giovedì 30 ottobre 2014

Tutta colpa del mare (e anche un po' di mojito) you feel di Chiara Parenti

Tutta colpa del mare (Youfeel): (e anche un po' di un mojito)


Maia è un fascio di nervi che cammina, un po' come Gig robot d'acciaio nella sala degli specchi al lunapark. Dire che vive una vita asettica sarebbe riduttivo, quindi ci si limita a constatare quanto non risulti umana, per lo meno all'apparenza. Il suo modo di essere si è uniformato allo standard voluto e concepito per lei da Lapo e Madre, anche se non riesce perfettamente nella mimesi. In effetti non riesce proprio a mandar giù la fabbrica di riso alla Buba Gamp (mi sembrava quasi di vedere il labbro appeso di Buba mentre sciorinava un'improbabile lista di gamberi al riso) nonostante per lei il cereale sia diventato l'unico alimento di sostentamento (e che, come lei stessa afferma, ha provocato un leggero cambio di ritmo interno che alla Marcuzzi brillerebbero gli occhi all'idea di quanti yogurt potrebbe rifilarle con il bifidus!). Insomma, la vita di Maia, l'ape vagabonda, scorre su binari non propriamente felici, al contrario ordinari al limite dell'esaurimento nervoso grazie anche a un impiego carcerario con Ciccio Cianuro. Questo finché non parte per festeggiare l'addio al nubilato di Diana, sua migliore amica nonché sorella del suo fidanzatissimo abbronzatissimo superfighissimo Lapo. L'evento si svolgerà in Versilia, dove il mare è blu e il Re dei Sette Mari ancora regna indisturbato sul letto di ricordi che scorre placido tra scogli e bicchieri di mojito.

Chiara Parenti. Chiara Parenti è una sagoma! Non posso aggiungere chissà quanti aggettivi per esprimere l'ilarità che il suo modo spensierato e sbarazzino di scrivere mi ha trasmesso. Già dalle primissime pagine mi sono ritrovata a ridere come una povera demente, con mio marito che mi guardava (ormai avvezzo a tali esternazioni) con l'espressione del “Ci risiamo, o è incinta o ha bisogno di una pasticchetta”. Viene naturale, dopo aver letto “Tutta colpa del mare” uniformarsi allo stile dell'autrice, cercando il modo di vedere in maniera ironica ogni lato e sfaccettatura del vivere quotidiano. Non si tratta tanto di gag spassose, quanto di espressioni che rimangono in testa e che non si vede l'ora di adottare nella vita comune. Il romanzo breve della Parenti è un inno alla vita, alla speranza, al raggiungimento di quella bellissima frase che la Fata Madrina (che nel caso dell'autrice è personificata da Alessandra Bazardi) canta a una Cenerentola affranta e demoralizzata: I sogni son desideri. Per Maia, o Apetta che dir si voglia, la Versilia rappresenta il giro di boa dopo il quale la vita deve per forza prendere una svolta che decreterà il resto della propria esistenza. Come spesso accade, raggiunta l'età degli “enta”, si pensa che la propria strada sia prestabilita, diritta e impostata , quasi fosse impossibile modificarne anche solo una traversa. La Parenti dimostra che non è così, che il destino può essere scelto e modificato anche quando non se ne sente minimamente il bisogno. Devo dire che, leggendo sotto la trama ironica, poi, si scopre una profondità di concetti da rimanerne sbalorditi. Sbalorditi per la naturalezza e la semplicità con la quale vengono narrati. Senza essere pesante o struggente, Chiara parla di condizionamento emotivo, di pressione psicologica al limite della sopportazione, di mobbing lavorativo e familiare. Sembra impossibile leggere una sottotrama del genere, eppure Madre e Ciccio Cianuro, nonché l'odiatissimo Lapo, rappresentano proprio il negativo che la vita a volte riesce a propinare. E Marco, o Tonno, il positivo a cui ognuno dovrebbe aspirare per essere felice. Un amore alla Maxibon, che sembra addirittura di vedere un giovanissimo Stefano Accorsi dare un morso al gelato e dire, ammiccando a una timida Apetta, “Two is megl che one!” Risulta, per tanto, impossibile non farsi travolgere da “Tutta colpa del mare (e anche un po' di mojito)” , dal suo linguaggio colloquiale e dalle battute degne della Gucciari (memorabile il cast di The Walking Dead e la scena della probabile prole di Maia e Lapo). Si respira una forte contaminazione dei chick lit d'oltreoceano, dal quale la Parenti sembra aver assorbito tutto il positivo, tralasciando le note tediose o poco originali. Insomma, per dirla in parole semplici, la Parenti spacca e... wow! Tutta colpa del mare è assolutissimamente da leggere!

