Daphne, vestita del suo abito nero,
simile a una calla rivolta verso il basso, incede nella sala del
ristorante in cui è stata invitata dal nuovo collaboratore della sua
società. Un collaboratore estremamente importante, facoltoso,
famoso. Andrea De Michelis, dallo sguardo verde acqua e fisico
prestante. Quasi un dio sceso in terra che l'attende, accanto al
tavolo prenotato, una strana luce negli occhi, un sorriso sornione e
malizioso a increspargli le labbra... E una donna bruttissima
avvinghiata al collo, quasi fosse una scimmia in bilico su un ramo
dall'equilibrio precario. La classe di Daphne quasi inciampa, alla
visione grottesca che le si palesa davanti, mentre una rabbia sorda
per essere stata ingannata si insinua, come una lingua di fuoco,
nelle vene arse dalla presenza scomoda di una rivale. Ma la donna
koala non è una rivale. No. Andrea, abile stratega, già avvinto
all'estrema bellezza della dama attesa, presenta il ciondolo umano
quale sua sorella. Sorella devota, cara, amorevole. Sorella dai modi
euforici e contagiosi. Annabella. E Daphne respira, rinfrancata,
pronta per cedere alle lusinghe di un corteggiamento neanche troppo
sopito. Cede, respira... E capisce ben presto come Annabella sia ben
lontana dall'essere la fragile donna appena conosciuta. E la sua vita
diverrà un incubo costellato da articoli menzogneri redatti in
giornali di gossip, intolleranze alimentari dovute a quasi certi
avvelenamenti e bugie atte a destabilizzarla socialmente e
moralmente. Corinne Savarese presenta, in questo modo, ciò che ho
considerato, fin dalle prime pagine, il fondamentale italiano che
risponde all'egemonia della Kinsella nel panorama del Chick Lit. Una
rivelazione al suo esordio. Lo stile ironico, privo di volgarità,
corredato da una schiettezza disarmante fanno di “Cara cognata ti
odio” la premessa a ciò che l'Italia è in grado di sfornare se
messa alla prova. Mai noioso, dal ritmo incalzante, brioso ed
estremamente gustoso, il romanzo della Savarese vive di vita propria.
Quasi come a voler mostrare uno specchio di acqua tersa e
cristallina, Corinne riflette l'immagine di un mondo estremamente
divertente, proprio della commedia inglese, dai tratti ironici ben
delineati, mai sguaiati o forzati, capaci di mostrare in maniera
intelligente come si possa essere in grado di scrivere bene in modo
semplice e non per forza ricercatamente astruso. Dotata di un talento
proprio a pochissimi scrittori presenti nel panorama contemporaneo,
Corinne Savarese fa ridere di gusto nel tratteggiare il personaggio
della scaltra Annabella, sorella di quello che il genere romance
vorrebbe tra i protagonisti, ma che, al contrario, diventa quasi un
carattere secondario; al limite della psicopatia, preda di
un'insicurezza personale tale da spingerla a gesti di estrema
cattiveria pur di detenere un potere emotivo che giudica e reputa suo
di diritto, Annabella distruggerà tutti i progetti di Daphne,
sistematicamente e senza alcun ripensamento, in maniera talmente
intelligente da renderla quasi un mito agli occhi del lettore. Il
modo in cui ama visceralmente il suo adorato “ex futuro marito
Steve”, altrimenti noto con mille e più nomignoli fantasiosi,
ognuno più spassoso dell'altro, è talmente assurdo da sembrare
quasi possibile, in una realtà odierna in cui tutto è spinto
all'estremo e all'eccesso, in cui la fragilità umana viene
mascherata in modo tale da non essere rivelata per timore di non
essere all'altezza del contesto sociale in cui si gravita.
