sabato 8 marzo 2014

La festa della donna? No, proclamazione dei suoi diritti!

La confusione sulle origini della ricorrenza e l'ufficializzazione dell'ONU[modifica | modifica sorgente]

La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l'isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l'8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York[9], facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l'incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini[10], in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica[11]). Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857[12], mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti avvenuti a Chicago, a Boston o a New York.
Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.[7][13][14][15]
Con la risoluzione 3010 (XXVII) del 18 dicembre 1972[16], ricordando i 25 anni trascorsi dalla prima sessione della Commissione sulla condizione delle Donne (svolta a Lake Success, nella Contea di Nassau, tra il 10 ed il 24 febbraio 1947), l'ONU proclamò il 1975 "Anno Internazionale delle Donne". Questo venne seguito, il 15 dicembre 1975, dalla proclamazione del "Decennio delle Nazioni Unite per le donne: equità, sviluppo e pace" ("United Nations Decade for Women: Equality, Development and Peace", 1976-1985), tramite la risoluzione 3520 (XXX)[17]. Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 [18] l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale" ("United Nations Day for Women's Rights and International Peace") e di comunicare la decisione presa al Segretario generale. Adottando questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. L'8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, divenne la data ufficiale di molte nazioni.  Cit. Wikipedia

Ora, a fronte di tutto ciò, non riesco a comprendere l'avversione morale che si legge nella rete riguardo l'8 marzo. Si giudica l'operato di talune donne che, approfittando di tale data, si riuniscono per festeggiare, andare nei locali, guardare anche streap di ballerini. Perché? Non solo vengono additate come mignotte, ma vengono anche fatte oggetto di ulteriori discriminazioni, come se quelle quotidiane non bastassero. A cercar bene nelle menti, nessuna sa bene quale sia l'origine di tale avvenimento, credendo fermamente che sia un'istituzione nata così, tanto per foprnire alla donna un motivo in più per rendersi ridicola. LA DONNA NON E' RIDICOLA, E questo andrebbe detto non solo a tanti uomini, ma anche a tante donne, artefici primarie di tantissime discriminazioni volte a sbeffeggiare persone dello stesso sesso. Nonostante le parole, l'indignazione, la sofferenza che si prova alla vista di una donna resa vittima di violenza, si è comunque sempre pronti a giudicare secondo canoni imposti dalla morale. Perché la realtà è che la donna vive una costante condizione di inferiorità e sudditanza verso tutto il mondo, anche se si proclama fiera, anche se è certa di essere una "donna di mondo". Lo provano i compromessi, le accettazioni di buon grado, tutte le parole di scherno che si accettano da altri, la gogna mediatiche di molte. Fin quando non si capirà e comprenderà che l'uomo e la donna sono EFFETTIVAMENTE persone simili, con differenti modi di pensare, non si cesserà mai di vedere la violenza perpetrata. Purtroppo molti non sanno che la violenza può essere non solo fisica, ma anche psicologica. Il condizionamento, l'annullamento, il silenzio, il costante accettare di venir meno i propri diritti, la propria libertà di pensiero, l'unico giorno in cui si festeggia la femminilità. Perché boicottare l'unico avvenimento nell'anno atto a esaltare la fifura femminile? Per ricordare tutte le donne fatte vittime di abuso? Non si rende loro giustizia in questo modo, perché è un ulteriore maniera di sotterrare la cosa, di seppellire un diritto inalienabile e troppe volte calpestato. Si deve fare in modo di gridare, in questo e in tutti gli altri giorni, il proprio bisogno di affermazione, senza farsi guerre inutili e sterili una contro l'altra per falso moralismo. Se un uomo va in un locale a vedere streap va tutto bene, se a farlo è una donna si grida alla mignotta. NON E' COSì! Svegliatevi donne, scendete in strada e gridate la vostra frustrazione, difendendo ora e sempre i diritti che ci riguardano, non additando chi ha deciso di festeggiare questo o un altro giorno in maniera differente dalla vostra. Festeggiare è un diritto, divertirsi anche, soprattutto per chi non ne ha avuta la possibilità, soprattutto per chi non ha ancora la possibilità di farlo. C'è bisogno di aiutare le donne in difficoltà, ma non nascondendosi, ma portando alla luce la nostra femminilità non avendo paura di essere giudicate. Per finire segnalo il numero antiviolenze, QUALSIASI TIPO DI VIOLENZA, che è il 1522 
E se volete festeggiare, fatelo!

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