lunedì 17 novembre 2014

I demoni di mezzanotte di Romina Principato



Cosa si può provare al cospetto di una Chiesa? Reverenza, fede, speranza, semplice sottomissione per una radicata condizione di rispetto infantile promulgata dalla società fino a giungere ai massimi livelli di consapevolezza nell'età adulta. E se lo spauracchio della morte, l'ansia di non vedere il mondo futuro, dipendessero proprio da quella struttura che promulga bene e amore? Se fossero i suoi funzionari a decretare diritto di vita o morte, contravvenendo ai principi fondamentali della religione di cui si fanno promotori? Amelia ha conosciuto bene l'ira distruttrice e funesta dell'Inquisizione, così come Giacomo e Agata. È per questo che i tre si sono rifugiati a Cemmo, scappando da una situazione insostenibile che vide la morte della madre dei gemelli. Dieci lunghi anni sono trascorsi da quella orrenda notte passata a correre via dai forconi, cavalcando febbrilmente un cavallo che aveva zampe come il vento autunnale, troppo solo, però, per contrastare la ragione e la forza dell'ignoranza. Ed è su questa che la Chiesa si baserà, alla soglia dei quindici anni di Giacomo e Agata, giocando con la furia dell'epidemia che a Brescia sta mietendo vittime e che, lenta e inesorabile, ha iniziato a contaminare il piccolo paese “dimenticato da Dio”. Che la febbre che uccide sia la conseguenza delle azioni nefaste delle streghe? Ma Andreas, il figlio del Duca, conosce la verità...