mercoledì 29 ottobre 2014

Insegnami a sognare di Mariangela Camocardi

Insegnami a sognare (-)
Clelia è andata via di casa. No, non per mero capriccio. Sua madre l'ha allontanata, e per un motivo così ignobile da impallidire. Una villa disabitata, stupenda, è divenuta il suo regno e l'unico svago che la ragazza si concede sono gli spettacoli del Venus. Ah, il Venus, con le sue ballerine, le chantose che fanno divertire donne e uomini. Clelia sogna a occhi aperti, ogni volta che riesce a intrufolarsi nel cafè chantant, ammirando la grazia delle sue icone, soprattutto quella di Zara. Sarà proprio per sventare un furto ai danni della ballerina che la ragazza si metterà nei guai, finendo tra le braccia di uno dei suoi inseguitori... o del suo salvatore?
Mariangela Camocardi torna in Emma Books con il suo "Insegnami a sognare" confermando, se ancora ce ne fosse bisogno, il suo legittimo diritto di essere denominata la "Queen" del rosa. Una scrittura divinamente fluida, in grado di far vivere e rivivere emozioni sopite nel tempo. Ambientato nel periodo della Belle Epoque, Insegnami a sognare è un romanzo breve dalle molteplici sfaccettature emozionali che inebriano e consentono di sognare per qualche ora in completa armonia. Leggendo la Camocardi ho sempre l'impressione di tornare all'età adolescenziale, caratterizzata dalle letture assidue di giornali come "Intimità" "Confidenze" o "Love Story". Il perché è semplice. Mariangela riesce sempre e comunque a tirare fuori, nel lettore, quella voglia di amore e passionale abbandono che conoscono il periodo di massima intensità proprio nell'età post puberale. In parole povere, la Camocardi fa centro con ogni sua opera, poco importa che questa sia un romanzo di ampio respiro o un racconto lungo. Non posso che raccomandare e consigliare la lettura di questo romanzo, spin off di un altro edito da Mondadori, Chi voglio sei tu, il cui ricavato è destinato interamente all'associazione DOPPIA DIFESA a sostegno delle donne vittime di violenza. Non posso che avallare la causa e acquistare anche quello!

http://www.amazon.it/Insegnami-sognare-Mariangela-Camocardi-ebook/dp/B007JLKCLA/ref=pd_sim_kinc_2?ie=UTF8&refRID=1R06VBDRQFEN824WCBW7

martedì 28 ottobre 2014

Halloween on read!

Ragazzuoli, per Halloween le autrici italiane self si sono messe una mano sulla coscienza e hanno deciso di venire incontro a noi lettori e lettrici compulsivi... Tutti i loro e-book a 0.99!!! Poi non vi lamentate che la cultura costa troppo, eh? Ah... la stragrande maggioranze di questi titoli io li ho letti e ve li consiglio stra vivamente!!!



http://www.mariealbes.com/official-blog/entry/halloween-on-read-2014-trick-or-sale-2014.html — con Alessandra Paoloni, Miriam Rizzo, Marie Albes e altri 46



sabato 25 ottobre 2014

Le scarpe son desideri di Mara Roberti


Le scarpe son desideri

Una scarpa è per sempre. No, quello era il diamante... Eppure sembra che per Cecilia gli unici oggetti in grado di rivelare l'animo di una persona siano proprio le calzature che tale individuo indossa. E l'animo non è un particolare momentaneo. L'animo caratterizza ciò che una persona sente, vede, ama. Quindi è vero che una scarpa è per sempre. E se tale affermazione è vera, è reale anche il fatto che una scarpa ideata da Sanz è eterna. Eterna perché magica, perfetta nel suo insieme, capace di donare quel tocco che mancava prima che fosse stata inventata. Insomma, provate a pensare cosa debba significare, per una tipa come Cecilia, essere invitata alla festa di apertura del nuovo negozio di scarpe di Steve Sanz. Una gioia delirante che esplode nel petto, uno svettare verso il cielo anche senza ausilio di tacco quindici... Ma, come la bella favola di Cenerentola insegna, la festa sembra quasi irraggiungibile. Vuoi per il vestito che non c'è, vuoi per le scarpe perfette che Cecilia proprio non può permettersi, vuoi per le mail di UOMO TRANQUILLO che la gettano nella confusione più totale... Per non parlare poi delle terribili sorellastre, che nel caso di Cecilia altro non sono che le sue datrici di lavoro. Due arpie che la metà basta. La domanda nasce spontanea: riuscirà la nostra eroina a essere felice? Certamente, ma non contate sul nuovo vicino di casa, scorbutico e arrogante che...

