lunedì 3 febbraio 2014

Voglio fare l'ingegnere nucleare, guarda un po'!


Complice la totale mancanza, ieri, di programmi o film interessanti, ho incastrato i pochi neuroni rimasti liberi dalla gravidanza nella visione di Lucignolo 2,0. Tolta l'ignoranza allucinante che impera, inesorabile, e tolti i commenti degni di bimbi di dodici anni (per i quali ho pregato i santi affinché mio figlio fosse evoluto, durante la sua crescita) ho capito una cosa importante. Durante la messa in onda del servizio sulle “malate di fama” una tizia dalle tette molleggianti ha dichiarato di voler scrivere un libro erotico, dopo la realizzazione del suo primo calendario, perché sprovvista della necessaria esperienza in altri campi. Complice anche la domanda che due giorni fa mi era stata posta “ma se uno non conosce bene la grammatica italiana, può comunque scrivere un libro? Tanto qualcuno che lo corregge c'è, no?” ho capito che la situazione letteraria italiana è grave. Perché la concezione dello scrittore è talmente astratta che è paragonabile al mestiere della telefonista hot. Non hai esperienza, non hai le conoscenze adatte, ma ti han detto che puoi farlo, quindi alza la cornetta e smignotteggia a gogò. Da dove proviene la convinzione di poter scrivere un libro senza il necessario studio, senza il talento, la lettura, la conoscenza? Ultimamente si assiste alla pubblicazione selvaggia di libri e racconti, di saggi, di poesie... Ma chi scrive è effettivamente in grado di faro? Prima le case editrici a pagamento, poi il print on demand... Chiunque, oramai, può realizzare il proprio “libro” senza una reale bravura nel farlo. È un po' come se, da domani, chiunque possa professarsi architetto e disegnare il progetto di un grattacelo. “Sono capace di disegnare, posso realizzare ciò che voglio, i sogni son desideri bla bla bla... Quindi a che mi serve studiare la matematica e roba simile, se basta solo disegnare un tronco di cemento con quattro finestre sopra?” Il mondo crollerebbe in un momento, un po' come sta effettivamente accadendo in questi giorni a seguito della pioggia incessante (grazie comuni che avete investito i fondi stanziati nella ristrutturazione delle nostre strade invece di mangiarveli tutti, a proposito!) Mi chiedo, allora, come mai io non posso improvvisarmi architetto ma tutti possono improvvisarsi scrittori? E la stessa cosa vale, ultimamente, per i cuochi, per i pasticceri, per i presentatori (cioè... un pugile che presenta mistero è da applauso!) per i politici... Tutti possono fare tutto perché... perché si. Non esiste più lo studio, la ricerca della qualità. Nulla. Esiste solo la ricerca di cosa è in grado di far guadagnare qualcosa, non importa bene cosa. Io non sono laureata, ma mi sono fatta un mazzo tanto per studiare per conto mio. Non ho frequentato l'università, ma ho letto tutto e continuo a farlo, studiato manuali di grammatica in modo da poter evolvere la passione in mestiere... Questo non significa che io sia una scrittrice, ma neanche che non mi stia impegnando nel diventarlo (nel diventarlo, non nello scriverlo sulla carta d'identità per vezzo). E permettete se avverto un pizzicore, dove non batte solitamente il sole, nell'ascoltare tizie che sono indecise tra il fare la velina o la scrittrice, o leggere tizi che scrivono “capolavori” senza né capo né coda... E permettete che io sia indispettita se leggo gente veramente cazzuta, costretta ad auto pubblicarsi per affermare il proprio talento, e gente pagata profumatamente per scrivere due stronzate in croce, sconclusionate, prive di logica o dinamica e ricche di errori. Della serie: hai serie difficoltà nel valutare di utilizzare una virgola o un punto, figurarsi un punto e virgola... E, nel constatare, una volta in più, che ho scelto il percorso più sputtanato al mondo, dopo la prostituzione, ascolto ancora, in lontananza, la domanda che mi rimarrà attaccata all'anima e che un giorno tramanderò ai miei figli “Ma se uno non conosce bene la grammatica italiana, può comunque scrivere un libro, no?”

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