Cosa si può provare al cospetto di una
Chiesa? Reverenza, fede, speranza, semplice sottomissione per una
radicata condizione di rispetto infantile promulgata dalla società
fino a giungere ai massimi livelli di consapevolezza nell'età
adulta. E se lo spauracchio della morte, l'ansia di non vedere il
mondo futuro, dipendessero proprio da quella struttura che promulga
bene e amore? Se fossero i suoi funzionari a decretare diritto di
vita o morte, contravvenendo ai principi fondamentali della religione
di cui si fanno promotori? Amelia ha conosciuto bene l'ira
distruttrice e funesta dell'Inquisizione, così come Giacomo e Agata.
È per questo che i tre si sono rifugiati a Cemmo, scappando da una
situazione insostenibile che vide la morte della madre dei gemelli.
Dieci lunghi anni sono trascorsi da quella orrenda notte passata a
correre via dai forconi, cavalcando febbrilmente un cavallo che aveva
zampe come il vento autunnale, troppo solo, però, per contrastare
la ragione e la forza dell'ignoranza. Ed è su questa che la Chiesa
si baserà, alla soglia dei quindici anni di Giacomo e Agata,
giocando con la furia dell'epidemia che a Brescia sta mietendo
vittime e che, lenta e inesorabile, ha iniziato a contaminare il
piccolo paese “dimenticato da Dio”. Che la febbre che uccide sia
la conseguenza delle azioni nefaste delle streghe? Ma Andreas, il
figlio del Duca, conosce la verità...
Romina Principato, dopo il fortunato
esordio de “I quattro Re” avvenuto in tempi non sospetti e
lontani, torna in maniera decisamente impattante, narrando una storia
ancora troppo vicina, che tocca con mano decisa e per nulla
lusinghiera il nostro Paese. Siamo nella Val Camonica, nei primi
secoli dell'anno mille. L'Inquisizione agisce in maniera indisturbata
ovunque, dando libero sfogo alla sua sete di potere e perversione,
lasciando a tomi di dubbio gusto il compito di esemplificare i propri
propositi per estirpare il male dalle donne ree di ballare col
diavolo. Satana, infatti, possiede e irretisce le donne, colpevoli di
saper far nascere i bambini e curare i malanni grazie ad anni di
esperienza e studio sulle erbe medicali a lungo utilizzate in
antichità e tramandate di famiglia in famiglia. In questo scenario
si colloca la storia di Agata, ragazza di bellezza senza pari, nel
fiore della propria gioventù, pronta ad affacciarsi al mondo
dell'amore con timida ritrosia ma feroce speranza. E Andreas, figlio
del Duca, sembra essere l'uomo dei suoi sogni, colui per il quale
compiere pazzie, mentire alla propria balia e a un fratello
oppressivo e dispotico per naturale corso temporale. Il lettore vive
assieme a lei il rossore delle gote, la nascita di un'infatuazione
data dal rispetto, dalla sottomissione a una condizione sociale
elevata, da una bellezza fatta di pulizia e decoro e da modi galanti
e rudi che affascinano senza fornire campanelli d'allarme. La
scrittura incalzante della Principato, particolarmente attenta a
immergere il suo lettore nella quotidianità di una vita povera e
priva di riposo, provoca un'empatia furiosa con i protagonisti, tanto
da cominciare a temere per le loro sorti con lo scorrere delle pagine
che scivolano come acqua da un bicchiere. La storia prende l'abbrivio
in maniera inaspettata, insinuando il timore di una disfatta lenta,
sorniona, quasi si stesse vivendo la vita di Agata. Si ascolta il suo
cuore, si vive una violenza ingiusta, l'ebbrezza del vino e la
delusione dell'inganno. E si riflette. Perché la condizione di Agata
è terribilmente simile a quella di tante ragazze prede del loro
primo amore, disposte a far pazzie pur di vivere un'emozione
esaltante con colui di cui si fidano ciecamente senza reale motivo.