Mara Roberti. Una scrittrice italiana che ben poco noto su Facebook, dove gli autori disperati alla ricerca della CE BIG imperversano, ma che mi ha catturata con il suo modo spensierato e fiabesco di scrivere l'amore. Un amore semplice, ricco di emozioni, dove il bello è stupendo e quasi impossibile, ma umano. Dove la donna è la Cenerentola moderna, con le sue sfortune e le amicizie assenti, ma forte della proprio modo di essere, fedele a se stessa ma con il desiderio di migliorare senza cedere al vittimismo. Oddio, questo quando non ammicca sensuale ai bicchieri di vino nel pieno del suo pessimismo cosmico, ma ci sta. Devo dire che la lettura di questo romanzo mi ha riportata indietro nel tempo, al mio periodo “monolocale/libertà/singletudine”. Dire che ho adorato, pertanto, questo libro è dire poco. Forse soltanto chi ha vissuto da solo riesce a comprendere in pieno determinati aspetti del carattere di Cecilia. Il suo sentirsi sola in una casa enorme, nonostante inizialmente lei stessa abbia fantasticato su quelle mura pensando alla gioia di abitarvi dentro. Il particolare di sperare in un miglioramento della propria vita sola e triste, confidando nella classica “occasione” in grado di risolvere l'esistenza, e il sentirsi inadeguati e desiderosi di nascondersi proprio nel momento in cui questo evento sembra bussare alla proverbiale porta. E poi c'è la bellissima e struggente sensazione di sognare a occhi aperti, la semi depressione di sentirsi sole anche in mezzo a tanta gente, il cercare un legame con persone del passato che reputavamo perfette e rendersi conto che, forse, si somiglia loro più di quanto non si pensi. Profondo e toccante il flash back sulla madre di Cecilia. L'inno alla felicità fatta di piccole cose, che nel linguaggio del quotidiano diventano cose speciali. La fine dell'amore perfetto e la conseguente depressione e voglia di evadere, che può colpire nonostante si siano generati figli, nonostante le responsabilità spingano a terra. Tenero, poi, il rapporto materno che Cecilia ha con la portinaia, alias fata madrina, che ricorda tantissimo l'affetto che molte vicine attempate dimostrano alle ragazze che vivono sole e per le quali sentono un legame che va al di là del rapporto consanguineo.
Questo romanzo è ricco di riflessioni, di psicologia tenera ed elementare che però risulta vera in maniera disarmante. Chi ha mai pensato a cosa vogliano dire un paio di scarpe indossate da una persona in un dato momento? Eppure non è forse vero che proprio grazie a questo oggetto spesso ci sentiamo meglio? Più belle, più forti. Come indossare un paio di occhiali se si è timidi. Il meccanismo è lo stesso. E Mara Roberti indaga nell'intimo del lettore, mediante la sua analisi “scarpesca”, costringendolo a pensare e riflettere sul proprio carattere e sul proprio modo di essere con gli altri. Interessante il fatto che l'autrice non faccia mai menzione delle scarpe delle amiche, nel momento in cui le descrive. Forse perché quelle, a differenza dei fidanzati o dei conoscenti, molte volte si “ritrovano” tra capo e collo, senza una reale spiegazione. Amiche né buone né cattive, semplicemente amiche che ci sono da anni e che rimangono lì, impigliate tra un assenso e un sorriso.
Vogliamo parlare del bello? Di Stefano, il vicino, che pur essendo un arrogante bellimbusto, è un figo pazzesco con il quale qualsiasi donna uscirebbe almeno una volta nella vita? Chi non sognerebbe di rimanere chiusa in ascensore con lui, se le conseguenze sono quelle vissute dalla protagonista? Io, nonostante il matrimonio e il bimbo, un pensierino ce lo farei volentieri!
Insomma, questo è stato un romanzo davvero divertente, gustoso e per nulla “già visto”. Scrivere d'amore in questo modo, così vicino a quegli Harmony che tutti bistrattano, ma che tutti continuano a leggere, credo fermamente sia un'arte.
Un'arte non di tutti.

