Una corsa contro il tempo per salvare
Diego e la sua anima. In che modo agire? Il Supremo Seduttore sembra
avere un piano, ma richiederà sacrificio. Forse uno di troppo. E
Saetta... Beh, lui è l'unico di cui si fidi Freccia, ma è anche
inesperto, piccolo, promettente ma pur sempre allievo... Nero non può
essere d'aiuto e Pinna Bianca incombe, come uno squalo, sulla vita
del ragazzo. Cosa accadrebbe se il male fosse in grado di essere
sovvertito dalle buone azioni dei suoi accoliti? Cosa accadrebbe se
vi fossero le prove di una possibile redenzione nelle più alte sfere
celesti, laddove Lucifero cadde? È davvero possibile tornare
indietro e sperare nella grazia del Creatore? O come sostiene Pinna
Bianca il male è fine a sé stesso e non si può tornare indietro?
In un inferno orwelliano, dove esistono
poveri diavoli destinati e condannati all'oblio contrapposti, invece,
a diavoli consiglieri alla stregia dell'antica Roma, si svolge la
storia di Freccia, un Tentatore Junior dall'animo gentile che per un
solo episodio è stato condannato agli inferi. Freccia è appunto il
nome del protagonista dell'omonimo romanzo d'esordio di Emilio
Alessandro Manzotti.
Forte delle contaminazioni di anni di
letture, da Orwell alla saga del Signore degli Anelli per arrivare
anche a quella più moderna di Harry Potter, Manzotti dipinge
personaggi con caratteristiche ben precise, dai lineamenti marcati e
mai lasciati in balia di sé stessi. Figura che spicca fra tutti,
forse, il maestro, Nero, molto similare al Dumbledore di Potter per
bontà d'animo e qualche scheletro nell'armadio da rivelare a tempo
debito.
In effetti vi sono molteplici chiavi di
lettura in Freccia, degne di essere menzionate una per una. È
chiara, fin dalle prime battute, la denuncia che Manzotti fa
dell'ambiguità che vige nel nostro mondo, mediante la visione
dell'Inferno così simile a molti scenari del nostro presente reale.
Uomini inetti, incapaci di guadagnare fiducia e per questo inchiodati
a un senso di ineluttabilità che deprime e avvilisce. Vi si legge
una sorta di distinguo tra le diverse classi sociali, ma più che tra
queste, la differenziazione tra gente che cerca di acculturarsi per
non rimanere nell'ignoranza privandosi di appigli per una possibile
ribellione, e il popolo “pecora” che pende dalle labbra dei
potenti pur di sopravvivere senza colpo ferire. Snaturando un po'
l'idea che si ha del male, Manzotti parla chiaro circa la propria
filosofia. Non esiste l'essere malvagio perché contaminato, ma
esiste quello che sceglie di essere tale con le azioni discutibili e
prive di empatia, volte solo al proprio arricchimento materiale e
sociale. Si percepisce molto chiaramente come la tentazione, data
anche dal progresso di cui siamo spettatori, arrivi a toccare anche
chi è per natura, o scelta, buono e tendente all'amore verso il
prossimo. Nessuno è al sicuro dalla bramosia, chiunque può cadere
in quella che viene definita “la fossa dei perduti”. Interessante
constatare come gli autori, al proprio esordio, sprizzino vitalità a
ogni pagina, desiderosi di raccontare, mettere a parte il lettore del
proprio modo di pensare e fa riflettere come l'esemplificazione di
ipotetici inferni e paradisi diano largo margine di azione in questa
necessità di divulgazione. Diciamo che il pensiero di Manzotti non
si discosta affatto da quello che vige nella mente di molti, e
Freccia diviene così una sorta di istantanea della situazione
politica e sociale della nostra epoca. Diversi i sotto testi, ma
diversi anche i narratori che, nel romanzo, si rincorrono e
accavallano, risultando a volte un poco dispersivi e non
indispensabili per l'economia della storia che comunque “sfreccia”,
lasciando al lettore la continua domanda del “che accadrà adesso”?
Un buonissimo punto di partenza per un autore al suo esordio che da
prova di conoscere l'italiano e di saperlo scrivere, fatto non così
scontato come verrebbe da pensare in questi tempi moderni dove
l'autopubblicazione sopperisce a un'ignoranza latente in nozioni
grammaticali e sintattiche. Manzotti restituisce a molti l'idea dello
scrittore, inteso come persona che studia, e lo fa per bene, prima di
mettersi in gioco. Decisamente cattivi i cattivi e un poco più
ambigui i buoni che, diciamocelo, non fanno mai tanta presa sul
lettore. Anche Freccia non risulta simpatico o empatico come invece
dimostra di fare Saetta, o Nero o, perché no, proprio il Supremo
Seduttore che sembra ammiccare da ogni foglio, lanciando seducenti
appigli per rimanere impresso nella memoria. Molto più del giovane
ladro Diego che risulta una persona normalissima, scossa da pensieri
contrastanti come la maggior parte delle persone toccate dalle
sofferenze proprie della vita. Si rimane un po' perplessi davanti
agli atteggiamenti di Alice e i suoi amici, forse un po' troppo
infantili per l'età che hanno, rimanendo la parte comunque
dispersiva che, “se asciugata”, non minerebbe affatto la buona
riuscita della trama. Freccia, rimane comunque a mio avviso, un
ottimo inizio per proseguire il mestiere di scrittore. Manzotti:
stupisci!
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