IL
SORRISO DELLA BESTIA
Il
Natale era alle porte, per lo meno lo scoccare dell'orario che ne
avrebbe decretato l'inizio temporale. Ciò che si stava consumando, e
che si sarebbe protratto per tutto l'anno, lo fece rabbrividire. Il
cielo, nero come poteva esserlo soltanto quella notte, lo sovrastava
come volesse schiacciarlo al suolo. Poteva avvertirne il peso
soverchiante. Il sorriso diabolico e infido del demone sembrava
accompagnarlo a ogni passo e l'ansia cresceva, rapida come una
cascata. Si avviò con passo sicuro verso il portone di legno,
facendosi largo tra le persone sorridenti e in festa. Festa... Il
Natale era una festa, ancora, tra i vivi. Era incomprensibile,
ed Evan lo sapeva ma...
Possibile
far vedere a un cieco la realtà limpida e chiara che si staglia
davanti ai suoi occhi? Pensabile
far sentire a un sordo il rombo lontano della menzogna? Abbassò lo
sguardo, incerto se entrare, e sospirò. Si stava preparando al
peggio, ne riconosceva i sintomi nello stomaco. La scarpa destra,
bagnata di sangue, sembrava emettere scintille guizzanti, come
se chiunque fosse in grado di vedere l'enormità del suo percorso.
Sorrise. Nessuno avrebbe saputo, nessuno avrebbe solo immaginato.
Aggrottò la fronte, assumendo quell'espressione che tanto era
piaciuta a Linda quando si erano conosciuti, e procedette a passo
rapido verso l'interno. L'eco dei suoi passi cercava di calmare il
suo spirito, lo avvertiva,
come
se il
fenomeno pulsasse di
vita propria... Ma sapeva, già in partenza, la follia dei suoi
pensieri. Forse uccidere un demone comporta la pazzia. Forse credere
di uccidere una creatura
infernale è da pazzi, dopotutto. Si fermò nella navata centrale e,
scostando un ciuffo di capelli neri con la mano, scrutò l'interno
della Chiesa con più attenzione. Era lì, lo sentiva. Avrebbe potuto
odorarne l’olezzo
se solo avesse voluto. Ma non lo desiderava. In fin dei conti,
l'acidità che permeava nelle sue narici era ancora troppo forte per
desiderare altri effluvi negativi.
“Eccolo il guerriero senza pace...
Eccolo l'
UOMO che crede di aver
capito tutto dell'universo! Ancora non riesco a realizzare come tu
abbia potuto uccidere Bune e farla franca...”
Avrebbe
voluto sobbalzare dallo stupore. Avrebbe voluto provare paura per
quella vocetta piccola e infida. Avrebbe
voluto desiderare fuggire
il più lontano possibile, dimenticare ogni battaglia e riabbracciare
Linda davanti all'albero di Natale, appena finito di addobbare.
Avrebbe voluto,
ma in fondo non poteva...
Amava quella vita, desiderava quell'adrenalina, nonostante fosse la
sua firma sul contratto della morte. Mise una mano in tasca e afferrò
il suo pacchetto di Amadis rosse. Sfilò una sigaretta, l'accese e
tirò una boccata di nicotina.
Veleno.
Ma
non era quello il
tipo di male che si
sarebbe insinuato nelle sue vene. No.
La
vecchia lo fissava, il sorriso infingardo dipinto sulle labbra. Evan
la rimirò con attenzione. Era la prima volta che si fronteggiavano e
voleva che la sua immagine lo accompagnasse ovunque, come un tormento
costante. Ovunque... sempre che fosse riuscito a rimanere vivo, cosa
improbabile.
Sorrise, mesto, contemplando la scarpa macchiata di sangue e la
vecchia se ne rese conto.
“L'hai
ucciso e lo hai lasciato bruciare come un appestato, grande figlio di
puttana. La mia creatura... Hai ucciso mio figlio. Hai passato il
segno ed è ora che tu paghi per i tuoi errori.”
“Non
ci credi neanche tu, vecchia, in ciò
che dici. L'ho ucciso
perché questo è il mio compito... Lo sai bene. Sembra impossibile
distruggere te, invece...”
“E
tu vorresti uccidermi la notte di Natale? Tu credi sul serio che mio
padre acconsentirebbe a un delitto simile? La notte di Natale?”
La
vecchia era quasi divertita, nel suo vestito nero con stampa di
viole. I capelli raccolti in un crocchia argentata, fissava Evan con
lo sguardo lucido e le sopracciglia alzate dallo stupore. Un uomo
poteva essere così stupido? Eppure sembrava davvero convinto delle
sue supposizioni. Quel
maledetto umano si era messo sulle sue tracce
ed era riuscito a
carpire le informazioni necessarie per trovarla.
