mercoledì 17 dicembre 2014

Lo strappo di Paola Renelli


Lo strappo
Quando per Julie è diventato stantio il rapporto con Philippe? In quale momento ha ascoltato la nota stonata suonare in maniera discordante nella melodia del suo amore? Eppure gli anni accanto all'uomo non sono stati pochi, corsi come acqua sotto i ponti, fluttuanti e sinuosi come possono esserli quelli contraddistinti dalla serenità e pacatezza di una sicurezza donata e mai, forse, guadagnata. Concedere il proprio corpo ad Alex è per la donna, quindi, un atto di passione o di anarchia verso quello che vede come un debole riflesso della vita che vorrebbe condurre? La passione, la voluttuosa concretezza di un amplesso senza freni nella libertà della trasgressione divengono presto cardini necessari sui quali si impernia la vita stessa di Julie. Ogni suo pensiero, ogni suo più recondito desiderio recante un singolo movimento è legato indissolubile all'uomo che di lei non si cura se non durante i loro attimi di irrefrenabile godimento. Alex è divenuto il mondo di Julie, nonostante Philippe, nonostante l'amore.
Paola Renelli arriva con Lo strappo, forte della sua duttilità scrittoria, e lo fa in maniera diretta, impattante, priva di infiorettature vane e inutili. Approfittando forse della levatura professionale, la Renelli si concede di parlare in maniera forte, come la sua storia richiede, sicura di non venir giudicata ma criticamente ascoltata, lanciando al lettore la palla per una valutazione obiettiva e oggettiva del suo strappo. Uno strappo dell'anima, prima ancora dell'amore, prima ancora di un bene materiale che rappresenta solo menzogna. E non menzogna nei confronti di un uomo amorevole e ricco di affetto, ma verso sé e la propria coscienza. Il dualismo di cui è vittima Julie, divisa tra l'amore per Philippe e quello morboso per Alex, non è altro che uno scisma del suo io interiore, giunto all'obbligo di una decisione che forse non è pronto a prendere. Chiamata a maturare, a fare il passo di doversi assumere la responsabilità di un sentimento promulgato per anni, Julie chiede di più, come se la vita le stesse fuggendo dalle mani, come se, timorosa di non avere altre occasioni dopo la discesa nella gabbia che è il matrimonio, o la vita stessa, cercasse di divincolarsi da legacci invisibili che rifiuta e cerca, nel contempo, nella bocca di Alex. E allora riscopre la sua natura, che è un po' quella di qualsiasi donna, il suo istinto primordiale di essere posseduta con rudezza da un uomo che non la stima, ma che la tratta solo come oggetto sessuale. Si sente desiderata, ma il suo gioco non è galvanizzante e appagante, e forse per questo ne diventa schiava e vittima. Alex rappresenta l'adolescenza, forse, e il tempo della scoperta di un corpo per tanto ignorato, con i propri bisogni e che scalpita per essere ascoltato. Ecco, credo che il problema di un tradimento nasca proprio dal mancato dialogo e al di là di dissertazioni filosofiche facili, si evince nello strappo una richiesta di comprensione, prima ancora di mera ricerca del piacere. La Renelli non è il D'Annunzio, è cosciente, mentre scrive di Julie, del fatto che Philippe è l'uomo giusto, ma non perché sicuro del suo amore o perché buono, ma perché parte integrante di lei. Più volte la protagonista si stupisce dell'empatia col proprio uomo, e trema davanti alla chiara minaccia di perderlo. Perderebbe sé stessa, non solo il futuro e l'amore vero. Eppure, se solo Alex desse prova di amarla, non ci penserebbe due volte a lasciare tutto ed evadere. Forse. Una sorta di sliding dors, questo strappo, in cui una semplice scelta può pregiudicare il continuo di una vita. L'egoismo non è proprio egoismo, nonostante Julie non esca bene dalla sua storia, nonostante il suo sia un personaggio non propriamente positivo o simpatico. Facile giudicarla, ma obiettivamente vive ciò che tutti, prima o poi, pensano e sentono. L'erba del vicino è sempre più verde, si dice, e Julie desidera mangiarne restando al sicuro nel suo recinto. Come tutti. Il finale del romanzo, in fondo, è esplicativo e rappresenta la scelta, il sacrificio e la piena coscienza delle conseguenze. La Renelli non risparmia parole, gesti, riuscendo a omettere pur mostrando chiaramente. Scritto in maniera incalzante, ogni parola ha una valenza, ogni frase concorre al raggiungimento del finale. Nulla è superfluo, nulla può essere saltato a piè pari e qualsiasi flash back è troppo importante per essere ignorato. Soprattutto, la storia di Julie insegna, rimane nell'anima e lascia quel senso di incompiuto, irrisolto, che volente o nolente qualsiasi persona sente come un sapore amaro in bocca ripensando al passato. Quel “e se...” risuona nella mente, echeggia come un coro angelico, facendo venir voglia di tornare indietro, assaporare un momento passato che non tornerà più. E allora Alex diventa la fugacità della vita, il porto di trasgressione da cui evadere e in cui rifugiarsi quando la vita diventa difficile, quando si desidera tornare bambini e demandare le responsabilità dell'età ai più grandi. La Renelli si dimostra maestra, grande scrittrice, forte e in grado di insegnare perché cosciente. Lo Strappo è assolutamente da leggere. E non lasciatevi impressionare da parole forti che in fondo non sconvolgono, ma rappresentano forme e desideri reconditi o mostrati di chiunque. Nonostante la reticenza nell'ammetterlo.

3 commenti:

  1. Sono assolutamente senza parole. La tua recensione è una lunga cavalcata che lascia senza fiato, appassionata quanto Lo strappo, intensa e "vissuta". Grazie, Federica.
    Semplicemente commossa.

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  2. UHHHHH sono stra contentissima ti sia piaciuta, Paola! Sei assolutamente fantastica tu!

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  3. Bellissima recensione che invoglia a leggere il libro. Messo in lista (anche se la lista come sai è lunga!)

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