Ma per tutti.

mercoledì 22 ottobre 2014

Sogni apparenti di Ellah K Drake

Sogni Apparenti

Angie è a pezzi. Il suo James, l'attorone scozzese che fa impazzire le bionde (ma pure le more, le rosse e chi più ne ha più ne metta) l'ha abbandonata nella loro villetta di Milano. Abbandonata senza una spiegazione, nel silenzio totale. E dopo una telefonata devastante, dettata dalla disperazione, decide di annegare i suoi dispiaceri nell'alcol. Tutti sanno che effetti abbia il nettare degli dei sulla mente depressa di Angie. Tutti, anche lei. Chi ancora lo ignora è Roberto, un figo assurdo uscito da chissà dove in quello che una volta era il pub in cui Angie aveva conosciuto James, ora diventato un localaccio di lap dance. E Roberto si innamorerà della Angie scrittrice, della Angie depressa e della Angie combattiva e astiosa. Insomma, che sia lui l'uomo giunto dall'universo a trarre d'impaccio la ragazza dal suo destino perverso, costellato da occhi blu, abbandoni e dolorose rinunce? No! No, perché Roberto non sarà un attore, ma è pur sempre un giornalista freelance, reporter di guerra. Roberto non può essere l'uomo giusto e per Angie la stagione della depressione è ancora aperta. Ma se il destino stesse per giocare uno scherzetto niente male sul treno diretto verso Parigi? Se un toy boy arrivasse per sconquassare la vita alla povera Angie, facendoci odiare definitivamente James, già reo di inettitudine?
Come si è capito, ho letto il seguito di “Sognando una stella”, ovvero “Sogni apparenti”. Come si è capito ho millemila cose da dire su Angie e le sue disavventure. Come si è capito odio James con tutto il mio essere e, per non rischiare di essere fraintesa, dichiaro pure di amare alla follia l'elemento sorpresa che farà tirare un sospiro di sollievo al lettore nella valle di lacrime che sembra essere la vita della povera scrittrice milionaria (che non sarà come quella del maghetto, ma cavoli: tutte sogniamo una carriera simile!) Torna Ellah K Darke, tornano i suoi esilaranti personaggi e la sua personale visione di una Hollywood popolata da attori gentili, superfighissimi e che fanno il verso a quelli veri e reali che camminano il red carpet ai giorni nostri (mi sono sbellicata quando ho letto Denzel Wash! Il particolare mi ha riportato indietro nel tempo, a quando leggevo le storie di Topolino, dove un improbabile giornalista Paperica intervistava gli attori famosi)
Ma veniamo alle cose serie: James ci ha stancato. Lui e la sua arroganza, superfigaggine de noantri, dagli occhi azzurri che sembrano voler acchiappare ogni cosa presente nella stanza, pure il pulviscolo svolazzante. Diciamocelo: gli stronzi non fanno più tanta gola come una volta. Ovvero. Si, la fanno, ma il troppo stroppia e James l'ha fatta fuori dal vasino. E per quello non c'è rimedio. Anzi si: Alex. Ragazzi miei, che cos'è Alex? Alex è la ventata d'aria fresca che serviva. Ella è riuscita a stravolgere l'intero romanzo, e non è da tutti. Invece di rimanere fossilizzati su una amore che consuma e dilania, ha voltato pagina e l'ha fatta voltare anche alla sua eroina: applausi! L'unica cosa che risulta ridondante, forse, è il fatto che tutti gli uomini fighi della terra si innamorino di Angie, ma in un romanzo d'evasione come questo ci può stare. C'è da dire, comunque, che per essere un chick lit Ellah tratta argomenti seri e per nulla scontati. Primo fra tutti la guerra, con i suoi scenari sanguinari e lo spauracchio della morte sempre presente. L'autrice è bravissima a non impietosire, ma anche a non appesantire l'argomento, lasciando che sia l'immaginazione a parlare, evocando le immagini che solo la parola guerra è in grado di suggerire. Vi è poi il tema del riscatto dopo la delusione. Non è un argomento scontato o di poco conto. Non tutti sono in grado di risalire la china dopo una delusione d'amore così forte da annientare perfino l'anima. Commutare la sofferenza in ricchezza è una dote che in pochi hanno, anche se dovrebbe essere nota comune per imparare a vivere. È in questo particolare che si evince tutta la positività dell'autrice. Sembra, ad alcuni, fuori luogo parlare di elfi, fate e piccolo popolo in frangenti in cui la realtà sbatte in faccia il conto di un sogno. Credo invece che credere nella forza della natura e dell'universo, traendo da essi l'energia necessaria per tornare a combattere nel quotidiano, sia una filosofia da imitare, per nulla dispendiosa e dai risultati garantiti. Io adoro Ellah anche per questo aspetto. Nei suoi libri traspare sempre uno slancio di luce, anche nei momenti più bui, che consente di guardare al domani con una mente rilassata e libera da impedimenti inutili. Approcciarsi alla vita considerando giorno per giorno, accettando il proprio destino tentando di uniformarlo al proprio bisogno.
Al di là della profondità insita nel romanzo, comunque, c'è la buona dose di sorriso che Ellah riesce a elargire a chiunque mediante Angie e i suoi dialoghi azzaccatissimi. Ho apprezzato moltissimo il linguaggio colloquiale che caratterizza questo secondo volume della trilogia. Ho notato una crescita in termini di scrittura notevole, adorando ogni pagina letta. Scorrevole, pieno di brio e ironia, Sogni apparenti emoziona e non tradisce lo spirito con cui è stato concepito. Ellah non modifica nulla del proprio stile, lo arricchisce rendendolo più fluido, ma non cede alle lusinghe della moda. Non tradisce, quindi, il lettore, mantenendo la promessa di un amore divertente.
Consigliato a chi già ha letto il primo volume e anche a chi si appresta a farlo. Prendete Sognando una stella, perché il suo continuo è anche migliore!

