Un ferroviere anarchico, un commissario
che sembra l'emblema della giustizia, e un Italia alle porte di una
guerra civile già annunciata. Chi era Pinelli? Chi era il
commissario Calabresi? E Valpreda? Io non lo sapevo, non prima di
aver visto il film “Romanzo di una strage”. Mastrandrea come
commissario, Favina nei panni dell'anarchico, Tirabassi alle prese
con un personaggio squallido come il dottor Allegra, responsabile
dell'ufficio della questura. Sembra allucinante che io confessi la
mia totale ignoranza in materia, ma è così. E come me, sono
convinta che moltissime persone ignorino quali orribili avvenimenti
si succedettero nel periodo che vide il forte contrasto tra anarchia
e stato. Stato... Si parla spesso del caso Moro, delle Brigate Rosse,
molto blandamente della strage di Piazza Fontana (forse i milanesi
sono più ferrati in materia, ne sono certa) e poi della guerra di
mafia e così via... Ma dei gruppi anarchici che, probabilmente,
furono “messi in mezzo” per favorire l'accelerazione a un colpo
di Stato voluto anche da note fazioni politiche, del
suicidio/omicidio di un ferroviere trattenuto illegalmente in una
questura, costretto a un interrogatorio lungo tre giorni, a stomaco
vuoto e senza riposo; e ancora della diffamazione di un commissario
di città, buttato in pasto ai gruppi carichi di sete di vendetta per
la morte inspiegabile del loro compagno... Chi ne parla? Praticamente
nessuno. Nelle scuole il programma di storia, solitamente, si fermava
alla fine della seconda guerra mondiale. Ora, addirittura, alle
elementari già è tanto se il programma prevede la storia
dell'impero romano d'occidente in quinta! Quella, per lo Stato, è
ancora considerata storia contemporanea. Ma ce ne sarebbero di cose
da far studiare agli studenti... A partire da tutta la storia della
prima e della seconda Repubblica.
Mi sento, quindi, di consigliare la
visione di questo film come una prima infarinatura, per chi non
conosce questi eventi, e come memoria per chi, invece, quegli episodi
li ha studiati o vissuti. Quando si studiano determinati argomenti,
come normale dovrebbe essere, rimane sempre un senso di ingiustizia,
tristezza e mancanza della verità. Anche cercando su internet, tra i
vari documenti e testimonianze, non si riesce a giungere a una
conclusione dell'intera vicenda svoltasi tra Roma, Napoli e Treviso.
Gli anni bui italiani? Troppi ce ne sono stati.... e troppi ancora ce
ne saranno, solo che non si saprà se non tra qualche anno. A
differenza di allora, adesso i personaggi influenti, addetti alla
salvaguardia del potere, hanno talmente tanti mezzi da non doversi
più preoccupare di nulla, quindi non devono uccidere per creare
terrore. Credo che gli ultimi morti ammazzati siano stati Biagi e
D'Antona. Ora si può, semplicemente allontanare e diffamare una
persona nel pieno svolgimento del proprio “sporco” lavoro.
Ultimamente hanno indagato persino Ultimo, figurarsi... Tutti sanno,
ma tutti fanno finta di non sapere. Non è un discorso che riguarda
solo l'Italia, è ovvio, ma è inquietante valutare che, per un paese
così piccolo, ci siano stati, e ci siano ancora, tanti complotti...
Sarà per deformazione familiare, ma per quanto mi dispiaccia per il
povero ferroviere Pinelli, voglio ricordare quel commissario che,
purtroppo, è caduto vittima, probabilmente, dei giochi di potere di
altri. Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato? Può
darsi, anzi sicuramente. Moro sapeva, Moro è morto. Tutti sapevano,
tutti hanno taciuto e continuano a rimanere in silenzio. E a tenere
il futuro popolo italiano nell'ignoranza della propria storia.
Medaglia d'oro al merito civile a Luigi
Calabresi
«Fatto
oggetto di ignobile campagna denigratoria, mentre si recava sul posto
di lavoro, veniva barbaramente trucidato con colpi d’arma da fuoco
esplosigli contro in un vile e proditorio attentato. Mirabile esempio
di elette virtù civiche ed alto senso del dovere.
Milano,
17 maggio 1972
Nessun commento:
Posta un commento