Carolina è una donna dalla vita
normale, la cui esistenza è scandita da giornate normali, sesso
coniugale normale, lavoro normale e famiglia al limite del normale.
Si, perché sua madre non è proprio la consueta mamma chioccia della
famiglia del Mulino Bianco che ognuno vorrebbe e sua zia Carolina,
vecchietta ultranovantenne per nulla contenta della loro omonimia,
nonostante le dimostri un affetto incondizionato, continua a
storpiare il suo nome, collezionando, nel contempo, mariti su mariti,
provando come la sua sia un'esistenza molto più piena e appagante
della sua. Ma si sta' divagando. Beh, in fondo lo psicologo stesso di
Carolina invita al collegamento di idee, saltando di palo in frasca,
cercando di spiegare qualcosa di sé stessi, mediante associazioni a
volte astruse per altri. Insomma, Carolina non è affatto preparata
allo stravolgimento che il destino ha in serbo per lei, la sera del
14 dicembre, mentre serve la minestra di piselli al marito. Minestra
che, da quel giorno, rimarrà per sempre l'artefice di un dolore
sordo, l'oggetto su cui riversare ogni tipo di frustrazione derivante
dallo scompiglio pre natalizio. “Tu, per me, hai un'altra”
esclama, infatti, Carolina a suo marito, un po' per noia, un po' per
gioco. “Si” ammette lui, mettendosi poi a piangere. E da qui
Caterina Ferraresi svelerà cosa può accadere nella testa di una
donna tradita, in fondo più da sé stessa che dal marito, in un
crescendo di ironia, disarmante probabilità condita da scenari che
appaiono quasi surreali, ma che non lo sono. E non lo sono perché la
storia di Carolina è un po' la storia di ognuno di noi. La
Ferraresi, mediante un linguaggio e un ritmo incalzanti, mai banali o
tediosi, svela ogni sfaccettatura della solitudine dopo un abbandono
inaspettato, la rabbia dopo il tradimento, la presa di coscienza di
sé stessi, dimenticati nei meandri di una quotidianità che,
sovente, prende il sopravvento su qualsiasi desiderio. I personaggi
si svelano, si susseguono, rivelando, ognuno, una psicologia propria
a qualsiasi lettore, come se ogni carattere sia una sfumatura di una
personalità unica. La ritrosia di Sig, lo psicologo, che tende ad
ascoltare i problemi altrui senza mai rivelare nulla di sé stesso,
quasi schernendosi dietro alla propria professione. La debolezza di
Carlo, ragazzo troppo cresciuto, costretto a diventare quasi una
sorta di stalker pur di approcciare Carolina, meta del suo interesse.
La superiorità di Cinzia, amante altera, in grado di modificare in
tutto e per tutto il carattere mite del compagno, dimostrando quanto
una donna riesca ad acquisire potere, nonostante non ne senta per
nulla dentro di sé. Dimostrando, quindi, quanto la “superficie”
riesca a creare mondi differenti da quelli che, per natura, sarebbero
assegnati a determinate personalità se prive della classica
“occasione” di apparire differenti da ciò che sono. E la scaltra
e arzilla vecchietta zia Carolina, vera scheggia impazzita del
romanzo, adorabile nella sua gioia di vivere, sagace nelle sue
analisi dettagliate e spietate. Non si smette mai di credere nel
futuro, non dovrebbe mai accadere il contrario, e sarà mediante la
contagiosa ilarità della zia che Carolina si renderà conto che la
vita non smette mai di creare suspence, anche quando tutto sembra
irrimediabilmente stabilito, scritto, tristemente programmato. Ciò
che sovente l'essere umano dimentica è che il potere di mutare la
propria esistenza non è detenuto dal destino, ma da lui stesso. Il
coraggio è l'unico ostacolo al perseguimento di tale scopo. E la
Ferraresi, dimostrando un talento assoluto nel narrare brillantemente
situazioni che risulterebbero banali se scritte nella maniera
canonica, svela quanto sia importante credere nell'avvenire, venir
trascinati lungo i viali dell'ignoto, mostrando quanto non sia vero
il detto” chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quello
lascia, non sa quello che trova”. Perché molto spesso ciò che si
può trovare, intraprendendo un percorso nuovo, è un'avventura
milioni di volte più esaltante di quella che ci si aspettava di
vivere nelle condizioni di vita pregresse. Scoperta per caso, dietro
segnalazione, la Ferraresi mi ha colpita per l'ironia e la freschezza
che è in grado di utilizzare durante la narrazione. Non è
divertente, ma ironica, e c'è una bella differenza. Non fa ridere,
come un attore comico, bensì sorridere come un accorto studioso
della mente umana, come uno psicologo attento e acuto. Aldilà del
romanzo, quindi, ciò che stupisce è il fatto che, nonostante
l'autrice sia stata segnalata e selezionata da un marchio prestigioso come “Io scrittore”, facente parte del gruppo Mauri Spagnol, non sia stata pubblicizzata a dovere, relegando il suo talento a
pochi fortunati meritevoli di essere incappati in questo talento non
divulgato. Quanto ci vorrà, ancora, prima che tali autori arrivino,
finalmente, alla tanto agognata luce che meritano? In un'Italia in
cui anche il bimbo di 5 anni, ormai, può pubblicare il proprio
lavoro, sarebbe cosa buona e giusta se chi è del mestiere iniziasse
a creare dei distinguo. E la Ferraresi dovrebbe essere inserita di
diritto nel gruppo degli autori meritevoli di attenzione. Decisamente
consigliato a chiunque, specialmente alle donne che si apprestano a
superare i quarant'anni, “Domani è un altro giorno” vi farà
sorridere, ma anche e soprattutto riflettere. E di certo verrà
ricordato, nel tempo, per quello scritto che donò la fiducia
necessaria a credere nelle proprie possibilità, nonostante non si
posseggano tutte le infinite e magiche qualità che si notano sempre
negli altri e mai in sé stessi.
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