Era
una minaccia, ma non avrebbe potuto nulla contro i suoi poteri... E
lo sapeva, dopotutto.
“Hai
paura, vecchia?”
“Io,
paura? Stai scherzando,
spero. Basterebbe solo un mio pensiero per annientarti...”
“Balle.
Mi avresti già ucciso. Nonostante questo sia un luogo di culto per
umani, è stato consacrato al tuo antagonista e non puoi nulla contro
la sua volontà.”
“Sto
qui dentro e questo già vale ad annullare ciò che stai dicendo.”
“Sei
qui dentro perché hai una componente umana... Niente di più, niente
di meno.”
Evan
sostenne lo sguardo truce della vecchia. L'aveva messa in difficoltà
e ne era soddisfatto. Avvicinò la sigaretta alla bocca, aspirò una
boccata e disperse il fumo nell'aria. Non poteva attendere oltre.
Sembrava fossero passate ore dal suo ingresso nel
luogo sacro, ma l'orologio al polso diceva il contrario. Due minuti
che parlava con la vecchia e le sue speranze già venivano meno.
Doveva agire in fretta.
Udì
gli schiamazzi notturni della gente in festa, i canti di Natale fuori
dalla Chiesa, alti e potenti, a rinnovare la magia che ogni anno
veniva a crearsi sul mondo. Gli uomini ignoravano il potere che Dio
aveva concesso loro, lo ignoravano pur continuando a credere
nell'Alto. Costruivano Chiese, luoghi di culto, come insulsi pagani.
Eppure avevano fatto di
tutto, in epoche passate, pur di allontanare lo spettro della
stregoneria e dell'esoterismo. Evan osservò l'altare, dietro alla
spalle della vecchia, e considerò la sua vita in meno di un secondo.
Sarebbe
stata la sua ultima scena, il suo ultimo spettacolo per il genere
umano. Linda, la sua amata Linda, aveva accettato con il pianto il
suo compito. Lei era l'unica che sapeva;
aveva cercato in ogni
modo di dissuaderlo dalla sua missione. L'aveva udita inveire contro
il suo maestro, urlare contro le sue credenze. Non avrebbe mai
compreso. Deglutì, avvertendo il bruciore del fumo in gola. Avrebbe
salvato anche lei, assieme al mondo intero.
“Sai
che, se anche tu
mi sconfiggessi,
arriverebbe un nuovo anticristo a minacciare il tuo amato universo?
Sei cosciente di questo, vero?”
L'espressione
sardonica della vecchia gli fece vibrare
la pelle fredda.
Aveva ragione, ma non poteva soffermarsi a riflettere su
l'eventualità
di... Chiuse
gli occhi e respirò a fondo, calmando l'anima.
Sarebbe venuto meno il
suo coraggio e i suoi propositi.
“Non
importa, un nuovo umano prenderà il mio posto e combatterà.”
“Chi
te lo fa fare, stolto? Nessuno ti conosce, nessuno ti ricorderà...
Potresti unirti a me, invece, e governare sul mondo a discapito del
Dio inesistente che ti ha messo al mondo.”
“Non
combatto contro le creature infernali per quel Dio che tu reputi
inesistente. Fronteggerò te e chiunque altro in nome del bene
assoluto. I più deboli, gli incapaci, i dimenticati, gli emarginati:
loro hanno bisogno di me.”
“Quelle
persone non servono a nessuno”
“Quelle
persone sono persone e come tali meritano di vivere serenamente. Dio
ha concesso il libero arbitrio e io ho scelto da che parte stare.”
“Stupido...
Dio non sa neanche che esisti.” La vecchia sorrise, abbassando per
la prima volta lo sguardo, e giunse le dita magre e perlacee. Una
piccola scintilla scaturì dalle sue mani e un guizzo attraversò lo
sguardo nero e penetrante dell'anticristo. Mutò in poco tempo, sotto
gli occhi increduli di Evan, assumendo -
via via -
l'aspetto dei suoi
peggiori incubi. Il cuore del ragazzo prese a battere tumultuoso
nel petto, lasciando intuire alla
vecchia il timore
che lo aveva pervaso. La terra prese a tremare e le candele delle
offerte caddero, una dopo l'altra, a terra. Evan cominciò a
indietreggiare, ma un ghigno alle sue spalle arrestò i suoi
propositi di colpo.
Come
poteva
essere possibile? Gocce
solide e glaciali gli imperlarono le tempie, scendendo lentamente
verso le guance.
La
vecchia poteva abitare il
luogo, data la sua
natura semi umana, ma il demone che lo tallonava no. Sarebbe dovuto
morire all'istante. Piano, la sigaretta ancora incastonata tra le
dita, arrischiò un'occhiata fugace al portone di entrata. Bune era
lì dietro, le labbra increspate in una curva perversa, ad attendere
il suo tributo.
