Quando per Julie è diventato stantio
il rapporto con Philippe? In quale momento ha ascoltato la nota
stonata suonare in maniera discordante nella melodia del suo amore?
Eppure gli anni accanto all'uomo non sono stati pochi, corsi come
acqua sotto i ponti, fluttuanti e sinuosi come possono esserli quelli
contraddistinti dalla serenità e pacatezza di una sicurezza donata e
mai, forse, guadagnata. Concedere il proprio corpo ad Alex è per la
donna, quindi, un atto di passione o di anarchia verso quello che
vede come un debole riflesso della vita che vorrebbe condurre? La
passione, la voluttuosa concretezza di un amplesso senza freni nella
libertà della trasgressione divengono presto cardini necessari sui
quali si impernia la vita stessa di Julie. Ogni suo pensiero, ogni
suo più recondito desiderio recante un singolo movimento è legato
indissolubile all'uomo che di lei non si cura se non durante i loro
attimi di irrefrenabile godimento. Alex è divenuto il mondo di
Julie, nonostante Philippe, nonostante l'amore.
Paola Renelli arriva con Lo strappo,
forte della sua duttilità scrittoria, e lo fa in maniera diretta,
impattante, priva di infiorettature vane e inutili. Approfittando
forse della levatura professionale, la Renelli si concede di parlare
in maniera forte, come la sua storia richiede, sicura di non venir
giudicata ma criticamente ascoltata, lanciando al lettore la palla
per una valutazione obiettiva e oggettiva del suo strappo. Uno
strappo dell'anima, prima ancora dell'amore, prima ancora di un bene
materiale che rappresenta solo menzogna. E non menzogna nei confronti
di un uomo amorevole e ricco di affetto, ma verso sé e la propria
coscienza. Il dualismo di cui è vittima Julie, divisa tra l'amore
per Philippe e quello morboso per Alex, non è altro che uno scisma
del suo io interiore, giunto all'obbligo di una decisione che forse
non è pronto a prendere. Chiamata a maturare, a fare il passo di
doversi assumere la responsabilità di un sentimento promulgato per
anni, Julie chiede di più, come se la vita le stesse fuggendo dalle
mani, come se, timorosa di non avere altre occasioni dopo la discesa
nella gabbia che è il matrimonio, o la vita stessa, cercasse di
divincolarsi da legacci invisibili che rifiuta e cerca, nel contempo,
nella bocca di Alex. E allora riscopre la sua natura, che è un po'
quella di qualsiasi donna, il suo istinto primordiale di essere
posseduta con rudezza da un uomo che non la stima, ma che la tratta
solo come oggetto sessuale. Si sente desiderata, ma il suo gioco non
è galvanizzante e appagante, e forse per questo ne diventa schiava e
vittima. Alex rappresenta l'adolescenza, forse, e il tempo della
scoperta di un corpo per tanto ignorato, con i propri bisogni e che
scalpita per essere ascoltato. Ecco, credo che il problema di un
tradimento nasca proprio dal mancato dialogo e al di là di
dissertazioni filosofiche facili, si evince nello strappo una
richiesta di comprensione, prima ancora di mera ricerca del piacere.
La Renelli non è il D'Annunzio, è cosciente, mentre scrive di
Julie, del fatto che Philippe è l'uomo giusto, ma non perché sicuro
del suo amore o perché buono, ma perché parte integrante di lei.
Più volte la protagonista si stupisce dell'empatia col proprio uomo,
e trema davanti alla chiara minaccia di perderlo. Perderebbe sé
stessa, non solo il futuro e l'amore vero. Eppure, se solo Alex desse
prova di amarla, non ci penserebbe due volte a lasciare tutto ed
evadere. Forse. Una sorta di sliding dors, questo strappo, in cui una
semplice scelta può pregiudicare il continuo di una vita. L'egoismo
non è proprio egoismo, nonostante Julie non esca bene dalla sua
storia, nonostante il suo sia un personaggio non propriamente
positivo o simpatico. Facile giudicarla, ma obiettivamente vive ciò
che tutti, prima o poi, pensano e sentono. L'erba del vicino è
sempre più verde, si dice, e Julie desidera mangiarne restando al
sicuro nel suo recinto. Come tutti. Il finale del romanzo, in fondo,
è esplicativo e rappresenta la scelta, il sacrificio e la piena
coscienza delle conseguenze. La Renelli non risparmia parole, gesti,
riuscendo a omettere pur mostrando chiaramente. Scritto in maniera
incalzante, ogni parola ha una valenza, ogni frase concorre al
raggiungimento del finale. Nulla è superfluo, nulla può essere
saltato a piè pari e qualsiasi flash back è troppo importante per
essere ignorato. Soprattutto, la storia di Julie insegna, rimane
nell'anima e lascia quel senso di incompiuto, irrisolto, che volente
o nolente qualsiasi persona sente come un sapore amaro in bocca
ripensando al passato. Quel “e se...” risuona nella mente,
echeggia come un coro angelico, facendo venir voglia di tornare
indietro, assaporare un momento passato che non tornerà più. E
allora Alex diventa la fugacità della vita, il porto di
trasgressione da cui evadere e in cui rifugiarsi quando la vita
diventa difficile, quando si desidera tornare bambini e demandare le
responsabilità dell'età ai più grandi. La Renelli si dimostra
maestra, grande scrittrice, forte e in grado di insegnare perché
cosciente. Lo Strappo è assolutamente da leggere. E non lasciatevi
impressionare da parole forti che in fondo non sconvolgono, ma
rappresentano forme e desideri reconditi o mostrati di chiunque.
Nonostante la reticenza nell'ammetterlo.
Sono assolutamente senza parole. La tua recensione è una lunga cavalcata che lascia senza fiato, appassionata quanto Lo strappo, intensa e "vissuta". Grazie, Federica.
RispondiEliminaSemplicemente commossa.
UHHHHH sono stra contentissima ti sia piaciuta, Paola! Sei assolutamente fantastica tu!
RispondiEliminaBellissima recensione che invoglia a leggere il libro. Messo in lista (anche se la lista come sai è lunga!)
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