Anime nere. Nere come il nazismo che
sembra perdurare all'infinito, dopo il suo avvento. Nere come il
desiderio di riscatto, di giustizia, di libertà che, sovente,
rischia di passare il confine sottile del lecito. Nere, come l'orrore
in cui i morti non muoiono e hanno bisogno di altro sangue, altra
carne e altro delirio per soccombere finalmente, in un rantolo di
pace. Forse. Perché nessuno sa davvero se la pace sia poi per i vivi
o per i morti. Romano sembra saperlo molto bene, alla guida del suo
strano gruppo di... Cosa, amici? Soldati? Compagni? Ci troviamo negli
anni cinquanta apocalittici di una Rimini immaginaria, contorta,
stramba. Dannatamente nera, come lo sono le anime dei sopravvissuti
che tentano invano di continuare a sperare. I nazisti non sono andati
via e la guerra, il più grande e catastrofico conflitto che il mondo
abbia mai conosciuto in epoca moderna, sembra voler perdurare
all'infinito. Romano, il Pelloni, l'Elisa, la Sara... Persino un
prete che suona tanto come il giustiziere mascherato. Ma non in
chiave comica o tragicamente seriosa. Mascherato del volere di un Dio
che sembra essersi dimenticato degli uomini. Come riflette Romano, in
effetti, questo Dio sembra aver ecceduto, nella sua sete di
giustizia. Non si può distruggere il mondo per creare dalla sue
ceneri qualcosa di più sensato. Non è giusto per chi vive, ignaro
delle brutture proprie di alcune dinamiche lontane, adatte ai potenti
e ai guerrieri e non alla gente comunque, ai contadini, agli umili
lavoratori. E il libero arbitrio, in fondo, è semplicemente
un'accozzaglia di parole senza senso alcuno. Perché non esiste.
Perché qualcuno di potente, forse Dio, forse il demonio, forse
qualcun altro, ha già predisposto ogni cosa per gli uomini. E
all'umanità non resta che tentare di sopravvivere. Torna Andrea
Biondi, torna il suo modo scanzonato di raccontare la vita , complice
un'ironia contagiosa che riesce a far ridere e sorridere anche nelle
situazioni più delicate e tragiche. Questa volta non siamo alle
prese con il thriller riminese di Due, bensì con un horror ben
strutturato e decisamente fuori dalle righe. Ambientato nella tanto
amata Romagna, Anime nere narra di un immaginario passato costellato
da zombie, nazisti golem fatti d'acciaio e fumo, e di un gruppo
scapestrato di gente unita dal fato e pronta, forse, ad affrontare
una guerra ancor più dura di quella raccontata sui libri di storia
reale. Il lettore è spesso portato a chiedersi se scenari di tale
stranezza, in fondo, siano stati possibili. Si è sempre ipotizzata
un'intelligenza scientifica nel nazismo in grado di creare cose che
ancora oggi soltanto immaginiamo. Addirittura si è sempre ipotizzato
il ritrovamento del Graal, di una possibile sinergia tra nazisti e
alieni, del connubio tra satanismo e occultismo correlato alle SS. In
fondo la Thule e tutti i gruppi esoterici, mossi dal culto della
magia nera, non sono stati inventati in epoca moderna. Sono esistiti,
così come è esistita gente fermamente convinta di poter dominare
tali scienze e ascendere al potere mondiale con l'aiuto del demonio.
E cosa c'è di più demoniaco degli zombie? Morti viventi che
continuano a camminare sulla terra alla ricerca di carne fresca da
spolpare. Ma gli zombie non sono poi tutti i morti che son rimasti
sulle coscienze di molti aguzzini e che continuano a vivere nelle
loro menti, infestandone le sinapsi, pronti a divorarne gli scarni
ricordi al fine ultimo di una pazzia meritata? I nazisti, ipotizzati
come enormi macchine da guerra, cattivi fino al midollo,
inarrestabili nel loro acciaio, dai lineamenti vagamente umani... Non
sono forse l'immagine che la storia ha donato loro, supportata da
quell'accento così duro e gutturale da incutere timore solo al
minimo suono? Non hanno forse dato sempre l'impressione, questi
personaggi terrorifici, di essere persone inviate solo per perpetrare
una distruzione di massa? Cattivi, neri e terribilmente inumani, i
nazisti non hanno sempre dato l'idea di catastrofe? Forse è per
questo che la maggior parte degli horror moderni vengono ambientati
nell'epoca della seconda guerra mondiale. Perché sono gli scenari e
la cattiveria a rendere la storia così terribilmente densa di paura.
Non esiste uomo nero più inquietante del nazismo. Ed è un fatto.
Così come non esiste forma più vicina alla resistenza del primo
partigiano, colui che ebbe l'idea di resistere all'invasore e
combattere per la pace e la libertà del prossimo. Ed è questo che
fanno Romano e i suoi, pur con i loro difetti, pur con le loro
pulsioni umane. Perché, in fondo, di esseri umani si tratta. E così,
mentre i morti tornano a camminare sulla terra, pronti a divorare i
peccatori in maniera indistinta, come un tristo mietitore incapace di
discernere il buono dal cattivo, Andrea Biondi fornisce la prova di
essere un autore poliedrico, capace di scrivere e descrivere la vita
in chiave naturalistica in ogni genere, pur attenendosi al suo già
collaudato metodo di narrazione acuto, scanzonato, sagace e anche un
po' gigione. Nonostante la chiave horror, infatti, la lettura procede
scorrevole. I dialoghi sono freschi, reali, privi di ridondanze e
temuti punti morti. Naturali. Inoltre le descrizioni rendono bene l'
idea, scritte come in una sceneggiatura, con tanto di introduzioni
“in dissolvenza – esterno - notte” in grado di mostrare e non
solo narrare. Il romanzo Anime Nere, in effetti, è stato tratto
dalla sceneggiatura di una web series, sempre a opera di Biondi, che
sta riscuotendo notevolissimo successo non solo in ambiente italiano,
bensì oltreoceano. Candidato al film festival di Los Angeles,
infatti, la web series Inglorius Hunterz, ha recentemente vinto il
titolo come Best Visual Effect al Rome Web Awards e conta di arrivare
lontano, molto lontano. Come, del resto, il romanzo...
Nessun commento:
Posta un commento