Maia è un fascio di nervi che cammina,
un po' come Gig robot d'acciaio nella sala degli specchi al lunapark.
Dire che vive una vita asettica sarebbe riduttivo, quindi ci si
limita a constatare quanto non risulti umana, per lo meno
all'apparenza. Il suo modo di essere si è uniformato allo standard
voluto e concepito per lei da Lapo e Madre, anche se non riesce
perfettamente nella mimesi. In effetti non riesce proprio a mandar
giù la fabbrica di riso alla Buba Gamp (mi sembrava quasi di vedere
il labbro appeso di Buba mentre sciorinava un'improbabile lista di
gamberi al riso) nonostante per lei il cereale sia diventato l'unico
alimento di sostentamento (e che, come lei stessa afferma, ha
provocato un leggero cambio di ritmo interno che alla Marcuzzi
brillerebbero gli occhi all'idea di quanti yogurt potrebbe rifilarle
con il bifidus!). Insomma, la vita di Maia, l'ape vagabonda, scorre
su binari non propriamente felici, al contrario ordinari al limite
dell'esaurimento nervoso grazie anche a un impiego carcerario con
Ciccio Cianuro. Questo finché non parte per festeggiare l'addio al
nubilato di Diana, sua migliore amica nonché sorella del suo
fidanzatissimo abbronzatissimo superfighissimo Lapo. L'evento si
svolgerà in Versilia, dove il mare è blu e il Re dei Sette Mari
ancora regna indisturbato sul letto di ricordi che scorre placido tra
scogli e bicchieri di mojito.
Chiara Parenti. Chiara Parenti è una
sagoma! Non posso aggiungere chissà quanti aggettivi per esprimere
l'ilarità che il suo modo spensierato e sbarazzino di scrivere mi ha
trasmesso. Già dalle primissime pagine mi sono ritrovata a ridere
come una povera demente, con mio marito che mi guardava (ormai
avvezzo a tali esternazioni) con l'espressione del “Ci risiamo, o è
incinta o ha bisogno di una pasticchetta”. Viene naturale, dopo
aver letto “Tutta colpa del mare” uniformarsi allo stile
dell'autrice, cercando il modo di vedere in maniera ironica ogni lato
e sfaccettatura del vivere quotidiano. Non si tratta tanto di gag
spassose, quanto di espressioni che rimangono in testa e che non si
vede l'ora di adottare nella vita comune. Il romanzo breve della
Parenti è un inno alla vita, alla speranza, al raggiungimento di
quella bellissima frase che la Fata Madrina (che nel caso
dell'autrice è personificata da Alessandra Bazardi) canta a una
Cenerentola affranta e demoralizzata: I sogni son desideri. Per Maia,
o Apetta che dir si voglia, la Versilia rappresenta il giro di boa
dopo il quale la vita deve per forza prendere una svolta che
decreterà il resto della propria esistenza. Come spesso accade,
raggiunta l'età degli “enta”, si pensa che la propria strada sia
prestabilita, diritta e impostata , quasi fosse impossibile
modificarne anche solo una traversa. La Parenti dimostra che non è
così, che il destino può essere scelto e modificato anche quando
non se ne sente minimamente il bisogno. Devo dire che, leggendo sotto
la trama ironica, poi, si scopre una profondità di concetti da
rimanerne sbalorditi. Sbalorditi per la naturalezza e la semplicità
con la quale vengono narrati. Senza essere pesante o struggente,
Chiara parla di condizionamento emotivo, di pressione psicologica al
limite della sopportazione, di mobbing lavorativo e familiare. Sembra
impossibile leggere una sottotrama del genere, eppure Madre e Ciccio
Cianuro, nonché l'odiatissimo Lapo, rappresentano proprio il
negativo che la vita a volte riesce a propinare. E Marco, o Tonno, il
positivo a cui ognuno dovrebbe aspirare per essere felice. Un amore
alla Maxibon, che sembra addirittura di vedere un giovanissimo
Stefano Accorsi dare un morso al gelato e dire, ammiccando a una
timida Apetta, “Two is megl che one!” Risulta, per tanto,
impossibile non farsi travolgere da “Tutta colpa del mare (e anche
un po' di mojito)” , dal suo linguaggio colloquiale e dalle battute
degne della Gucciari (memorabile il cast di The Walking Dead e la
scena della probabile prole di Maia e Lapo). Si respira una forte
contaminazione dei chick lit d'oltreoceano, dal quale la Parenti
sembra aver assorbito tutto il positivo, tralasciando le note tediose
o poco originali. Insomma, per dirla in parole semplici, la Parenti
spacca e... wow! Tutta colpa del mare è assolutissimamente da
leggere!
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