Il
riflesso del male
Non
fu in grado di trattenere le lacrime.
“Dai,
me lo avevi promesso! Vedi che non ci si può fidare di te? Sei di un
confortante...”
“Su,
non ti arrabbiare.” Tosca cominciò a respirare affannosamente,
portando una mano allo stomaco, nel tentativo di calmare le sue risa.
“Non è colpa mia se... Se il parrucchiere ha deciso di farti
diventare come la protagonista di Apocalypto!”
“Ancora?
La fai finita?” Ma il sorriso si stava già facendo largo,
sgomitando, tra le labbra di Rosaria. Era impossibile non
abbandonarsi all'ilarità, quando c'era Tosca nei paraggi...
E
ora eccola lì, con un'accettata fra capo e collo, ad attendere una
mano dal cielo. “Voglio morire... Guarda cosa mi ha combinato quel
deficiente... Adesso mi dici come vado in giro? Mi dovrei tagliare la
testa!”
“Beh,
il parrucchiere ti ha dato una bella mano...” Tosca riprese a
ridere sommessamente, tra i borbottii indignati di Rosaria, mentre
una debole pioggia prese a cadere sulla strada deserta. “Ecco, ci
mancava solo l' ACQUA... Così, con i CAPELLI ricci che ho, sai che
bel porcospino divento? Fortuna che non c'è nessuno in giro...
Anzi... Ma oggi c'è qualche sciopero?”
Tosca
si fermò un momento, smettendo di ridere, e si guardò attorno,
prendendo con i suoi OCCHI azzurri tutto l'isolato. “Che io sappia
no, ma è strano, effettivamente, questo “assenteismo”... Non
saprei cosa dirti. Una cosa è certa. Se ci si avvicina qualcuno, con
quel casco di banane che hai in testa, scappa a gambe levate! Mamma
mia, Rosaria, che ti ha combinato... Dovresti fargli causa!”
Lo
sguardo, quasi schifato, della sua amica le fece montare una rabbia
quasi indomabile. “LA VUOI FAR FINITA? SCHERZARE VA BENE, MA COSI'
È TROPPO! TI RENDI CONTO CHE CI DEVO ANDARE IN GIRO IO CON QUESTO
COSO IN TESTA? CHE CAZZO CONTINUI A PRENDERE IN GIRO?”
“Ehy,
datti una calmata... Anche perché, così, non è che migliori la
situazione... Guarda che i cappelli fanno miracoli...” Il sorriso a
trentadue denti, Tosca era incorreggibile. Impossibile portarle
rancore per più di due minuti. “Vaffanculo, vai... “Ricresceranno,
Rosaria. Non fartene un problema, sul serio. Non ti stanno tanto
male. Tutto sta nel farci l'abitudine...”
Giunsero
davanti il portone di casa di Tosca in silenzio e, prese le chiavi,
salirono le scale. “Ti faccio compagnia... Ma solo finché non
arriva Luigi. Se non torno a casa per tempo, mi tocca uccidere mia
madre. Lo sai com'è fatta. Puntualità sopra ogni cosa... Prima però
uccido te...”
“Si,
lo so... Però lo sai che non sopporto di stare in casa da sola...
Accenditi il televisore, vado un momento in bagno. Ah... Mi so
difendere bene, io! ”
Rosaria
si adagiò sul divano, sprofondando nei cuscini morbidi e caldi, e
prese a fare zapping tra un canale e l'altro. Le sei del pomeriggio e
come al solito, nulla di interessante... Sbuffò e, afferrato il
pacchetto di sigarette, ne accese una meccanicamente, per semplice
noia. Chiuse gli occhi e, senza rendersene conto, si addormentò.
Plink.
Plink.
Plink.
Aprì
gli occhi. Era in piedi, vicino al divano, la sigaretta spenta.
Titubante, aggrottò la fronte. Un vuoto di memoria... Che strana
sensazione...
Le
gocce provenivano dal bagno. Stranamente le distingueva nitidamente,
nonostante fuori stesse diluviando.
Seguì
il rumore, appoggiando le mani tremanti lungo il muro candido. Si
voltò, avanzando verso il bagno, e si accorse della lunga scia di
sangue sull'intonaco. Il cuore perse un colpo, ma il terrore non
arrivò, come aveva immaginato. Si sorprese tranquilla. Continuò a
camminare, ora sicura, e aprì la porta del bagno semichiusa. La
vide. Il sangue sgocciolava copioso dagli occhi di Tosca, distesa
nella vasca asciutta. Occhi... Non li aveva più. Rosaria la fissò,
avvertendo l'acido salirle in gola, ma non gridò. Se lo aspettava.
Perché? “Ma che cazz...” Portò una mano alla fronte e tastò
una ruga. A quel punto la paura si fece largo. Una ruga... Come era
possibile? A vent'anni, una ruga? Il cuore batteva furiosamente nel
petto. Sembrava volesse esplodere. Si catapultò sul lavandino,
cercando lo specchio, dai bordi gialli, dell'amica. Si vide riflessa
e fu lì che l'urlo nacque potente e imponente. Un grido
agghiacciante, che percorse in poco tempo l'intero palazzo, infranse
i vetri del salotto. Cos'era diventata? I denti affilati, gli occhi
infossati e rossi, il volto completamente deturpato... Cos'era quel
mostro? Si voltò, guardando i lineamenti dolci di Tosca, e una
rabbia cieca la pervase. Non poteva essere bella, lei che era morta.
Cosa se ne faceva della bellezza, una persona che era capace
solamente di prendere in giro gli altri? Lei sarebbe dovuta essere
bella... Lei, e nessun'altra! Contemplò le proprie mani, intrise del
sangue della ragazza, e notò gli artigli. Sorrise, perversa. Bene...
I capelli non sarebbero più ricresciuti, perché si sarebbe uccisa
prima, ma quella stronza avrebbe avuto un funerale ancor peggiore.
Sarebbe diventata una senza – volto...
Si
gettò sul corpo esanime di Tosca, squartando, con tutta la forza
sovrannaturale di cui era capace, e ne dilaniò i tratti distintivi.
Strappava, mordeva, gridava e rideva... Rideva di gusto come mai
aveva fatto... Una volta terminato avvertì la calma riprendere il
proprio posto nel suo corpo. Ansimava ancora, ma sempre più
lentamente. Si voltò verso lo specchio, pronta a gridare. Vide la
sua immagine e delle lacrime le rigarono le guance... Rosaria la
contemplava dal vetro, sorridente e giovane... e comprese... Chiuse
gli occhi e consentì la trasformazione.
Si
chiuse la porta dietro le spalle, toccandosi i capelli corti con le
dita, sorridendo, dopotutto. Ci stava già facendo l'abitudine...
Il
suo doppio sarebbe riemerso un giorno, forse... O forse no...
Astri di paura, 2009
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