Quella missione sembra più importante
di tante altre. Forse è la reliquia che ha il compito di consegnare,
ma di non scorgere. Forse è perché Santiago sembra così
maledettamente sfuggente, non consentendole di vivere al meglio i
pericoli che come spia è portata a dover fronteggiare. Forse è
perché il suo cuore non è più lo stesso da quando ha conosciuto e
amato Rafat. Rosario osserva la vita sfuggirle, convinta che l'amore
non sia qualcosa che debba appartenerle. Non dopo la sua infanzia,
non dopo Guglielmo. Aveva sperato che con lui esistesse un futuro,
mentre l'uomo già pensava alla Dama Oscura. E forse era stato meglio
così, perché il cuore non gli era mai appartenuto del tutto e se ne
era resa conto nel momento in cui gli occhi avevano scorto la
cicatrice conturbante sul volto duro e stupendo del saraceno. Il
saraceno, colui che la trarrà in salvo da qualcosa peggiore della
morte. Rafat, uomo indomito di forti principi, piegato dalla vita e
consapevole dei propri crimini. Rafat: il sesso più bello e l'amore
più completo che lei possa solo concepire. Una felicità insperata
è, dopotutto, dietro l'angolo, accessibile anche a lei? Sulla nave
di Maklouf Rosario scoprirà la sua vera forza e la vera magia che la
vita a volte sa donare.
Arrivati all'ultimo capitolo della
trilogia di Simona Liubicich, ci sentiamo appagati, forse
rinfrancati, ma decisamente felici di una storia che quadra il
cerchio, chiedendoci forse se l'autrice ha qualcosa di nuovo in serbo
per noi, tanto esigenti, quanto desiderosi di nuove storie di quelli
che sono diventati, in breve, i nostri personaggi preferiti. Intrigo
e Passione mantiene ciò che il libro precedente aveva promesso,
sancendo una maturità dell'autrice tale da rendere il suo ultimo
componimento un libro d'autore. Lo stile decisamente più scorrevole,
privo di ampollosità ma pago di una chiarezza che si era perduta un
poco nel secondo volume a discapito di un'empatia che invece viene
prepotentemente recuperata in questo e tenuta in maniera tenace
grazie proprio allo studio che si evinceva star dietro ogni parola.
Confermando l'idea di transizione, Simona esplode in un tripudio di
classe e talento, parlando di personaggi forti, delineati e
caratterizzati in maniera impeccabile, facendo leva sulle
sfaccettature dei loro caratteri per narrare storie che sembrano
emergere direttamente da una realtà vissuta. Davvero toccante e
descritta in maniera ardita ma giustissima, la violenza carnale
subita da Rosario. Lo sgomento e la devastazione interna vengono resi
al meglio, forse non portati fino in fondo nelle pagine direttamente
successive, ma comunque in grado di creare una fortissima empatia col
lettore che si trova a odiare il carnefice sperando in una sua
dipartita. Simona non delude e puntuale cala la penna come un
giustiziere, per punire, appagare, deliziare, sconvolgere. Rafat è
forse il più bell'uomo che lei abbia caratterizzato e non dal punto
di vista fisico, bensì emotivo. Tornano i temi già vissuti nel
primo volume. Un padre reo di non conoscere l'amore filiale e
familiare. La denuncia della bestialità insita negli uomini
abbietti, la forza delle donne che, mai come in questo periodo
storico attuale che ci troviamo a vivere, conosce la sua massima
espressione. La Liubicich parla, esterna il suo messaggio di
speranza, calcando la mano sul fatto che qualsiasi cosa si desideri
fortemente si può ottenere, anche dopo immensi dolori, anche dopo
che la strada maestra sembra perduta e tutto diviene, per un immenso
istante, buio. La forza, infatti, giunge quando il sipario cala,
quando si rimane soli con sé stessi a fronteggiare qualcosa di
ancora più bestiale della morte: la cattiveria della vita che sa
accanirsi senza pietà. E la vita allora va aggredita, dilaniata con
i denti del coraggio, con gli artigli propri di una tenacia che
risiede in ognuno, desiderosa solo di emergere. Le donne di Simona
Liubicich non sono donnicciole, non sono bambole di pezza alla mercé
di uomini arroganti. Le donne di Simona sono forti, caparbie, audaci
e fiere. E gli uomini, pur essendo forti e indomiti, rimangono esseri
umani prede delle passioni e dei sentimenti che muovono il mondo. In
effetti, nell'universo di questa trilogia, ciò che tutto muove è
l'amore. L'amore per una donna, per la vita, per i figli, per la
brama di potere o per il desiderio di possessione. L'amore è alla
base di ogni cosa ed è il solo motore in grado di determinare la
riuscita di eventi positivi. Interessantissimi gli scorci storici,
resi al meglio, e le eccezioni che ogni tempo fornisce ai puri di
cuore o ai tenaci predatori. I cattivi, qui, tornano a essere
cattivi, anzi: cattivissimi. Perfido Santiago, deplorevole, Maklouf,
viscido e ambiguo Silas. I personaggi secondari hanno il giusto ruolo
e conoscono la giustizia del loro posto nel romanzo con Rebecca e
Haashim. Il loro amore, infatti, sboccia come potrebbe in una
qualsiasi storia reale, deliziando il lettore con un cammeo piacevole
dai tratti passionali per nulla artificiosi o superflui. Simona
convince, guadagnandosi di diritto il posto che le spetta e che si è
guadagnata con gavetta, umiltà e sudore. Chi parla a sproposito
credo sia mosso esclusivamente da invidia, propria di questo mondo,
ma inconsapevole perché probabilmente ignaro del suo saper scrivere,
forse teso a fare la medesima cosa ma incapace di assurgere allo
stesso livello. Consigliatissimo, Intrigo e Passione chiude una
trilogia onirica di tutto rispetto. Simona Liubicich, stai lavorando
al prossimo, vero? Speriamo tutti di sì!
Nessun commento:
Posta un commento