“T...ti
ho ucciso... Io ti ho ucciso.”
“Ah...
Io non posso morire... Mi hai sconfitto, è vero, ma mio padre ha
rinforzato il mio essere. Rassegnati, piccolo umano, non puoi nulla
contro di noi.”
“Io
ti ho ucciso...” Guardò di nuovo davanti a sé, a cercare,
disperato, la vecchia.
Scomparsa.
Le
certezze di Evan crollarono in un momento, le gambe cedettero e lui
si ritrovò in ginocchio, davanti alla croce spezzata che troneggiava
sull'altare nero della Chiesa sconsacrata. Corrucciò la fronte,
portò il capo tra le mani e prese ad ansimare, avvolto nelle spire
della confusione. Cosa stava accadendo?
“Credevi
sul serio di potermi affrontare? Solo Dio può, tu non sei nessuno.
Ti sei arrogato il diritto di sapere. Oh, i tuoi propositi sono
nobili, ma senza strumenti non puoi nulla contro di me. Sei venuto a
morire, ma questo già lo sapevi. Ciò che ignoravi era la tua
assoluta disfatta in poco tempo. È bastato mutare il mio aspetto in
quello di mio padre e la
tua mente ha vacillato a tal punto da farti impazzire. Linda... Tu
vuoi Linda. Potevi rimanere con la tua donna, invece di imbarcarti in
questo viaggio privo di fondamenta. Hai seguito le dicerie della
tua bella setta pagana e
ora ne paghi le conseguenze. Sei solo un debole, nulla più. Non mi
sprecherò neanche un poco a torturati, non ne vale la pena. Ma
lascia che ti dica una cosa: hai creduto nelle cose sbagliate, Evan.
Io non ho bisogno di distruggere il tuo mondo, perché non devo far
altro che osservare le vostre perversioni per sentirmi appagata.
Arriverà il giorno in cui il trono del vostro Signore crollerà
sotto il peso delle vostre colpe. A noi non resterà altro che
costruire dalle macerie e dare inizio a una nuova era. Voi umani
siete piccoli e stolti; non avete ancora compreso il grande disegno
che mio padre ha per voi e per il vostro mondo. Io abito nella Chiesa
in cui mi hai trovata, abito in ogni luogo di culto esistente e, se
vogliamo, abito in ogni dove. Non ho dimora. Non c'è un antro da
ricercare e da mettere a fuoco, per distruggermi... Il bene non può
esistere senza male e io, in terra, provvedo all'equilibrio dei due
poli assoluti dell'esistenza.”
“Non
capisco... Dove sono?”
“Ah,
non sei neanche in grado di reggere un discorso serio... Non avevi i
nervi saldi? Non sei forse entrato nella casa del tuo Signore con
aria spavalda, credendo di avere nelle mani il potere supremo? Sei in
un'altra dimensione, Evan... La mia!”
Un
vagito riempì la Chiesa e riecheggiò nei timpani del ragazzo. Evan
si voltò, le lacrime agli occhi, e vide.
Vide
la nascita di un demonio, vide la consacrazione del male, vide gli
occhi fieri del diavolo, vide la madre degli anticristi e comprese
ciò che era da sempre stato evidente.
Nessuno
deve mettersi sulla strada del male. Nessuno.
Il
grido di orrore si perse nel buio dell'inferno e la vecchia tornò
nella sua Chiesa, accanto al candelabro delle offerte, il sorriso
inquietante sulle labbra e
i capelli raccolti in una crocchia argentata.
Il
Natale era passato e un nuovo anticristo era nato. Per quanto tempo
ancora gli uomini avrebbero festeggiato il trionfo del male senza
saperlo? - La vecchia rise di gusto, sola nella sacralità della casa
del Signore - Ancora a lungo. “Il male non ha bisogno di proclamare
la propria presenza nel mondo per acclarare il dominio che detiene
sul genere umano. Il male esiste, Dio, e non puoi farci nulla.
Continua a osservare la tua disfatta dalla croce, Signore, e attendi
la caduta del trono che fin'ora
hai tenuto stretto. I tuoi figli ti distruggeranno e noi dovremo solo
guardarti cadere...”
La
vecchia si alzò dalla panca per le preghiere e si ritirò nella
stanze della sacrestia. Il battere insistente dei pugni di Evan
sarebbe cessato entro poco tempo, divorato dal nulla dell'inferno. Il
pazzo sarebbe morto, solo, come un cane abbandonato dalle carezze
amorevoli del padrone. Imprigionato nell'oscurità del male, avrebbe
avuto modo di riflettere e comprendere la visione delle Parche.
La
vecchia entrò nella sua camera di ancella e si distese, in attesa di
suo padre.
Racconti sepolti, edizioni IL FOGLIO - 2009
Nessun commento:
Posta un commento