Maire è di nuovo fuori le porte della
prigione. Canta, Maire, e lo fa in maniera struggente e triste, quasi
volesse attirare l'attenzione sul proprio dolore. E in un certo senso
è proprio così. Suo padre è rinchiuso in una delle celle fetide
che si trovano all'interno della galera e a nessuno è concessa
l'entrata, previa autorizzazione del Re. Autorizzazione che,
ovviamente, Maire non ha. Tentare, comunque, non le costa nulla. Ha
poco tempo prima che il boia giustizi suo padre per alto tradimento e
ogni momento potrebbe essere l'ultimo per parlare con colui che l'ha
generata. Almeno un'ultima volta. Worth ignora le ragioni del canto
della ragazza, limitandosi ad ascoltarla dall'interno della prigione.
La osserva, gustandone la bellezza dei delicati lineamenti, e la
desidera. La desidera e non chiede altro se non un pretesto per farla
sua. Almeno prima della prossima esecuzione. Almeno per togliersi
dalla testa quelle forme sinuose nascoste sotto gli abiti logori. Non
immagina che presto il pretesto arriverà. Non immagina che in realtà
la ragazza che tanto desidera altri non è che la figlia dell'uomo
che dovrà uccidere ben presto, a volto celato, con le stesse mani
che bramano lussuria.
Torna Alessandra Paoloni e questa volta
in una veste ancor più piccante e seducente del nostro ultimo
incontro su queste pagine. L'amante del boia, infatti, rivela una
nuova incandescente freccia che l'autrice ha al suo arco e che ancora
non aveva scoccato in passato. Se nel suo primo erotico “È te che
aspettavo” Alessandra aveva introdotto i suoi lettori a un nuovo
genere, provando come fosse anch'esso nelle sue corde, con il nuovo
numero della collana “Senza Sfumature” della Delos, conferma la
sua bravura e, anzi, riesce a superare il successo già ottenuto in
passato. Il lettore, infatti, riesce a intuire la crescita
dell'autrice, quanto in poco tempo sia riuscita ad ambientarsi nel
nuovo genere e come sia stata in grado di unire i suoi due amori
letterari in un nuovo scoppiettante lavoro. I nomi dei personaggi,
infatti, evocano chiaramente scenari del fantasy in voga fino a poco
tempo fa e che possiede e mantiene, comunque, tutto il fascino dei
tempi che chiunque vorrebbe aver vissuto. Le ambientazioni sotto
descritte in maniera impeccabile, così come gli stati d'animo dei
protagonisti. Ben delineati e caratterizzati, Maire e Worth danzano
sulla carta quasi si assistesse alla trasposizione cinematografica
delle loro movenze. L'erotismo è fine, per nulla volgare, ma
puntualmente piccante ed eccitante. Insomma, l'amante del boia è un
racconto lungo che vorremmo divenisse romanzo. E spero fortemente che
la Paoloni rifletta bene su una possibilità simile.
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