lunedì 13 gennaio 2014

Un racconto sull'Anticristo, tanto per proseguire in bellezza la giornata

Oggi voglio farvi leggere il racconto con il quale ho partecipato al concorso “Anticristo” indetto dal sito horror DarkVeins. Grazie ad esso ho trovato persone veramente splendide, quindi sponsorizzare il loro spazio, per me è un piacere. Oltretutto spero vi piaccia il mio racconto, che comunque era arrivato tra i cinque racconti finalisti (fino a che c'è stato un rimontaggio di altri facendomi scalare di una postazione) ma è andata benissimo ugualmente. A me il racconto piace, non perché sia mio, ma perché... Beh, è venuto bene. In più chi mi conosce sa perfettamente che non sono io a decidere le varie storie che racconto, quando scrivo, ma loro a voler essere narrate.



Nel sorriso del Signore (racconto in 600 parole)


Brasile, 25/10/1905 ore 19,00

Il corpo della bambinetta di cinque anni giaceva, come una di quelle bambole di pezza che solo i figli delle famiglie facoltose dell'epoca possedevano, riverso supino sul selciato. Per rapprendersi il sangue avrebbe impiegato ore; era troppo e usciva direttamente dall'incavo delle gambette livide, scendendo lungo le caviglie.
L'uomo si guardava intorno, in ginocchio li accanto, in preda al terrore. C'era metà paese a fissarlo, e volevano il suo sangue. Lo avrebbero aperto come un maiale, lo vedeva nelle loro orbite cieche di rabbia. Forse era anche la veste clericale a istigare il loro rancore. Si guardò le dita, intrise di innocenza, i pantaloni ancora slacciati e il membro floscio e sporco di terra alla mercé degli sguardi morbosi del pubblico. Non sarebbe uscito vivo da quella situazione. Deglutì, cercando la saliva, ormai arsa dall'ansia pulsante. “Voi... Voi non capite. Non capite. Era cattiva, questa che voi credete fosse una bambina, voi...” cercò di affermare l'uomo, il dito indice tremante puntato verso il fagotto in terra, gli occhi annacquati di lacrime rafferme. “L'anticristo, è l'anticristo, era... Io dovevo salvare la sua anima, io dovevo... Perché mi ha tentato, perché lei era troppo... Poi è passato in me...” Ma era tardi, i primi della fila già si erano sporti, il coltello tra le mani e la bava grondante agli angoli delle labbra dischiuse. “Voi dovete... I vostri figli... I vostri figli qui non sono al... Il demonio, si è il demonio a guidare le loro menti, loro devono...” Ma non terminò, il capo improvvisamente rivolto a terra, la polvere alta sulla sua testa, mentre i piedi e le mani della folla, armi forti, lo calpestavano, lo percuotevano; il corpo della bimbetta, nella foga, non venne rimosso e rimase muta testimone della furia, vittima degli stessi calci che percuotevano l'uomo e che calpestarono anche le sue fragili dita, spezzando le ossicine deboli e friabili. Come se la polvere avesse dato vita a una sorta di macabra magia, la folla si diradò, lasciando l'uomo a terra, evirato, il pene floscio tra le labbra a dimostrare che il perdono non sarebbe mai arrivato, negando un'indulgenza impossibile da accordare. La bimbetta, gli occhi ancora aperti e la boccuccia deformata in un ghigno di dolore, fissava esanime la terra e il sangue che attorniavano il suo corpo.


Vaticano 25/10/1944 ore 19,00


Il Cristo era lì, immobile nella sua posa crocifissa, inchiodato al muro bianco della camera, a contemplare il tempo che trascorreva, insensibile alle emozioni del mondo. Il camerlengo passò lì davanti, nel pieno della sua giornata lavorativa, senza prestargli attenzione alcuna e uscì dalla stanza del Papa. Una radio, in lontananza, venne accesa, la voce di un telecronista prese a narrare notizie estere, notizie di cronaca, brutte e cattive nuove da luoghi lontani. Le menti ascoltarono, ignare. Commenti di sgomento per l'ennesimo scandalo cristiano si levarono nelle stanze attigue, mentre i dettagli venivano eviscerati dal giornalista in un vomitevole monologo privo di sentimento alcuno. Scene di orrore vennero evocate dalla fantasia e lampi di colori accesi balenarono nelle coscienze.
Fu in quel momento che accadde, che il Cristo prese vita. Fu allora che le sue labbra si schiusero in un sorriso rosso di pittura, scoprendo denti mai creati dalle mani dell'artista, e le sopracciglia si incresparono in un espressione di puro e insensato godimento. Fu allora che il demonio ebbe il suo momento di ilarità, nella casa del Signore, nella casa del bene...
Nella Sua casa il demonio sorrise, soddisfatto, e rimase in attesa, paziente, che suo figlio tornasse in camera per conversare delle ultime notizie dal mondo.






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