Romina Principato, dopo il fortunato esordio de “I quattro Re” avvenuto in tempi non sospetti e lontani, torna in maniera decisamente impattante, narrando una storia ancora troppo vicina, che tocca con mano decisa e per nulla lusinghiera il nostro Paese. Siamo nella Val Camonica, nei primi secoli dell'anno mille. L'Inquisizione agisce in maniera indisturbata ovunque, dando libero sfogo alla sua sete di potere e perversione, lasciando a tomi di dubbio gusto il compito di esemplificare i propri propositi per estirpare il male dalle donne ree di ballare col diavolo. Satana, infatti, possiede e irretisce le donne, colpevoli di saper far nascere i bambini e curare i malanni grazie ad anni di esperienza e studio sulle erbe medicali a lungo utilizzate in antichità e tramandate di famiglia in famiglia. In questo scenario si colloca la storia di Agata, ragazza di bellezza senza pari, nel fiore della propria gioventù, pronta ad affacciarsi al mondo dell'amore con timida ritrosia ma feroce speranza. E Andreas, figlio del Duca, sembra essere l'uomo dei suoi sogni, colui per il quale compiere pazzie, mentire alla propria balia e a un fratello oppressivo e dispotico per naturale corso temporale. Il lettore vive assieme a lei il rossore delle gote, la nascita di un'infatuazione data dal rispetto, dalla sottomissione a una condizione sociale elevata, da una bellezza fatta di pulizia e decoro e da modi galanti e rudi che affascinano senza fornire campanelli d'allarme. La scrittura incalzante della Principato, particolarmente attenta a immergere il suo lettore nella quotidianità di una vita povera e priva di riposo, provoca un'empatia furiosa con i protagonisti, tanto da cominciare a temere per le loro sorti con lo scorrere delle pagine che scivolano come acqua da un bicchiere. La storia prende l'abbrivio in maniera inaspettata, insinuando il timore di una disfatta lenta, sorniona, quasi si stesse vivendo la vita di Agata. Si ascolta il suo cuore, si vive una violenza ingiusta, l'ebbrezza del vino e la delusione dell'inganno. E si riflette. Perché la condizione di Agata è terribilmente simile a quella di tante ragazze prede del loro primo amore, disposte a far pazzie pur di vivere un'emozione esaltante con colui di cui si fidano ciecamente senza reale motivo. Ci si rende conto con stupore quanti siano stati i rischi di assecondare il primo amore, magari burrascoso, magari fatto di sotterfugi, e ci si chiede come mai un momento così forte e importante debba esser stato fonte di morte per molti, all'epoca. La perversione della Chiesa ha saputo mietere vittime grazie all'ignoranza a cui, lentamente, la nostra società sembra essere destinata nuovamente grazie all'idea di un progresso che promette facile successo con un minimo sforzo, Ma l'ignoranza determina la caccia alle streghe, non per forza anime affini al diavolo, ma di qualsiasi natura e genere. La Principato scrive e sa come farlo, emozionando e trasmettendo un'ansia che devono davvero aver provato milioni di donne del periodo buio medioevale. Inutilmente i papi che si sono succeduti nel tempo hanno chiesto scusa per il loro predecessori. Le morti per mano dell'Inquisizione non si contano e Romina è bravissima a farcelo notare. Gli eventi naturali fecero da combustibile a una credenza popolare basata sul timore di non sopravvivere. Le forti epidemie che a causa delle tasse e delle condizioni sfavorevoli di siccità invasero il nostro paese fornirono alla Chiesa lo spunto a perseguire quella scalata al potere atta a sovvertire i vertici a proprio favore. E l'ignoranza di un popolo che fino a pochi anni prima aveva visto nella natura i suoi unici dei fece da mastice a due lembi di storia da unire pur di rincorrere il denaro e l'egemonia di un ordine clericale sempre più arrivista. La ricostruzione storica della Principato denota un grande studio, ed è reso al meglio nei momenti di vita quotidiana di cui riesce a esprimerne il tedio, la sofferenza, la noia di gesti ripetuti e per nulla godibili. La caratterizzazione dei personaggi è al limite della perfezione, così come l'eviscerazione delle emozioni che penetrano l'animo del lettore facendo divenire anch'egli attore non protagonista di una delle pagine più nere dell'intera storia clericale mondiale. Perfettamente riuscita la descrizione del divario tra le classi sociali di Agata e Andreas, agli antipodi e per questo così sbilanciate. Andreas è figlio del suo tempo, di una noia egoisticamente cattiva, per nulla conscio del suo reale potere e la Principato ce lo fa odire in maniera assoluta, restituendo dignità in quello che in un primo momento si è portati a detestare per il fare autoritario degno di una società maschilista come quella dell'epoca. Giacomo assurge a patriarca, nonostante l'età, e per questo incuterà poi tutto il rispetto che merita. Amelia, la balia, rappresenta la saggezza, l'esperienza, la bontà burbera e affettata propria delle donne di famiglia, veri angeli del focolaio, tanto simile alle nostre nonne e pratica nel donare non chiacchiere ma fatti. I demoni di mezzanotte si collocano con prepotenza ai vertici delle mie letture annuali, richiamando l'attenzione su un polemica nata con l'avvento dell'autopubblicazione. La scrittura è una scienza basata sul forte studio delle sue regole. Il mestiere dello scrittore è un mestiere, appunto, e per questo frutto di un lavoro di lettura, studio, esperienza, gavetta. Non ci si improvvisa scrittori, tranne rare eccezioni che comunque non fanno la regola, e Romina Principato è la prova di quanto detto. Scevra da qualsiasi polemica sterile in quel mondo stupido che vede in cento contatti facebook un successo inutile e inesistente, Romina scrive e continua a farlo, crescendo negli anni e divenendo davvero una promessa destinata, spero,a emergere come merita.

6 commenti:

  1. un primo amore raccontato in relazione a un periodo storico. bello!!

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  2. Mi ha incuriosito molto!!! Bello non vedo l'ora di leggerlo

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  3. Sono contenta di avervi incuriosite! Il libro di Romina merita davvero!

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  4. Ho troppi libri da leggere. Questo è l'ennesimo che aggiungo alla mia interminabile lista...

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  5. Altro titolo da aggiungere alla lista....

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