterrando poi con i palmi aperti sul legno duro e fibroso della tavola su cui avrebbero desinato da quel giorno in avanti. La sentì sospirare, irrequieta, quindi rassegnarsi docile ai suoi voleri.
«Brava, mogliettina, sai cosa voglio» le sussurrò, avvicinandole la bocca all'orecchio. Le sciolse la severa crocchia con cui aveva ordinatamente acconciato i capelli alla nuca, quindi le scompose la massa nera di riccioli che cadde sulle schiena e sul tavolo scuro.

«Abbassati e allarga le gambe» le ordinò, mentre con una mano armeggiava con la patta dei suoi pantaloni per tirare fuori il suo membro, svettante e pronto. Lo eccitava il potere che il suo ruolo gli conferiva. Non solo di fattore, ma anche di marito.


«Be', comunque non c'è molto da spiegare, mia cara Flora» continuò poi, avvicinandosi. In poche falcate le fu di fronte. Il bacino all'altezza del suo volto. Pensò di alzare lo sguardo, ma si rese conto di essere in una posizione equivoca e davvero sgradevole. Se lo avesse guardato, la prospettiva dal quale l'avrebbe fatto sarebbe stato dalla cintola in su e, per quanto il suo corpo ne fosse tentato, si ritrasse impercettibilmente sul pavimento guardando un punto imprecisato a terra. Rimasero in silenzio per parecchi secondi, come se il fattore volesse mettere alla prova la sua curiosità, quindi lo sentì piegarsi sulle gambe e portare il volto all'altezza del suo. Le sollevò il mento, costringendola a guardarlo. Flora sentì lo stomaco contrarsi in un miscuglio tra desiderio, adrenalina e fastidio. Non riusciva a decifrare i suoi sentimenti, ma seppe chiaramente che non erano gli stessi che provava con Fausto.

Dal 15 Novembre Volevo solo te (clicca sul nome per scaricarlo in ebook) sarà disponibile anche in cartaceo!
*foto Web  

domenica 8 novembre 2015

I personaggi di Volevo solo te: post #2

In occasione dell'uscita in digitale del mio nuovo romanzo, non posso esimervi dal farvi conoscere il personaggio più delicato, particolare e così colmo di sfaccettature da meritare, forse uno spin off (già in mente, lo ammetto) in un prossimo futuro. Non potrei farne a meno, la sua vita è troppo importante per non essere divulgata.
Di chi sto parlando?
Bene, la prendo alla larga.
Tempo fa vi ho parlato dei lupanari, i vecchi bordelli della capitale in cui il sesso a pagamento altro non era che la normalità. In questi luoghi non era difficile incontrare personalità di spicco o poveracci, ma una costante rimaneva, come una luce intensa e mai prossima alla morte: tutte le donne impiegate a dar piacere a chi si avventurava nelle loro stanze.


Miss Gioconda, quell'attrice non protagonista che, a mio modesto parere, merita un premio dalla critica, si colloca in un contesto simile, avulso dalle dinamiche della storia tra Flora e Fausto, eppure strettamente collegata a essi non sapendone assolutamente nulla. Credo sia uno dei personaggi più riusciti di tutta l'opera e per tanti motivi che spero possiate cogliere voi stessi dalla lettura.
Ma non vi svelerò la personalità di questa grande donna con parole inventate al momento: sarà direttamente la sua voce a parlarvi. Perché Miss Gioconda non deve nulla a nessuno se non a se stessa!

Miss Gioconda


«Ti aspettavo, maschio, Puntuale come sempre.»
Gioconda era lì, seduta su una sedia, davanti alla grande madia, con una gamba accavallata sull'altra e una mano tra i capelli. Una camicia di seta si apriva sbottonata sul seno, rivelando i capezzoli rosei che svettavano turgidi, lisci e brillanti nel trucco che era solita cospargervi sopra. Una collana di perle scendeva nell'incavo tra le due piccole colline, seducenti senza essere prorompenti Non che Renzo non adorasse sprofondare in un seno florido, ma riconosceva il potere della seduzione quando lo vedeva... Una gonna cortissima celava a malapena i riccioli del pube lasciati nudi dalle mutandine che giacevano tra le unghie laccate di rosso e che la donna sventolava nella mano libera. Le gambe erano fasciate da calze velate nere trattenute da reggicalze la cui corsa finiva sotto il gonnellino. Gioconda si leccò le labbra lasciate naturali e ammiccò, seducente.



«Non fare la stupida, ora» sibilò al suo riflesso, impedendo alle lacrime di rompere gli argini. Portò la sigaretta alle labbra, guardandosi, e aspirò una lunga boccata di fumo. Chiuse gli occhi poi buttò fuori la voluta azzurrognola che si perse tra i raggi del sole filtranti dalle imposte chiuse. Lì era sempre tutto chiuso, ma non le sue cosce. No, quelle dovevano rimanere aperte per tutti. Si leccò un labbro, sollevando un sopracciglio e sbatté le palpebre in un'espressione conturbante. Era abituata a fingere, lo avrebbe fatto fino alla morte. A breve Lucille avrebbe iniziato a chiederle spiegazioni circa le sue lunghe assenze e allora avrebbe dovuto inventare qualcosa. Qualsiasi cosa, pur di non ammettere la “vita”. Non si vergognava del suo lavoro, ma non voleva assolutamente che sua figlia ne seguisse le orme. Somigliava così tanto a suo padre... Si alzò, furente con se stessa, quindi spense la sigaretta nel posacenere e si spogliò. Quando rimase completamente nuda arrischiò uno sguardo verso lo specchio, ammirandosi.
«Come mi vesto, oggi?» cinguettò al suo riflesso, l'ombra della donna inquieta che era stata fino a pochi istanti prima nella luce del suo sguardo.


