La contessina Maria Frangini si
appresta a scendere la grande scalinata della villa a Palmanova,
cittadina friulana di proprietà dei nobili genitori. È contenta,
felice, radiosa, nel suo ampio e stupendo vestito. Sa che in fondo
alla scalinata, ad attenderla, vi è il suo promesso sposo, di cui
conosce solo il nome, ma non l'aspetto. Rinaldo. Eppure è ignara che
due occhi, neri come l'inferno, la stanno scrutando, valutandone
l'acerba bellezza, scorgendone l'effettiva pericolosità dei
conturbanti lineamenti, seppur giovani. È ignara, inoltre, dello
scoppio violento di una guerra, la Grande guerra, che la strapperà
alla sua vita, ai suoi affetti, alle sue convinzioni. E, cosa ancora
più impensata e ardita, a Dio, essere supremo che muove le fila di
un destino crudele per molti. Sarà proprio la guerra a gettarla nel
freddo svizzero, poi in quello russo, forzatamente costretta alla
vicinanza e conoscenza di uno stupratore, che stupratore non è e che
forse è l'amore, la passione mai conosciuta e solo agognata, solo
pensata e intuita, disattesa durante una festa in abiti
settecenteschi, ultimo vago ricordo di una felicità effimera e
dimenticata.
Nuovo romanzo per Barbara Risoli, nuovo
successo per una penna colta, fine, dai tratti delicati e non privi
di acume. La Stella d'Oro narra un amore in boccio durante uno dei
periodi più brutti dell'umanità, durante una delle rivoluzioni più
intense e vissute dal mondo intero. La rivoluzione russa, l'ascesa di
Stalin, la caduta dello Zar e l'annientamento, in suolo bolscevico,
dello sfarzo e del potere nobile. Ma prima di questo vi è la Grande
Guerra, il conflitto mondiale che ha gettato l'Europa in un baratro
di morte e distruzione, giungendo ai margini di un abisso che, forse,
si raggiungerà pochi anni più tardi. In tutto questo fragili vite
vengono a collimare, unendosi, intersecando respiri e sangue, alla
ricerca di un'affannata, quanto impensata, rivalsa sul fato avverso,
su un Dio inesistente o crudele, sull'ineluttabilità degli eventi,
per i quali nulla è scontato e deciso a priori. Le vite di Maria e
Fajzra vengono a contatto per caso, in uno scenario apocalittico come
lo è stato il periodo del primo novecento, in una cella buia e
angusta della piccola cittadina friulana; brevi parole, pochi sguardi
fugaci al chiarore di una candela e i loro mondi, costellati di
dolori fino a quel momento devastanti, si confondono. Si uniranno, i
due, in una corsa verso una finta libertà, alla ricerca di un amore
impossibile e inatteso. Pur desiderando la pace, tanto promulgata da Lenin, personaggio emblematico che nel romanzo emerge quasi come un
carattere ideato dalla Risoli, tanto è immerso nella narrazione, i
due si scontreranno contro l'ottusità dello sfarzo contrapposto alla
miseria; verranno a contatto con la povertà di alcuni, improbabile
arma sguainata per promulgare l'importanza di ideologie ferree ma
disorganizzate e prive di basi per attecchire in un paese dilaniato
dall'esautorarsi della possibilità di vita. Maria, da una parte,
contessina avvezza al proprio rango, costretta al discernimento e al
dolore, convinta nell'ingiustizia ricevuta dal suo Dio tanto venerato
e, successivamente, odiato a tal punto da sposare una causa non sua.
Dall'altra Fajzra, principe siberiano, spia bolscevica, convinto
sostenitore e finanziatore di ideali che scoprirà, poi, propri di un
mondo nettamente differente dal suo, profondamente calato in una
parte che non gli apparterrà fino in fondo, non nel momento in cui
la vita lo renderà partecipe della felicità ancora possibile e
prossima alla fine. Questo romanzo è una fucina di storia, emozioni,
idee, dubbi esistenziali, fedeltà cieche in personalità, dopotutto,
false e ipocrite, come spesso avviene nella storia. La Stella d'Oro
getta luce sull'animo umano, facendo emergere quanto l'ottusità
dell'esaltazione possa compromettere una mente altrimenti lucida. Ma
non solo. Un Dio crudele, forse davvero inesistente, forse
semplicemente sordo alle richieste disperate dell'uomo privo di
potere, che diventa la meta di un odio impossibile, inutile e cieco,
quello di Maria, disposta a dimenticare addirittura le sue origini
pur di stanarlo e sconfiggerlo. Ma si può sconfiggere Dio? Chi ne
avrebbe giovamento? Possibile che un dolore riesca in una cecità
tale? Ma vi è anche l'ateismo, la pura credenza nel fato, nel
destino, nelle proprie possibilità che, se utilizzate nel migliore
dei modi, riescono a creare la vita così per come la si è
desiderata e immaginata. Nella Stella d'Oro, infatti, ci troviamo di
fronte al grande scontro secolare della fede, della devozione
assoluta contrapposta alla dura realtà che tutto mette in ginocchio,
che tutto distrugge e crea. Ma vi sono anche le emozioni, gli amori,
i tradimenti propri di ogni epoca, di ogni vita, di ogni coppia. Ogni
personaggio reca un difetto, un pregio, una sfaccettatura dell'animo
umano probabile, reale. Vi è poi lo stile inconfondibile della
Risoli, il suo creare donne forti, coraggiose, possibili esseri
indipendenti che, nonostante le possibilità, agognano a essere
protette, amate, allontanate dai dolori e dai pericoli incombenti.
Così come vi è la presenza di donne fragili, schiave degli eventi,
meschine e povere vittime di angherie e soprusi propri di un rango
inferiore, ignorante. Ma vi sono anche gli uomini decisamente belli,
rudi, forti dall'animo incorruttibile e quasi perfetto, contrapposti
ai vili, abietti, deboli e mediocri. Vi è il voluto accostamento
della nobiltà alla povertà, quasi a inneggiare a una sorte di
connubio tra le due fazioni, possibile e perpetrabile, necessario,
forse, per una società retta ed equilibrata. Come nell'Onda
scarlatta, nell'Errore di Cronos e nel suo sequel, La grazia del
fato, lo stile inconfondibile dell'autrice catapulta il lettore nel
vivo del contesto narrato, facendolo palpitare a ogni passo, a ogni
sguardo, a ogni singulto, le bombe a deflagrare vicine, il freddo a
penetrare le ossa, il dubbio a insinuarsi nelle membra. La qualità
massima dell'autrice, infatti, è quella di trasmettere, saperlo fare
emozionando e, nel contempo, facendo riflettere insegnando come i
menestrelli riuscivano tramite i loro canti. La Stella d'Oro vuole
essere, e ci riesce, una supernova capace di incendiare, far luce e
rimanere nelle menti. Presente nel concorso, ormai alle sue ultime
battute finali, indetto da 20lines, il cui premio finale è la
pubblicazione con Rizzoli, La Stella d'Oro merita e deve essere
letto, votato, commentato, amato. E, ancora una volta, mi chiedo come
mai un'autrice di talento simile non sia ancora presente nel piccolo
e ristretto mondo degli autori conosciuti. Meriterebbe molto più e,
leggendone, capireste e capirete il perché. PER ACQUISTARLO:
PER VOTARLO, INVECE, COSA CONSIGLIATISSIMA, DOVETE ANDARE QUI:
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