Piccolo appello personale: Ellah, ti prego, non attuare ciò che hai scritto nelle battute finali. Ti prego, Alex è decisamente la cosa migliore per tutti

lunedì 20 ottobre 2014

Le ragioni del cuore di Macrina Mirti

Le ragioni del cuore (Passioni Romantiche)

La guerra tra Goti e Latini imperversa senza sosta. Le sorti dei simpatizzanti clericali, però, versano in condizioni disastrose e numerose sono le vittime che cadono sotto i colpi della fame e delle armi. Lucilla ha perduto qualsiasi cosa. I fratelli, suo marito, suo figlio... Le è rimasto solo il padre, un uomo buono e saggio, devoto a Dio, ma non in maniera così estrema da abbracciare completamente le cause della Chiesa. Lucilla è più estremista, complice anche la sua giovane età e le brutture che hanno caratterizzato gli ultimi anni della sua vita, quelli della maturità e del passaggio all'età adulta. Per questo motivo, forse, decide di seguire il plotone organizzato alla bell'è meglio. Per questo motivo, forse, decide di vendere cara la pelle pur di rubare provviste e portarle alla sua gente. I goti hanno tagliato qualsiasi ponte con l'esterno e Lucilla è costretta alla fame da troppo tempo. Non può resistere lei come non può resistere il popolo, costretto a mangiar topi e cavalli pur di continuare a vivere. Parte, quindi, vestita da soldato. Parte, rendendosi conto dell'estremo rischio che sta correndo. Parte con la paura di non tornare più. E se non fosse poi così terribile cadere tra le braccia del nemico?
Macrina Mirti ormai è la mia garanzia. Quando leggo lei so per certo che trascorrerò almeno un'ora nel sogno più spettacoloso possibile. Sarà la penna, il suo talento indiscusso, la profonda conoscenza degli ambienti storici descritti o le storie originali e colme di emozioni, ma Macrina è per me LA scrittrice di racconti rosa storici per eccellenza. Non me ne vogliano le altre autrici, ma quando riesco a impadronirmi delle sue opere gongolo. Le ragioni del cuore è semplicemente magnifico. Scritto in maniera impeccabile, ambientato nella mia terra e in un contesto storico poco strumentalizzato dagli scrittori in generale, questo racconto è capace di esprimere tutto ciò che una lettrice di genere brama. C'è la passione, ci sono gli intrighi, ci sono i buoni così come i cattivi. Lucilla è una donna forte, che non si odia per debolezza, ma si ammira per tenacia. Oldegamo è il personaggio maschile per eccellenza, colui che ruba il cuore e l'anima, il fusto che chiunque vorrebbe come consorte. Si sogna, si sbava anche (che è quello che serve per caratterizzare al massimo un romance) e... Sono rimasta incantata. Credo che questo sia il racconto di Macrina Mirti che più ho adorato. Letto in mezz'ora, ha catturato ogni mia sinapsi. Non pensavo, non cercavo altro... Catturata irrimediabilmente dall'arpia Amalia e dalla storia d'amore. Inoltre devo dire che l'ambientazione storica è davvero azzeccata. Come si sarà notato non sono riuscita a rimanere "fredda e distaccata" questa volta, ma è stato più forte di me. Forftemente e vivamente consigliato, Le ragioni del cuore entra per meriti nella mia libreria personale di best seller!

