Amare Simonetta, per Patrizio, non è
semplice. Non è semplice pretendere l'esclusività di un amore che
stato già promesso per l'eternità a qualcuno diverso da sé,
impossibile quasi soffocare la gelosia verso chi, per naturale
conseguenza degli eventi, dovrebbe soffrirne a ragione. Per quanto si
sforzi di essere spigliato e spontaneo nell'esternazione dei propri
sentimenti, il capitano di Guardia Civica proprio non riesce a
sopprimere l'idea della sua donna assieme al marito. Arrighi vive, è
presente nelle vite di entrambi gli amanti e detiene il pieno diritto
sul cuore e sul corpo di Simonetta, per quanto lei promulghi sentori
avversi. D'altronde Patrizio non dovrebbe neanche pretendere altro,
lui che ha sempre condannato suo fratello Luciano per la condotta
morale e il suo discutibile amore per quella che ha sempre
considerato una semplice meretrice. Ma Elena, colei che ha rubato il
cuore poetico dello storpio Luciano, è stata brutalmente uccisa.
Perché? E da chi? Intanto Mazzini tenta con ogni mezzo di arginare
l'invasione francese, sottostando a voleri che non desidera
ascoltare, ingoiando a vuoto antipatie neanche troppo celate.
L'unione d'Italia sta prendendo forma e i protagonisti di questa
storia ancora stentano a crederlo possibile...
Torna Andrea Franco, forte dei suoi
trascorsi in Delos, forte del suo successo in Mondadori. Torna e da
prova di saper scrivere, ancora, anche se non ne ha bisogno. Un
romanzo ben strutturato, forse troppo accademico, il suo 1849.
Lasciando ampio spazio a quella che è stata la storia del nostro
Paese, quasi l'autore sentisse la necessità di omaggiare il
travaglio che uomini di altri tempi hanno dovuto sopportare pur di
uniformare lo stivale sotto un unico nome e colore, Franco narra una
vita possibile, un dolore probabile in quello scenario quasi
apocalittico che è stato il focolaio del nostro futuro. Ho letto una
recensione inerente a questo romanzo e superficialmente mi ha anche
trovata d'accordo. Pur non additando in maniera negativa 1849, si
rimproverava all'autore una certa sommarietà nell'affrontare la
parte romanzata del libro, prediligendo la descrizione quasi
minuziosa degli eventi storici del tempo. Effettivamente le storie di
Luciano, così come quella di Patrizio, sembrano quasi un espediente
per raccontare la storia dell'unione d'Italia, rivelando anche
particolari che non tutti conoscono. L'amore tra Patrizio e Simonetta
non è appassionato, caratterizzato nel sentimento e nella sua
evoluzione. La parte giallistica che vede la dipartita di Elena e la
conseguente sete di verità di Luciano non trasmettono tanto pathos
quanto un lettore avvezzo a determinati generi richiede. E forse ad
Andrea neanche interessava. Come a volte un romanzo erotico diventa
tale solo per alcune scene spinte inserite all'interno di un contesto
ben più importante in termine di contenuti, così 1849 si prefigge
di ripercorrere momenti importanti del nostro passato, intersecandosi
quasi per caso con le vite di questi fratelli maledetti, in un modo o
nell'altro. Che poi il climax preveda un momento toccante tra i due,
poco importa. Ciò che davvero conta è la narrazione di un
determinato anno, la cronostoria di un punto cruciale politico e
sociale che ha determinato ciò che ora conosciamo e che diamo per
scontato. E che, come vediamo, ci permettiamo anche di mandare “a
puttane”, dimenticando i retroscena, i passi che hanno solcato le
nostre strade, nomi che hanno combattuto tra loro, sputandosi addosso
veleni e dissapori, ostentando poteri e lottando contro quelli degli
altri. È stato detto che 1849 sembra un libro di storia romanzato. E
ben venga, in un momento in cui la storia non interessa a nessuno e
in cui l'unico interesse sembra un cliché sentimentale che decentra
l'attenzione da problemi reali che i potenti preferiscono oscurare
per non doverlo fronteggiare. Insomma, Andrea Franco lavora bene e il
suo 1849 deve essere letto. E ha fatto bene anche a me, che di quel
periodo non ricordavo quasi nulla.
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