Oggi voglio farvi leggere il racconto
con il quale ho partecipato al concorso “Anticristo” indetto dal
sito horror DarkVeins. Grazie ad esso ho trovato persone veramente
splendide, quindi sponsorizzare il loro spazio, per me è un piacere.
Oltretutto spero vi piaccia il mio racconto, che comunque era
arrivato tra i cinque racconti finalisti (fino a che c'è stato un
rimontaggio di altri facendomi scalare di una postazione) ma è
andata benissimo ugualmente. A me il racconto piace, non perché sia
mio, ma perché... Beh, è venuto bene. In più chi mi conosce sa
perfettamente che non sono io a decidere le varie storie che
racconto, quando scrivo, ma loro a voler essere narrate.
Nel sorriso del Signore (racconto in
600 parole)
Brasile,
25/10/1905 ore 19,00
Il
corpo della bambinetta di cinque anni giaceva, come una di quelle
bambole di pezza che solo i figli delle famiglie facoltose dell'epoca
possedevano, riverso supino sul selciato. Per rapprendersi il sangue
avrebbe impiegato ore; era troppo e usciva direttamente dall'incavo
delle gambette livide, scendendo lungo le caviglie.
L'uomo
si guardava intorno, in ginocchio li accanto, in preda al terrore.
C'era metà paese a fissarlo, e volevano il suo sangue. Lo avrebbero
aperto come un maiale, lo vedeva nelle loro orbite cieche di rabbia.
Forse era anche la veste clericale a istigare il loro rancore. Si
guardò le dita, intrise di innocenza, i pantaloni ancora slacciati e
il membro floscio e sporco di terra alla mercé degli sguardi morbosi
del pubblico. Non sarebbe uscito vivo da quella situazione. Deglutì,
cercando la saliva, ormai arsa dall'ansia pulsante. “Voi... Voi non
capite. Non capite. Era cattiva, questa che voi credete fosse una
bambina, voi...” cercò di affermare l'uomo, il dito indice
tremante puntato verso il fagotto in terra, gli occhi annacquati di
lacrime rafferme. “L'anticristo, è l'anticristo, era... Io dovevo
salvare la sua anima, io dovevo... Perché mi ha tentato, perché lei
era troppo... Poi è passato in me...” Ma era tardi, i primi della
fila già si erano sporti, il coltello tra le mani e la bava
grondante agli angoli delle labbra dischiuse. “Voi dovete... I
vostri figli... I vostri figli qui non sono al... Il demonio, si è
il demonio a guidare le loro menti, loro devono...” Ma non terminò,
il capo improvvisamente rivolto a terra, la polvere alta sulla sua
testa, mentre i piedi e le mani della folla, armi forti, lo
calpestavano, lo percuotevano; il corpo della bimbetta, nella foga,
non venne rimosso e rimase muta testimone della furia, vittima degli
stessi calci che percuotevano l'uomo e che calpestarono anche le sue
fragili dita, spezzando le ossicine deboli e friabili. Come se la
polvere avesse dato vita a una sorta di macabra magia, la folla si
diradò, lasciando l'uomo a terra, evirato, il pene floscio tra le
labbra a dimostrare che il perdono non sarebbe mai arrivato, negando
un'indulgenza impossibile da accordare. La bimbetta, gli occhi ancora
aperti e la boccuccia deformata in un ghigno di dolore, fissava
esanime la terra e il sangue che attorniavano il suo corpo.
Vaticano
25/10/1944 ore 19,00
Il
Cristo era lì, immobile nella sua posa crocifissa, inchiodato al
muro bianco della camera, a contemplare il tempo che trascorreva,
insensibile alle emozioni del mondo. Il camerlengo passò lì
davanti, nel pieno della sua giornata lavorativa, senza prestargli
attenzione alcuna e uscì dalla stanza del Papa. Una radio, in
lontananza, venne accesa, la voce di un telecronista prese a narrare
notizie estere, notizie di cronaca, brutte e cattive nuove da luoghi
lontani. Le menti ascoltarono, ignare. Commenti di sgomento per
l'ennesimo scandalo cristiano si levarono nelle stanze attigue,
mentre i dettagli venivano eviscerati dal giornalista in un
vomitevole monologo privo di sentimento alcuno. Scene di orrore
vennero evocate dalla fantasia e lampi di colori accesi balenarono
nelle coscienze.
Fu
in quel momento che accadde, che il Cristo prese vita. Fu allora che
le sue labbra si schiusero in un sorriso rosso di pittura, scoprendo
denti mai creati dalle mani dell'artista, e le sopracciglia si
incresparono in un espressione di puro e insensato godimento. Fu
allora che il demonio ebbe il suo momento di ilarità, nella casa del
Signore, nella casa del bene...
Nella
Sua casa il demonio sorrise, soddisfatto, e rimase in attesa,
paziente, che suo figlio tornasse in camera per conversare delle
ultime notizie dal mondo.
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