http://www.amazon.it/ragioni-del-cuore-Passioni-Romantiche-ebook/dp/B00NDIHO6E/ref=sr_1_2?s=books&ie=UTF8&qid=1410070532&sr=1-2

sabato 18 ottobre 2014

(Es)senza di te di Corinne Savarese (You Feel Rizzoli)


(Es)senza di te (Youfeel)

Adam-Cretino ha deciso che Donna sarà la sua musa, la sua guardiana, la sua domatrice... Vuole fare il servo di quella quarantenne cadente che lo tratta da toy boy? Bene. Anzi, benissimo! A Juliette non importa un fico secco della vita del suo ex, non importa davvero nulla. Assolutamente. È proprio per questo che accetta il trasferimento in un'altra città, in un altro continente... La Francia e la lavanda. Lei adora la lavanda! Adora Grasse, la lingua francese, annessi e connessi. La sua decisione non c'entra nulla con Adam-Cretino che fa sesso come Furio con Magda. No, no. Juliette è una scienziata, diamine! È una stimatissima dottoressa che con la sua tesi sui feromoni è pronta a lanciarsi nella mischia, ad abbandonare le sue guardie del corpo, a cambiare per sempre la sua vita e quella degli altri. Si!
“Da oggi sarà lei a dirigere il progetto del profumo perfetto!”si sente apostrofare alla sua prima riunione importante, infatti. Nonostante lo sgomento iniziale, la scienziata che è in lei gongola, pensando alle possibili combinazioni di essenze in grado di catturare e imbottigliare l'amore della vita. “Ogni sera andrà nell'enoteca e abborderà uomini, valutando l'effetto dei vari feromoni sulla psiche maschile.” Cosa, cosa, cosa? Non può essere, no... E invece si!
E fu così che Juliette si ritrovò Marilyn de noantri, passo bradipale e sguardo ammaliatore, pronta a furoreggiare in quel di Grasse... Lucille permettendo!
Torna Corinne Savarese, ma questa volta torna con You Feel, non più self. Rizzoli, ragazzi, mica bruscolini! Partita in maniera spumeggiante con il suo “Cara cognata ti odio”, Corinne ha fatto il salto ed è approdata sui nostri kindle con una bella R accanto al suo nome. Non è da tutti e diciamocelo: se l'è meritata tutta! Frizzante, irriverente, ci ha abituati a sorridere, ghignare e poi ridere di gusto, fino alle lacrime. (Es) senza di te non delude le aspettative e, anzi, regala quel tocco di romance in più che non guasta. Specialmente se dall'altra parte della barricata, questa volta, c'è Miguel. Un uomo assolutamente divino, dal torace scolpito, latino e passionale, dal passato un po' triste che fa ancora più figo. D'altronde a noi donne dateci un uomo in grado di comprendere le brutture della vita e allestiremo una statua votiva in suo onore! Juliette, come ogni protagonista della Savarese del resto, ne passa di tutti i colori, preda della psicopatica arrivista di turno che risponde al nome di Lucille. Questa volta, però, non c'è il tema del perdono a far da cardine a una storia ben narrata a tratti esilarante. Questa volta la stronza ha quello che si merita e viene fatta passare proprio per quella che è: sia lodato il Signore! Cominciavamo a temere che Corinne non fosse di questo pianeta, per la troppa bontà, e invece dimostra di essere proprio come ognuna di noi! Punto fondamentale, invece, in questo romanzo è l'importanza della propria indipendenza e del proprio successo prima di ogni altra cosa. Per società, costume e maschilismo diffuso un po' ovunque, la donna è abituata a tralasciare il proprio successo e la propria carriera se preda di un'amore che consuma e dilania. Corinne dice no ed è la cosa più sensata che abbia letto negli ultimi anni nei romance di questo genere. E diamine, lo vogliamo dire che senza la propria personalità una donna non è nulla? Pur soffrendo, pur vivendo momenti di sconforto se non comprese dalla controparte, noi donne sappiamo che la perseveranza ripaga e Juliette vive tutto questo sulla sua pelle. Perché se è vero che è importante l'amore, è vitale rimanere se stessi in un rapporto. Annullare le proprie aspirazioni in funzione del volere altrui non è mai una buona idea. E la vita ripaga... Magari lentamente, ma ripaga! Altro punto fondamentale del romanzo è il tema della meritocrazia, molto spesso appannata da una spessa coltre di furbizia, cattiveria e scaltrezza ai danni di chi, invece, si impegna nel raggiungimento dei propri obiettivi con il sudore della fronte. La denuncia della Savarese è forte e chiara: puoi soffiarmi il posto quanto vuoi, ma alla lunga chi vincerà sono io. E non ha forse ragione da vendere? Quanto le scorrettezze possono fare strada? Quanto, invece, l'onestà di pensiero viene premiata? Ci vuole pazienza, rischiando anche tutto pur di credere in forti valori.
Ma questo romanzo, al di là di tutte queste considerazioni, è o non è un chick lit? Certamente si! Le gag esilaranti, le figuracce di Juliette e le sue risposte ad hoc fanno di (Es)senza di te un'opera piacevole, divertente e per nulla stucchevole. I dialoghi sono spontanei, i sentimenti espressi con semplicità e con un vocabolario ricco di espressioni colloquiali in grado di farci vivere con più naturalezza l'intera storia.

