giovedì 6 marzo 2014

Viola come un livido di Marco Peluso


Viola come un livido

Viola come un livido è la pelle di Alessandra. Viola come un livido è l'anima di Marco. Viola come un livido è l'impatto di due vite disagiate in un mondo normale, in continuo ed eterno movimento. Un livido ha, però, diverse sfumature, comprese in gradazioni sgradevoli, sovente, proprio a sottolineare il trauma da cui è derivato. Giallo ocra, come il colore dell'urina a bagnare le tavolette di quei bagni pubblici lordi di sozzura e squallore. Blu, come un'anima pestata da traumi infantili, dall'alcool, dal bisogno represso di un affetto mai concesso. Rosso, come una passione a stento contenuta, troppo potente affinché chi ne sia pervaso possa resistervi a lungo. Verde, come le distese sconfinate nelle quali ci si vorrebbe perdere dopo aver trovato e provato le brutture di una vita grama, costellata da insuccessi o semplicemente dovuta all'ineluttabilità di esser cresciuto in una città o in un contesto differente da quello che sarebbe stato congeniale alla propria genialità. Dal linguaggio tutt'altro che semplice, ostico e per alcuni versi veramente troppo pesante, Viola come un livido narra una breve parentesi della vita di due ragazzi fondamentalmente soli, conosciutisi in una chat, più timidi e introversi di quanto vorrebbero dare a vedere nonostante frequentatori di siti al limite del pornografico. Se da una parte vi è Marco, ragazzo allampanato, alcolizzato, affetto da frequenti malesseri, dovuti proprio alla sua forte fragilità psico emotiva, dall'altra vi è Violasan, o Alessandra, ragazza di una bellezza quasi eterea, dall'animo di difficile interpretazione, scossa da tristezze nascoste e sopite, che cerca nel sesso un modo per conoscere sé stessa e gli altri. Forse. Non c'è nulla di certo, nei caratteri descritti dall'autore, se non il forte senso di inadeguatezza che scuote le anime torbide dei suoi protagonisti. Come detto, il linguaggio appare troppo sovente molto pesante e, seppur rendendo perfettamente l'idea di totale e permeante tragicità, rende difficoltosa una lettura scorrevole. L'utilizzo reiterato di determinati termini non sempre ciò che il lettore vorrebbe trovarsi a leggere, forse perché immerso, in determinati momenti, in un aura di forte romanticismo. Si denota una sorta di freno, come se si avesse paura di provare determinati sentimenti e di esporsi al mondo per ciò che realmente si è e non per ciò che si vuole apparire. Solitamente la scurrilità, così intesa nell'accezione comune, denota una forte insicurezza e fragilità, una sorta di impossibilità cronica a mettere a parte il prossimo del proprio animo, forse per paura di non essere compresi, probabilmente per timore di venir giudicati. Un romanzo indubbiamente di spessore, forte e crudo, una storia d'amore, come giustamente evidenzia l'autore Marco Peluso, atipica. Non molto, comunque. La realtà del contesto sociale, purtroppo, è ben descritta e ravvisabile in molti luoghi d'Italia. Parliamoci chiaro, quella raccontata da Peluso non è il giusto e normale corse di come un amore dovrebbe sbocciare ed evolversi, non tanto peer il sentimento, che è inteso come mezzo di salvezza reciproca, quanto per la condizione sociale nella quale i personaggi stessi vengono a trovarsi. Alessandra e Marco devono fare i conti con i propri demoni e pochi giorni insieme offrono ossigeno, ma non salvezza. Indipendentemente dal linguaggio e dall'indubbio stile talentuoso di cui si rende protagonista Peluso, quasi si soffre per i personaggi da lui narrati, perché coscienti di una loro ineluttabilità futura. Triste, reale, forse troppo forte per molti stomaci deboli e avvezzi a letture più auliche, Viola come un livido è consigliato a chiunque voglia saggiare uno squarcio di realtà vissuta, reale, ma difficile da digerire. Di seguito il link, as usual... Ah, e ricordo che il romanzo in questione concorre per il contest “Eroxé, miglior romanzo erotico” indetto da Damster edizioni”. È possibile votare, quindi, tale romanzo presso il sito di seguito!   

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