L'abitudine in cui cade nell'essere coccolata e vezzeggiata, in
maniera totalmente sbagliata, dai propri familiari, rimanda alla
costante modalità che molti genitori hanno di trattare i propri
figli nella speranza di far bene senza rendersi conto di rovinare
ulteriormente la situazione già di per sé precaria. Quante volte si
è criticato un bambino evidentemente viziato? E quante volte si è
condannato il comportamento troppo permissivo del genitore, colpevole
di non saper giudicare in maniera obiettiva l'operato della prole
perché accecato da particolari futili, ma non per questo meno
importanti, a discapito di altri più pressanti e importanti? Molte
volte. Eppure non si ha mai il coraggio di esternare la propria
perplessità, fornendo un consiglio utile al fine di porre rimedio a
una situazione chiaramente disastrosa. In “Cara cognata ti odio”
Corinne svela proprio l'importanza di saper intervenire e
consigliare, anche a discapito della propria felicità, a volte,
nella ferma convinzione di fare del bene, in nome del perdono,
dell'accondiscendenza atta ad aiutare e non a privare, e in nome di
un voler mostrare cosa sia giusto fare e dire in momenti in cui ogni
cosa sembra concertare per l'esatto contrario. A volte bisogna saper
accettare le critiche, le avversità, le delusioni e le proprie
fragilità, non affibbiando necessariamente colpe inesistenti a chi
non ha responsabilità di sorta. Aldilà della chiave intimistica,
chiaramente palesata a chi vuole leggere tra le righe, Corinne riesce
a mettere in scena una commedia estremamente divertente, che non vive
assolutamente della componente romance, seppur presente e
coinvolgente, quanto del lato umoristico ed estremamente ironico che
rende ogni dialogo e battuta un espediente per migrare verso mondi
lontani dalla realtà opprimente che crisi e problemi comportano. Una
lunga parentesi di buon umore, atto ad alleggerire l'anima e il
cuore, in stile anche cartoonesco, per alcuni versi, che ben si sposa
con la storia narrata, mai banale o priva di abbrivio necessario in
un genere simile. Brava e sagace anche nel finale a sorpresa, uno dei
pochi che ultimamente è riuscito a entusiasmarmi tanto da ripensarci
col sorriso sulle labbra, Corinne ha dimostrato, al suo esordio,
quanto il talento sappia manifestarsi senza bisogno degli espedienti
fantasiosi a cui molti scrittori mediocri sono costretti a ricorrere
pur di sgomitare qualche posto in avanti. “Cara cognata ti odio”
mi ha riportata ai primissimi episodi di I love shopping, facendomi
ricordare quanto lo stile brioso e spontaneo di tale saga mi avesse
avvinto. Rimanendo in attesa dei prossimi episodi, che so per certo
in procinto di giungere fino a noi, non posso che fare i complimenti
a questa bravissima autrice, stupendomi di come un'esordiente riesca
a essere migliore di tanti emergenti o affermati autori
contemporanei, chiedendomi quando finalmente sarà notata da una
grande casa editrice disposta a scommettere su una bravura e un
talento certi. Non a caso il romanzo in questione è rimasto al primo
posto in classifica su Amazon per molto tempo e continua a gravitare
intorno alle prime posizioni...
Non posso che commentare con un Grazie infinito di cuore, di fronte a una recensione che mi ha profondamente commossa. Francesca, hai saputo cogliere il messaggio nel cuore del romanzo che, purtroppo, ad alcuni è rimasto celato. Per non parlare dell'ironia, superiore perfino al romanzo stesso, con cui l'hai riassunto. Grazie ancora dal più profondo e complimenti per la tua meravigliosa recensione.
RispondiEliminaSoprattutto grazie per averlo letto. <3
Non ho mai postato commenti sul libro di mia moglie, per non sembrare il classico marito "grupie". Ma finalmente leggo di qualcuno che ha capito l'anima del libro, ovvero la filosofia del "perdono". Che rende ricco chi perdona e leggero il perdonato. Ho la fortuna di sapere come rinascerà Annabella da questo perdono e di come Daphne dovrà usarlo di nuovo e in maniera ancor più incisiva. Grazie mille e complimenti !
RispondiEliminaNon sai come, Pietro, mi rende felice sapere di essere riuscita a "centrare" l'anima del romanzo di Corinne. Il mio scopo, in fondo, è proprio quello di vedere aldilà della storia letta superficialmente. Pertanto ti dico che io, di mio, sono curiosissima di sapere come si evolverà il personaggio di Annabella, che io trovo davvero stupendo e ricco di spunti interessanti! Grazie a te per il commento e... beh, mi tengo i complimenti :D
RispondiElimina<3 <3 <3
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