Insomma... Che diavolo state aspettando? Ancora non lo avete letto e commentato il nuovo romanzo di Corinne Savarese?!

martedì 14 ottobre 2014

La Sposa del guerriero di Jessica Ravera


Freya, la sposa del guerriero

Freya è bella, giovane, dal volto delicato e quasi angelico. Perfetta per essere data in moglie a qualche guerriero sovrano del regno. Sua madre è troppo astuta e troppo lungimirante per i propri interessi per non approfittare di quella fortuna sfacciata. Non le importa dell'affetto della giovane per la sua terra, per i suoi amici, per suo fratello. Non le interessa nulla di quella splendida ragazza, se non il sapere se sia illibata o meno. L'unica sua preoccupazione, infatti, si riduce a quel particolare che la ragazza custodisce gelosamente nel suo corpo. Pudica, ma obbediente, si lascia controllare e maritare, cominciando a coltivare un odio che ben presto la porterà a intraprendere strade discutibili e scelte ardite. Perché il suo essere trattata alla stregua di un uccellino in gabbia non si confà al suo spirito ribelle e indipendente. Ma nel periodo che vedrà la ragazza sbocciare e diventare sempre più bella e suadente ci sarà suo marito. L'uomo che lei non vuole, che ripudia con tutta se stessa. L'uomo che, nonostante tutto, riesce a farle palpitare il cuore senza che neanche se ne renda conto.

Jessica Ravera si inerpica lungo le vie tortuose di questo romance storico, per nulla banale e ben costruito, con la semplicità che tanto viene apprezzata nei romanzi noti alle fruitrici degli Harmony. La situazione storica è dettagliata, tanto che vien quasi voglia di fare un tuffo nei libri di scuola alla ricerca delle terre e della loro tumultuosa storia bellica, e i personaggi ben caratterizzati. Fin dal principio si mescolano emozioni contrastanti nel cuore del lettore, alle prese con i ricordi scottanti di Freya e delle costrizioni di cui è stata fatta oggetto. Si avverte chiara una forte ostilità verso la figura femminile, come se l'autrice volesse denunciare con mano e voce ferma il comportamento vile e viscido delle matriarche dell'epoca. Molto spesso, infatti, erano loro a prendere le decisioni più importanti, specialmente nei riguardi della prole femminile, buona per acquisire prestigio e nulla altro. L'uomo, tranne pochi casi, invece ha un ruolo decisamente positivo. Non solo Feran è bellissimo e saggio, in una maniera quasi sovrannaturale, ma anche il padre di Freya viene descritto come buono d'animo e gioviale di carattere. Nell'età della fanciullezza, poi, anche suo fratello e il suo migliore amico, di cui la ragazza è innamorata, conservano un'aura di grande positività. Tale aspetto verrà perduto col tempo, quasi come se l'autrice desiderasse trasmettere il concetto che la maturità e la conoscenza del male siano in grado di corrompere gli animi più nobili, forse avvezzi per naturale patrimonio genetico a essere inclini alla malvagità e alla pazzia. Freya è l'unico personaggio, in tutta questa storia, in grado di maturare e che ha la possibilità di farlo senza troppe conseguenze. È una donna che ha sofferto, strappata alla sua terra natìa e costretta ad amare un uomo che vede per la prima volta il giorno delle sue nozze. Fortuna vuole che, al suo cospetto, non compaia il perfido re Maven, bensì un uomo di rigore, di grande saggezza e pazienza, che sa padroneggiare le armi con cognizione di causa, senza lasciare che siano i sentimenti a governare il suo braccio saldo. Questo è l'aspetto che le lettrici di romanzi rosa amano e che, in fondo, ricercano in ogni storia che leggono. Jessica centra il punto e lo fa in maniera accattivante, ma anche dolce, avendo la premura e la caparbietà di perfezionare un racconto passato e pubblicato con una casa editrice che ha purtroppo cessato le sue attività. Un romanzo breve per sognare che, sicuramente, crescerà di giorno in giorno nel cuore dell'autrice, la quale si dimostra perfettamente in grado di far rivivere le personalità dei personaggi de La Sposa del Guerriero in storie future, magari ancora più grandiose. Facendo sognare ancora.

