Ermione si sta recando, insieme a Eden
e al suo ragazzo, al festival che vedrà coinvolti parecchi autori
del genere erotico contemporaneo. Bisessuale, neanche troppo
velatamente, La ragazza è profondamente scossa da emozioni
contrastanti, ma terribilmente potenti, in grado di farla vacillare
davanti al fascino di una bella donna in contrapposizione con colui
che ha scelto come suo compagno attuale. Nonostante questo non presti
la minima attenzione verso il mondo che la circonda, che la attrae e
che, forse, la rende più forte e viva di ciò che, in realtà, è.
Ovvero Claudia. Claudia avvinta dal sentimento che apparentemente la
lega al ragazzo. Claudia incline al fascino di Eden, co-autrice del
manoscritto a cui recentemente hanno dato vita insieme. Claudia alla
continua ricerca di qualcuna che possa, in qualche modo, colpirla e
affascinarla più dei suoi compagni, quasi vivesse in una continua e
costante ricerca del proprio essere nel fascino delle altre donne. Ed
è proprio così che si imbatte in Artemide, donna gotica, barocca,
dalla bellezza eterea e senza tempo, dal linguaggio desueto ma, per
questo, profondamente accattivante. Artemide, donna dalle forme
conturbanti, decisamente marcate e ostentate, dalla mascolinità
latente nel carattere ma non nei tratti, sapientemente smussati,
tranne le labbra, dal chirurgo. Perché Artemide, in realtà, era un
uomo. Nato come tale, come spesso accade, solo esteriormente,
costretto a vivere una pubertà non sua, priva della femminilità a
cui agogna per natura psicologica contraria alla genetica. Le due si
conosceranno, annusando l'una la vita dell'altra, come felini sinuosi
stretti in una danza suadente e conturbante. E tutto ciò avverrà
durante ciò che viene denominato “Il festival degli atti impuri”
che di impuro, in fondo, non ha nulla se non il contrasto con la
morale sociale che vorrebbe ogni donna e ogni uomo profondamente
calato nella recitazione della propria parte. Ed è proprio questo
ciò che si evince dal racconto di Artemide, ovvero l'ostinazione, in
molti, di recitare una parte non rispondente la realtà. L'autrice,
forte della sua personale esperienza, indaga il mondo fin troppo
celato delle persone considerate “diverse” e per questo additate,
sovente, perché non rispondenti ai classici canoni di bellezza e
portamento propri di una società permeata di regole antiche, ma non
troppo, soprattutto bigotte. La realtà, ed è quella che traspare
nel finale in maggior misura, è che l'istinto umano gioca un ruolo
ben più forte delle imposizioni date dai potenti, solitamente
clericali, che vorrebbero come status sociale “normale” una donna
e un uomo in casa propria, atti a non ostentare le proprie passioni e
i propri ardori. Ma cosa c'è di male, in fondo, ad esternare il
proprio modo di essere? Di cosa si ha, realmente, paura? Timore di
essere giudicati, di essere additati, non compresi, emarginati. In
favore di una normalità che solo raramente rispecchia ciò che
davvero una persona prova e desidera. “Il festival degli atti
impuri” è un inno al lasciarsi andare, a vivere il proprio modo di
essere, con i propri dubbi e le proprie paure, senza remore
nell'essere giudicati per qualcosa che in fondo provano un poco tutti
e tutte. Se superficialmente il racconto narra solamente di
ostentazione della propria natura trasgressiva, nel profonda tenta di
spingere ogni essere umano a comportarsi come meglio crede, pur nel
rispetto del pensiero altrui, vivendo nel pieno delle proprie facoltà
ciò che realmente è in grado di donare benessere e godimento, veri
e quasi unici piaceri terreni. Il linguaggio forbito, proprio del
personaggio di Artemide, cede il passo, talvolta, a terminologie più
grette, necessarie, però, e volte a sottolineare atti e pensieri
difficile da esprimere e trasmettere in caso contrario. Profondamente
colpita da un universo che non conoscevo nel profondo, che lascia
adito a pensieri e riflessioni ai quali nessuno è spinto mai, se non
per pura necessità, sono davvero soddisfatta di aver letto qualcosa
di nuovo, magistralmente narrato, pregno di una grazia quasi
insospettabile, persino dal titolo. Giunta alla fine della lettura è
rimasta, aleatoria, la domanda di quanto ci sia di biografico nel
testo e quanto, invece, lasciato alla fantasia che rispecchia,
comunque, alcune sfaccettature del pensiero umano reali e probabili.
I vari punti di vista, durante la narrazione, si susseguono
permettendo al lettore di essere nello stesso posto, nello stesso
momento, ma in più coscienze nel contempo, per dar modo, in ogni
caso, di comprendere sensazioni e pensieri discordanti. Discordanti
tuttavia facenti tutti capo a un'unica grande verità: la realtà non
è quasi mai come la si interpreta mediante le parole, bensì come la
si percepisce tramite gesti, linguaggi non verbali, sguardi
catturati, non soggetti a nessuna morale sociale perché proprio
della psiche umana più profonda. Volete compiere un viaggio,
oltrepassando le barriere imposte che obbligano il mondo a sottostare
a determinati canoni stilistici e di vita? Volete conoscere un
universo parallelo, molto più reale di ciò che i mass media tentano
disperatamente di trasmettere come unica meta per un'esistenza giusta
e corretta? Bene, Artemide e il suo “Festival degli atti impuri”
è proprio ciò che fa per voi! Rinnovando i miei complimenti
all'autrice per l'estrema cura nel trattare argomenti non semplici
con estrema naturalezza, lascio di seguito il link all'acquisto, as
usual
http://www.amazon.it/Il-festival-degli-atti-impuri-ebook/dp/B00HLTGOOE/ref=pd_ecc_rvi_3
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