Oggi esce Volevo solo te (clicca sul titolo per scaricarlo direttamente da Amazon) in formato digitale. In attesa della su versione cartacea, potete iniziare la lettura, immergendovi nella magia!

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venerdì 6 novembre 2015

Volevo solo te: i personaggi #1

Manca poco, ragazzi, una manciata di giorni.
A cosa?
Al cartaceo, al digitale... Volevo solo te è ormai una realtà e lo sarà per chiunque vorrà leggere una storia d'amore possibile in un periodo dimenticato da molti. Ma non da tutti, chiaro.

In ogni caso bando alle ciance, di storia ne abbiamo parlato fin troppo negli ultimi periodi (non credete... tornerò!) quindi direi di passare a presentare i personaggi principali che vi terranno compagnia nelle prossime settimane.
Parlare di tutti, oggi, sarebbe impensabile. Tanto il romanzo è breve quanto la psicologia di ogni singola persona ritratta tra le pagine è immensa. 
Inizieremo con calma e, oserei dire, dal più bello di tutti. L'ho creato io, so di che parlo. 
Partire "col botto"? E perché no? In fondo di un libro si può prendere ciò che si vuole e girarlo a proprio piacimento con la forza dell'immaginazione. La bellezza che risiede nella lettura coinvolge anche e soprattutto questo aspetto.
Be', che dire... Buon viaggio ;)

Fausto




Era lui ed era più bello di come lo avesse ricordato per tutta la notte. Il torso nudo riluceva sotto i raggi torridi del sole quasi allo zenit e i pantaloni gli cadevano larghi oltre le ginocchia, ma non sulle cosce, tornite, possenti e chiaramente intuibili sotto la stoffa leggera e aderente. Aveva un torace scolpito, tale da fare invidia alle statue che solo una volta Flora aveva visto in Piazza Venezia, e le braccia richiamavano pensieri oltremodo peccaminosi e dediti alla lussuria più sfrenata, di cui lei non conosceva nulla, ma che immaginava con la forza del desiderio appena natole in petto. Temette di morire di crepacuore, tanto quello correva forsennato fino alle tempie. Notò un sorriso buono, largo e sensuale dipingersi sul volto bronzeo del ragazzo e udì un coro di angeli, che nella realtà altro non era che il chiacchiericcio divertito delle donne di fianco a loro


«Sei venuta, allora» si sentì apostrofare da dietro le spalle, a bassa voce; una mano le sfiorò il braccio delicatamente. Il cuore le balzò in gola battendo all'impazzata, ma non osò muoversi. Lasciò che Fausto le si avvicinasse ancora di più, aderendo il corpo al suo.
Chiuse gli occhi, tentando di respirare per non svenire dalla gioia. Poteva sentire il respiro calmo del ragazzo lambirle l'orecchio destro, le sue braccia forti cingerle la vita, il cuore di lui suonare all'unisono col suo in una danza arcana e misteriosamente veloce.
«Non sai che regalo sia per me vederti qui. Non riesco a non pensarti dal primo giorno in cui ti ho vista» le sussurrò, scostandole i capelli dal collo e posandovi le labbra. Flora trattenne il fiato, mentre un liquido caldo le inumidiva le cosce nude. L'unico ostacolo tra il suo corpo e il buio della notte era la leggerissima camicia con la quale era solita dormire. Avvertì l'erezione del ragazzo spingerle contro le natiche e il suo cuore accelerò ancora, come se fosse in grado di farlo senza ucciderla. Avvertì le labbra morbide di Fausto baciarle timidamente la base del collo, facendola rabbrividire  al punto che si sentì tanto sfrontata da offrirgli maggior spazio inclinando la testa di lato. Senza volerlo gemette e questo risultò un chiaro invito a proseguire. Le braccia del suo moro la cinsero ancora più stretta, mentre i baci si facevano più audaci, risalendo lungo la curva dolce che portava dritta alle sue labbra dischiuse. Flora temette di accasciarsi al suolo, perché le sue gambe divennero tanto molli da non reggere il suo peso senza tremare.


«Stai tremando» le baciò addosso Fausto, e lei fu in grado solo di annuire lentamente portando le mani sopra quelle di lui, ferme ancora sul ventre. Erano calde, forti, grandi quel tanto che sarebbe servito ad amarla come aveva sognato durante le settimane passate. Si morse il labbro, desiderando fare la stessa cosa con la bocca di lui, tanto che si fece audace e mosse il volto verso la sua direzione. E lo trovò, pronto, conturbante, lo sguardo brillante nella luce della luna piena. Si fissarono e Flora seppe che non c'erano discorsi da fare, parole da cercare, frasi a effetto da cantare. Le loro labbra si cercarono nello stesso momento e si trovarono, di conseguenza, iniziando a rincorrersi in un gioco sconosciuto a entrambi, ma naturale come lo era bere. Flora fu la prima a dischiudere le sue, anelando qualcosa di più. Fausto rispose prontamente, leccandole via il sapore del timore, della vergogna, del piacere di saperlo vicino. E d'un tratto i loro corpi immobili presero vita, desiderando di comune accordo una vicinanza diversa

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