venerdì 3 ottobre 2014

Lungo la via del pensiero di Andrea Franco

Lungo la via del pensiero: 4 (Serial Killer)
Una puttana. Abbordare una puttana è la scelta più semplice per un serial killer. In fondo, a chi importa di una puttana straniera? A nessuno! Ed è per questo motivo che Gianfranco Stavanin se ne va in giro per le strade, le sceglie e le porta a casa. Per scattare foto. Per fare filmati. Per avere quel sesso che ha conosciuto per caso e che lo pungola in maniera perversa. Per provare a sua madre che finalmente ha trovato la donna giusta.
La verità è che non sono solo puttane, le donne che cerca, e lo sa lui come lo saprebbe sua madre se non fosse morta. Sono tentativi. Ogni ragazzo porta a casa la propria fidanzata, sperando nell'approvazione e nell'accettazione della propria scelta. Ogni ragazzo cerca la conferma, nei suoi genitori, di aver fatto bene, di aver agito secondo coscienza e maturità. E Gianfranco è questo che ricerca in ognuna della sue “conquiste”. La tanto agognata approvazione di sua madre. Un'approvazione che, a quanto sembra dal numero di vittime crescente, non arriva mai. Ciò che pensa suo padre è secondario, perché in fondo non è lui quello che ha decretato un futuro perverso e ricco di insoddisfazioni e scatti d'ira nel suo animo. Gianfranco non cerca uomini su cui riversare la sete d'amore e accettazione di cui si sente colmo. Gianfranco cerca Maria Amelia, Donatella, sua madre...
Non è semplice entrare nella mente di un individuo squilibrato, preda dei suoi istinti più nascosti contrapposti a un'adolescenza ormonale ancora in pieno svolgimento nonostante l'età adulta. Non è semplice, eppure Andrea Franco ci riesce. E bene, aggiungo. In un romanzo si impiegano capitoli e capitoli per rendere la struttura della trama omogenea alla personalità del protagonista, mentre Franco riesce in poche righe a fornire qualsivoglia elemento per intuire e comprendere intrecci e passati. Mediante flash back ben cadenzati, seguendo un ritmo incalzante proprio del thriller, Andrea racconta e mostra quanto la mente dello Stevanin fosse immersa in un universo parallelo alla società che lo attorniava all'epoca dei fatti. E la cosa affascinante è che l'autore riesce ad accompagnare il lettore nei sentieri della storia quasi lo prendesse per mano addentrandosi in una casa degli orrori da luna park anni Novanta. Sembra, in effetti, di scorgere l'omicida mentre accosta l'auto al marciapiede, parlando con Gabriella e mostrando alla donna il lato innocente e quasi scialbo che lo contraddistingue agli occhi dei passanti. Persino quando viene fermato dalla polizia sembra di sudare con i poliziotti, in attesa del controllo di routine circa i suoi trascorsi e si impallidisce di stupore proprio come i due agenti nell'apprendere gli insospettabili reati di cui Gianfranco è colpevole. Interessante l'introspezione del personaggio secondo il quale si evince l'odio verso la figura oppressiva della madre e, nel contempo, la continua ricerca di approvazione quasi come se la morte di quest'ultima abbia posto fine alla possibilità di redenzione condannando lo Stevanin a una continua ricerca insoluta dell'essere accettato con le sue debolezze e i suoi difetti. Forse, alla fine, non si gioisce neanche tanto al pensiero che l'omicida sia stato catturato. Forse, alla fine, si prova compassione per un ragazzo oppresso le cui decisioni future sono state scelte dalla cattiva condotta genitoriale. Forse, alla fine, di prova pena per uno psicopatico reso tale dagli eventi. Però, proprio alla fine, forse si tira anche un sospiro di sollievo a saperlo in un luogo dove non potrà più nuocere a nessuno.
Il linguaggio utilizzato è diretto, senza parole arzigogolate per provare chissà quale bravura: il talento di Andrea Franco non ha bisogno di artefici di alcun genere, dato che riesce a emergere in maniera tanto lampante persino da un racconto lungo.

La Delos conferma la ricercatezza nello scovare autori validi e colmi di talento e io ho trovato un nuovo scrittore da seguire. E da consigliare!

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