Ci si rende conto con stupore quanti siano stati i rischi di
assecondare il primo amore, magari burrascoso, magari fatto di
sotterfugi, e ci si chiede come mai un momento così forte e
importante debba esser stato fonte di morte per molti, all'epoca. La
perversione della Chiesa ha saputo mietere vittime grazie
all'ignoranza a cui, lentamente, la nostra società sembra essere
destinata nuovamente grazie all'idea di un progresso che promette
facile successo con un minimo sforzo, Ma l'ignoranza determina la
caccia alle streghe, non per forza anime affini al diavolo, ma di
qualsiasi natura e genere. La Principato scrive e sa come farlo,
emozionando e trasmettendo un'ansia che devono davvero aver provato
milioni di donne del periodo buio medioevale. Inutilmente i papi che
si sono succeduti nel tempo hanno chiesto scusa per il loro
predecessori. Le morti per mano dell'Inquisizione non si contano e
Romina è bravissima a farcelo notare. Gli eventi naturali fecero da
combustibile a una credenza popolare basata sul timore di non
sopravvivere. Le forti epidemie che a causa delle tasse e delle
condizioni sfavorevoli di siccità invasero il nostro paese fornirono
alla Chiesa lo spunto a perseguire quella scalata al potere atta a
sovvertire i vertici a proprio favore. E l'ignoranza di un popolo che
fino a pochi anni prima aveva visto nella natura i suoi unici dei
fece da mastice a due lembi di storia da unire pur di rincorrere il
denaro e l'egemonia di un ordine clericale sempre più arrivista. La
ricostruzione storica della Principato denota un grande studio, ed è
reso al meglio nei momenti di vita quotidiana di cui riesce a
esprimerne il tedio, la sofferenza, la noia di gesti ripetuti e per
nulla godibili. La caratterizzazione dei personaggi è al limite
della perfezione, così come l'eviscerazione delle emozioni che
penetrano l'animo del lettore facendo divenire anch'egli attore non
protagonista di una delle pagine più nere dell'intera storia
clericale mondiale. Perfettamente riuscita la descrizione del divario
tra le classi sociali di Agata e Andreas, agli antipodi e per questo
così sbilanciate. Andreas è figlio del suo tempo, di una noia
egoisticamente cattiva, per nulla conscio del suo reale potere e la
Principato ce lo fa odire in maniera assoluta, restituendo dignità
in quello che in un primo momento si è portati a detestare per il
fare autoritario degno di una società maschilista come quella
dell'epoca. Giacomo assurge a patriarca, nonostante l'età, e per
questo incuterà poi tutto il rispetto che merita. Amelia, la balia,
rappresenta la saggezza, l'esperienza, la bontà burbera e affettata
propria delle donne di famiglia, veri angeli del focolaio, tanto
simile alle nostre nonne e pratica nel donare non chiacchiere ma
fatti. I demoni di mezzanotte si collocano con prepotenza ai vertici
delle mie letture annuali, richiamando l'attenzione su un polemica
nata con l'avvento dell'autopubblicazione. La scrittura è una
scienza basata sul forte studio delle sue regole. Il mestiere dello
scrittore è un mestiere, appunto, e per questo frutto di un lavoro
di lettura, studio, esperienza, gavetta. Non ci si improvvisa
scrittori, tranne rare eccezioni che comunque non fanno la regola, e
Romina Principato è la prova di quanto detto. Scevra da qualsiasi
polemica sterile in quel mondo stupido che vede in cento contatti
facebook un successo inutile e inesistente, Romina scrive e continua
a farlo, crescendo negli anni e divenendo davvero una promessa
destinata, spero,a emergere come merita.
un primo amore raccontato in relazione a un periodo storico. bello!!
RispondiEliminaMi ha incuriosito molto!!! Bello non vedo l'ora di leggerlo
RispondiEliminaSono contenta di avervi incuriosite! Il libro di Romina merita davvero!
RispondiEliminaHo troppi libri da leggere. Questo è l'ennesimo che aggiungo alla mia interminabile lista...
RispondiEliminaBellissima copertina!
RispondiEliminaAltro titolo da aggiungere alla lista....
RispondiElimina