Thera, città a ridosso sul mare, così
lontana da Mantova, così lontana da Elisabetta. Elisabetta, donna
risoluta, attenta, sensibile, pronta a perseguire l'ideale di bimba
di ripercorrere le orme paterne imitando, del genitore, le gesta e il
mestiere. Thera ed Elisabetta sembrano legate da un filo invisibile,
ma forte e quasi indissolubile. Cosa può far da collante tra la
donna e la terra marittima greca? Il fato. Un fato beffardo, un fato
che disegna, con colori audaci e mai tenui, una storia di amore
intenso, divampato come fuoco improvviso da braci sopite. Un fato
costituito da occhi azzurri e glaciali, carattere fermo e
autoritario, dalle note a volte tenere e delicate, e un mistero che
velatamente ne accresce il fascino. Siamo nei primi anni del 1300, a
Mantova, ed Elisabetta attende al capezzale del padre di poter
conferire con lui circa le sue aspirazioni. Aspirazioni che la
condurranno lontana dalle braccia paterne, lontana dalle terre
conosciute d'infanzia. Accompagnata e sostenuta dalla fedele nutrice,
la donna migrerà a Venezia al fine di diventare medico, praticando
gli studi già iniziati, mettendo in pratica un'esperienza rubata con
gli occhi, udita fugacemente con orecchie attente. Ma... Per
perseguire il suo sogno ci vuole denaro ed Elisabetta non ne dispone
a sufficienza per poter permettere alle proprie aspirazioni di
spiccare il volo come sarebbe loro desiderio. Ed è così che
l'arruolamento sulla nave del Venier sembra arrivare provvidenziale,
quasi come si trattasse di un'occasione studiata dal destino per
aiutarla nell'impresa. Oppure no? Spacciandosi per il mozzo Daniel,
Elisabetta riuscirà a racimolare il denaro necessario al
conseguimento del suo sogno? Emanuela Locori, autrice esordiente con
Delos, ma dalla penna niente affatto tremula o priva di talento,
narra le vicende di una donna forte, perspicace e audace.
Profondamente immerso nel contesto storico in cui è portato a
viaggiare, il lettore viene catturato in un momento dal carattere
gioviale e determinato dell'eroina, dalla sua sete d'avventura,
nonché dalle onde sinuose che la conducono lontana da Venezia e
vicina a un cuore affine. Non è semplice costruire un racconto di
genere storico, specialmente per un autrice che, sulla carta, è alle
prime armi con la narrazione di genere. Eppure il lettore non
percepisce mai, neanche per un momento, il dettaglio che a scrivere
“Un tramonto a Thera” sia un'esordiente. Il linguaggio ricercato,
ma nel contempo non ampolloso, elegante ma non troppo appesantito da
fraseggi complicati, rende la narrazione scorrevole, agevole,
facilmente accessibile a chiunque voglia accostarsi a una lettura. Ed
è questo, in fondo, ciò che serve affinché i lettori si
appassionino a una storia, a un contesto, a dei personaggi ben
delineati grazie all'immediatezza delle scene e al loro susseguirsi
in maniera naturale e mai artefatta. E la Locori possiede una
naturalezza estrema nell'arrivare al centro carminio del lettore, non
lasciando mai che egli subisca sorta di noia o perda un abbrivio
ottenuto fin dalle prime battute. Dimostrando come l'esperienza di
anni di letture e sogni ben sviluppati paghi su innumerevoli studi
stilistici e di tecnica, non supportati da un talento innato ma
creato a tavolino, a volte privi dell'empatia adatta a saper
trasmettere emozioni, l'autrice tratteggia personaggi dai caratteri
forti, decisi, che pagano forse, nelle proprie gesta, la brevità
voluta dal racconto e che troverebbero maggior respiro in un romanzo
che possa fornir loro lo spazio adeguato di cui necessitano e che, a
mio avviso, meriterebbero. Sperando davvero che questo racconto sia
soltanto l'inizio per un'intensa carriera letteraria e narrativa,
date le qualità di cui fa sfoggio Emanuela Locori, edita da Delos
(tanto per non dimenticare che è stata scelta, selezionata e
voluta...) consiglio vivamente la lettura del suo Tramonto a Thera,
racconto dal profumo intensamente romantico e travolgente, condito,
inoltre, da alcune note erotiche che, a dir la verità, non guastano
e fanno ben sperare.
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