Gemma è una donna. Fragile,
introversa, ferita e, per certi versi, anche umiliata da una vita che
non le ha concesso sconti. Mai, neanche una volta. Il destino,
infatti, l'ha voluta abbandonata a pochi anni dalla nascita
dall'unica figura in grado, e con il dovere, di impartire i primi
passi nella vita. Un abbandono ingiusto, portatore di infinite
patologie psicologiche che determineranno gran parte della
personalità fragile della donna nel corso della sua esistenza.
Perché un solo genitore non può bastare nell'asservire a un compito
arduo come quello di condurre una nuova vita verso la luce la fiducia
e la consapevolezza di sé tra gli altri. Un padre non può, da solo,
sostituire entrambe le figure di cui un bimbo avrebbe bisogno per
crescere nella maniera più sana possibile, non se l'abbandono è
stato caratterizzato da un'egoistica voglia di fuga piuttosto che
un'improvvisa morte, per molti versi decisamente più digeribile a un
cuore in tumulto. Gemma è fragile, e come una tela di un quadro,
lascia che i colori ne determinino gli stati d'animo, cercando di
gettare luce su comportamenti ed emozioni che sola, forse, non
sarebbe in grado di spiegare o analizzare. Ogni situazione, quindi, e
ogni forte emozione assumono la tonalità che meglio si avvicina, per
assonanza, a ciò che più scuote l'animo della donna,
determinandone, come un caleidoscopio, le sfumature tramite le quali
è possibile interpretarne la giusta scala di valutazione per poterle
rimanere accanto. Ma non è semplice e soltanto un animo affine,
profondamente empatico, può riuscire nell'impresa di rendere felice
Gemma, preda, suo malgrado, di un'insicurezza latente che la rende
simile a una bandiera scossa dal vento impetuoso del fato. Un fato,
come nell'antichità, inteso come destino. E sarà attraverso i
giorni e i colori di cui questi si tingeranno che Gemma percorrerà
le fasi della sua vita, in maniera intimistica e psicologica,
tentando differenti vie per vivere in maniera migliore, piena e,
perché no? Appagante. Non è corretto lasciare al destino il potere
di determinare la propria esistenza, specialmente se ogni singolo
tassello della vita sembra voler dar vita a un imprevisto dopo
l'altro atto alla sottomissione della felicità in favore di un
dolore pressante e impossibile da contrastare. La Boccacci, con il
suo “I colori che ho dentro” guida, attraverso due diversi modi
di narrare, il lettore in un viaggio profondamente intimistico con il
chiaro intento di trasmettere un messaggio di speranza, ben lontano
dal profondo stress emotivo al quale tutti siamo a rischio di
affacciarci. La vita moderna è frenetica, ricca di incongruenze, di
pensieri nefasti e situazioni prive di felicità. Risulta, quindi,
fin troppo semplice il desiderio di controllo, la necessità di
programmare un futuro che sembra quasi prestabilito, per tentare di
non soccombere, per cercare di rimanere a galla. Perché se si lascia
al nero la capacità di avvolgere la propria anima, la depressione è
possibile e, in maniera inquietante, unica colpevole di una fine
debole e prova di lotta. La Boccacci, forse attingendo a situazioni
ed esperienze personali, data la nota fortemente intimistica della
narrazione, lancia un messaggio di speranza per tutti coloro che
hanno bisogno di credere nella riuscita della propria personalità, e
lo fa in maniera semplice, adottando un linguaggio estremamente
chiaro e diretto, lineare e scorrevole, privo di dialoghi ridondanti
o astrusi. “I colori che ho dentro” è un romanzo che si lascia
scoprire, pagina dopo pagina, rivelando storie di amori intensi,
probabili, fin troppo reali e, in alcuni casi, dannatamente
sbagliati. Sbagliati ma che aiutano, se non riescono a essere letali,
a comprendere cosa davvero è importante, quale dovrebbe essere il
cammino verso la felice realizzazione dei propri sogni. Non
rinunciando al proprio io, senza scendere a compromessi con un modo
differente di essere. Soprattutto, senza cedere alla necessità,
quasi impossibile da ignorare, di programmare anche l'amore, anche
l'ansia, anche ciò che dovrebbe risultare estremamente semplice per
ognuno di noi: vivere.
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