venerdì 4 aprile 2014

Domani è un altro giorno di Caterina Ferraresi


Domani è un altro giorno (Io Scrittore)


Carolina è una donna dalla vita normale, la cui esistenza è scandita da giornate normali, sesso coniugale normale, lavoro normale e famiglia al limite del normale. Si, perché sua madre non è proprio la consueta mamma chioccia della famiglia del Mulino Bianco che ognuno vorrebbe e sua zia Carolina, vecchietta ultranovantenne per nulla contenta della loro omonimia, nonostante le dimostri un affetto incondizionato, continua a storpiare il suo nome, collezionando, nel contempo, mariti su mariti, provando come la sua sia un'esistenza molto più piena e appagante della sua. Ma si sta' divagando. Beh, in fondo lo psicologo stesso di Carolina invita al collegamento di idee, saltando di palo in frasca, cercando di spiegare qualcosa di sé stessi, mediante associazioni a volte astruse per altri. Insomma, Carolina non è affatto preparata allo stravolgimento che il destino ha in serbo per lei, la sera del 14 dicembre, mentre serve la minestra di piselli al marito. Minestra che, da quel giorno, rimarrà per sempre l'artefice di un dolore sordo, l'oggetto su cui riversare ogni tipo di frustrazione derivante dallo scompiglio pre natalizio. “Tu, per me, hai un'altra” esclama, infatti, Carolina a suo marito, un po' per noia, un po' per gioco. “Si” ammette lui, mettendosi poi a piangere. E da qui Caterina Ferraresi svelerà cosa può accadere nella testa di una donna tradita, in fondo più da sé stessa che dal marito, in un crescendo di ironia, disarmante probabilità condita da scenari che appaiono quasi surreali, ma che non lo sono. E non lo sono perché la storia di Carolina è un po' la storia di ognuno di noi. La Ferraresi, mediante un linguaggio e un ritmo incalzanti, mai banali o tediosi, svela ogni sfaccettatura della solitudine dopo un abbandono inaspettato, la rabbia dopo il tradimento, la presa di coscienza di sé stessi, dimenticati nei meandri di una quotidianità che, sovente, prende il sopravvento su qualsiasi desiderio. I personaggi si svelano, si susseguono, rivelando, ognuno, una psicologia propria a qualsiasi lettore, come se ogni carattere sia una sfumatura di una personalità unica. La ritrosia di Sig, lo psicologo, che tende ad ascoltare i problemi altrui senza mai rivelare nulla di sé stesso, quasi schernendosi dietro alla propria professione. La debolezza di Carlo, ragazzo troppo cresciuto, costretto a diventare quasi una sorta di stalker pur di approcciare Carolina, meta del suo interesse. La superiorità di Cinzia, amante altera, in grado di modificare in tutto e per tutto il carattere mite del compagno, dimostrando quanto una donna riesca ad acquisire potere, nonostante non ne senta per nulla dentro di sé. Dimostrando, quindi, quanto la “superficie” riesca a creare mondi differenti da quelli che, per natura, sarebbero assegnati a determinate personalità se prive della classica “occasione” di apparire differenti da ciò che sono. E la scaltra e arzilla vecchietta zia Carolina, vera scheggia impazzita del romanzo, adorabile nella sua gioia di vivere, sagace nelle sue analisi dettagliate e spietate. Non si smette mai di credere nel futuro, non dovrebbe mai accadere il contrario, e sarà mediante la contagiosa ilarità della zia che Carolina si renderà conto che la vita non smette mai di creare suspence, anche quando tutto sembra irrimediabilmente stabilito, scritto, tristemente programmato. Ciò che sovente l'essere umano dimentica è che il potere di mutare la propria esistenza non è detenuto dal destino, ma da lui stesso. Il coraggio è l'unico ostacolo al perseguimento di tale scopo. E la Ferraresi, dimostrando un talento assoluto nel narrare brillantemente situazioni che risulterebbero banali se scritte nella maniera canonica, svela quanto sia importante credere nell'avvenire, venir trascinati lungo i viali dell'ignoto, mostrando quanto non sia vero il detto” chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quello lascia, non sa quello che trova”. Perché molto spesso ciò che si può trovare, intraprendendo un percorso nuovo, è un'avventura milioni di volte più esaltante di quella che ci si aspettava di vivere nelle condizioni di vita pregresse. Scoperta per caso, dietro segnalazione, la Ferraresi mi ha colpita per l'ironia e la freschezza che è in grado di utilizzare durante la narrazione. Non è divertente, ma ironica, e c'è una bella differenza. Non fa ridere, come un attore comico, bensì sorridere come un accorto studioso della mente umana, come uno psicologo attento e acuto. Aldilà del romanzo, quindi, ciò che stupisce è il fatto che, nonostante l'autrice sia stata segnalata e selezionata da un marchio prestigioso come “Io scrittore”, facente parte del gruppo Mauri Spagnol,  non sia stata pubblicizzata a dovere, relegando il suo talento a pochi fortunati meritevoli di essere incappati in questo talento non divulgato. Quanto ci vorrà, ancora, prima che tali autori arrivino, finalmente, alla tanto agognata luce che meritano? In un'Italia in cui anche il bimbo di 5 anni, ormai, può pubblicare il proprio lavoro, sarebbe cosa buona e giusta se chi è del mestiere iniziasse a creare dei distinguo. E la Ferraresi dovrebbe essere inserita di diritto nel gruppo degli autori meritevoli di attenzione. Decisamente consigliato a chiunque, specialmente alle donne che si apprestano a superare i quarant'anni, “Domani è un altro giorno” vi farà sorridere, ma anche e soprattutto riflettere. E di certo verrà ricordato, nel tempo, per quello scritto che donò la fiducia necessaria a credere nelle proprie possibilità, nonostante non si posseggano tutte le infinite e magiche qualità che si notano sempre negli altri e mai in sé stessi.   

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