mercoledì 8 gennaio 2014

Perché piace l'horror?


Come già accennato nei giorni scorsi, in concomitanza con l'avvento del nuovo anno, il 2013 per me è stato pessimo. Perché pessimo? Mi sono sposata, sono rimasta incinta, a lavoro ho avuto le mie soddisfazioni, nonostante a mio personale giudizio mi sia guadagnata tutto, e ho ricominciato a scrivere seriamente, terminando un romanzo e vedendo la riedizione del mio primo lavoro. Il 2013 è stata una totale ecatombe. Sono venute a mancare molte persone, tra familiari e amici, e non credo ci sia evento più irreparabile della morte. Molti mi chiedono cosa ci trovi nello scrivere horror, perché mi entusiasmi così tanto vedere o leggere di un vampiro (e non parlo dei vampiri swarosky alla Twilight) o di una persona indemoniata. Beh, a mio avviso il genere horror è una manifestazione dei propri sentimenti, né più né meno del genere rosa, fantastico, giallo ecc. Si evade dalla realtà, si dà spazio alla fantasia, attingendo a leggende più o meno note, succhiando voraci storie di epoche passate che avevano la decenza di tentare di dare un significato alle brutture della vita. Mi spiegate cosa di reale c'è nella morte di una persona sola, che non è riuscita a costruirsi una famiglia sua, che ha dedicato la propria esistenza ai suoi familiari e che si è spenta, inaspettatamente, nel suo letto accanto alla madre molto più anziana di lei? Nessuno può darsi una spiegazione, i preti dicono semplicemente che”Se una regola c'è, non la chiedere a me” parafrasando Nek. Insomma, almeno l'horror mostra il lato oscuro della vita dichiarando apertamente che è fantasia, che la realtà sarà sempre peggio. Un film, un libro, puoi rivederli in continuazione, una persona cara passata “a miglior vita” non la rivedrai più. Chi ha dato ha dato? Così sembra. La verità è che la morte segna il vivo, colui che rimane in terra con mille interrogativi, mille rimpianti. Non ci sarà mai una soddisfazione in ciò che si è detto e in ciò che si è dimostrato verso la persona che ci ha lasciati. Il sentore che ho è che “a chi tocca non se ingrugna” come si dice a Roma, ovvero che a chi capita di morire è inutile che si disperi o arrabbi perché tanto non ha soluzioni di sorta per risolvere la situazione. Allora ben venga un racconto horror, dove è possibile far ricadere la “colpa” di una malattia, di una morte improvvisa, di una mutilazione a un essere non umano, a una creatura del male. Se non esistesse l'horror bisognerebbe interrogarsi seriamente sulla giustizia divina, e non tutti hanno voglia di scavare in fondo a questo aspetto del trascendente. Comunque, come accennato, ho perduto molte persone care, tra cui mio nonno. Non starò qui a elencare i suoi pregi e i suoi difetti, per quanto avessi voluto non si conosce bene una persona e il suo passato, specialmente se ci si fa assorbire dalla vita di ogni giorno. Quanti possono dire di conoscere la vita passata dei propri nonni? Quanti hanno avuto la possibilità di conoscere aneddoti? Io qualcuno l'ho ascoltato di prima mano da lui, qualcosa so dai racconti di mia nonna che è venuta a mancare qualche anno prima, qualcosa da mia madre, ma... N on si conosce mai bene una persona nella misura adatta a descriverne i pregi e difetti. Ho voluto, però, cercare di immaginare quali fossero gli ultimi pensieri che lo hanno accompagnato prima di lasciare questa vita, ormai priva di ogni stimolo. Mi piace pensare si sia riunito a mia nonna, unico grande amore della sua vita. Vi lascio un racconto, postato su 20lines della Fabbri, affinché ognuno di voi possa riflettere su ciò che comporta l'essere anziani, deboli e non più autosufficienti. I ricordi avvolgeranno in pieno le nostre menti, impedendoci di continuare a scrutare il mondo reale? Ah, beh, io vorrei giocare a carte tutto il giorno, come la nonna di mio marito, concedermi un bel bicchiere di vino rosso a ogni pasto e ballare finché mi reggeranno le gambe!

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