giovedì 26 novembre 2015

Incontro alla fermata

Accadeva spesso, ultimamente... Che agosto di merda! Ancora doveva abituarsi alle stagioni alla rovescia di Melbourne. Cazzo, possibile che pioveva sistematicamente quando usciva da quel dannato ufficio? E pensare che lui, quel posto, lo adorava. Oddio, adorava... Diciamo che era stato il giusto compromesso dopo la morte dei suoi. Era letteralmente fuggito, con Rachel, e appena pochi giorni dopo quel pomeriggio...
Inspirò profondamente, serrando la mascella, e allargò le narici assottigliando gli occhi nel guardare le pozze d'acqua oltre la vetrata.
«Ok, dai... ti tocca» sussurrò indossando i guanti e preparandosi a uscire in strada. In verità non gli servivano a molto, quelle manopole, ma il desiderio di uniformarsi al clima e alla città era troppo forte. Buffo, considerando che di integrarsi seriamente non aveva proprio la più pallida volontà. Vuoi mettere un finocchio nero in pieno centro? Per carità, tutti bravi, tutti tolleranti, ma... La realtà era un'altra cosa, signore e signori.
Alzò un sopracciglio quindi sospirò, calandosi anche il cappello in testa, e uscì correndo, pronto ad arrivare alla fermata dell'autobus completamente fradicio.
Evviva, evviva!
Si fermò solo quando fu certo di trovarsi sotto la pensilina, quindi riprese fiato deglutendo a vuoto. Non aveva corso molto e a vederlo dall'esterno nessuno avrebbe mai pensato non fosse un tipo allenato. Sì, aveva un bel fisico, non poteva certo nasconderlo, ma era tutta eredità. Lui e le palestre viaggiavano su binari paralleli e ben distanziati, gente. E che cazzo, ma volete mettere dopo una giornata seduto, con le ossa rigide di parole e caffé, alzarsi e mettersi addirittura a correre? O tirar due pugni a quei cristo di palloncini marroni con un paio di guantoni? Ma neanche a pensarci.
Sofà, passeggiatina con Billy, un paio di birre e almeno una scopata a settimana.
Almeno.
Si rialzò, distendendo la schiena, e si asciugò una goccia di pioggia che gli imperlava la fronte. Per fortuna i capelli erano ancora asciutti sotto al cappello, ma il caldo stava rischiando di soffocarlo. Si strappò i guanti di dosso, poi passò al berretto e infine alla giacca che sbottonò di tre bottoni. Respirò, avvertendo un venticello piacevole accarezzargli la pelle accaldata dalla lana. Cazzo, doveva essere fuori di testa. La lana a Melbourne... la nostalgia di casa era troppo pressante. Ancora troppo, in effetti.
Agosto e non sentirlo.

«Caldo, eh? Uhm, non devi essere di queste parti...» si sentì apostrofare a un tratto da dietro le spalle. Si voltò, contraendo la mascella, e osservò il tipo seduto sulla panchina. Era perfettamente asciutto, ben vestito e con tutti i capelli in ordine. Soprattutto in giacca leggera e tenuta quasi primaverile. Snervante. Un cazzone snervante e pure rompicoglioni. Gli affari suoi no? "Non devi essere di queste parti..." e che cazzo ne sapeva, lui, di che parti era? Cosa, aveva per caso un aggeggio del futuro pronto a scandagliargli anche i peli del culo?
Carino, però.
Ecco, era più forte di lui. Al mondo ormai o erano carini o cazzoni. Vie di mezzo non esistevano, quindi doveva scegliere in fretta da che parte mettere quel dandy dal sorrisino enigmatico.
«Ci ho preso, no? E scommetto anche che stai pensando che io sia troppo carino per non provarci» continuò l'altro allargando le labbra, malizioso.
Cazzone. Sì, sì, indubbiamente cazzone. Biondino, occhi chiari, fisico asciutto e cazzone. E ti pareva?!
«Veramente mi chiedevo perché non ti facessi i cazzi tuoi, ma tu continua pure a pensare ciò che vuoi» lo gelò.
Come mai doveva essere sempre così stronzo? Era la pressione alta oppure una sorta di pulsante on/off sulla gestione degli aspetti sociali della sua vita? Era perennemente incazzato, c'era da dirlo. E... Be', sì, prima non era così. Prima dell'omicidio, prima della fuga, prima di tutto... Prima era stato solo un finocchio nero canadese con una vita tutto sommato soddisfacente e il sorriso sulle labbra. Non sempre, ma quasi.
«Ehi, amico, scusa... Non potevo immaginare ti girasse male» mormorò l'altro a disagio. Non seppe perché, ma provò un inusuale senso di soddisfazione nel sentirlo così... debole. Oddio, stava diventando una specie di bastardo malato di potere? Cazzo, cazzo, cazzo!
«No, scusa tu... è che la pioggia mi mette di cattivo umore» capitolò mettendosi seduto accanto a lui «e hai ragione. Non sono di qui. Devo ancora abituarmi alle stagioni diverse.Non dico che a quest'ora sarei stato in mutande, ma poco ci manca» disse tentando un sorriso di riconciliazione.
«Uhm... non male la prospettiva» stette al gioco l'altro. Era di facile ripresa... l'asta tra "cazzone" e "carino" riprese a oscillare. Così come il suo uccello, ma quella era un'altra storia.
«Senti, che ne dici di scambiarci i numeri?» riprese il dandy «Potrei aiutarti ad ambientarti in città... prima di quanto faresti tu, si intende. E magari potrei insegnarti ad amare la pioggia d'agosto. Ha qualcosa di poetico» concluse ammiccando.
Alt. Fermi tutti.
Dre ricordò improvvisamente che c'era un terzo livello da considerare nella valutazione dell'ignoto, oltre "cazzone" e "carino", anche se non gli capitava mai di tirarlo fuori al primo incontro. Quel tipo, comunque si chiamasse, lo aveva raggiunto con due frasi in croce e la cosa non andava affatto bene.
Quel tipo era un dannatissimo cacciatore d'affetto. Lo guardò allargando le narici, provando una bruttissima sensazione di freddo addosso. La mente prese a urlare "allarme rosso, allarme rosso" e non poté fare a meno di seguirne le scie luminose. Si alzò di scatto e, sorridendo, si morse un labbro.
«Sai, io...»
«Ok, ho capito, non sei il tipo. Be', io ci ho provato. In ogni caso tieni, questo è il mio biglietto da visita» gli disse sporgendosi e porgendogli il cartoncino «dovessi sentirti solo o nostalgico... adesso sai come rintracciarmi. Bene» continuò alzandosi a sua volta «il mio autobus sta arrivando. Ci si vede, bel moro» concluse ammiccando e dandogli un pizzicotto sul culo.
Cazzo, ma... davvero? Dre strabuzzò gli occhi prima di vederlo sparire oltre le porte aperte del bus. Si leccò le labbra, quindi osservò l'uomo cercare posto e l'autobus ripartire di gran carriera. Solo dopo qualche secondo si avvide del biglietto nella mano destra.
Gregory Smith.
Alla larga. Cazzo: alla larga!


*foto web

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